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La stampa svizzera guarda con scetticismo all’accordo Grecia-UE

Keystone

Lo spettro di una crisi maggiore in seno all’Unione europea sembra per ora scongiurato. La Grecia resta nella zona euro e beneficerà di un nuovo piano di aiuti, in cambio di "riforme draconiane". Per la stampa svizzera, l’accordo è però lungi dal risolvere tutti i problemi del paese ellenico e della stessa Unione.

 “L’accordo firmato all’unanimità dagli Stati membri della zona euro ha tutto il sapore di un ultimatum alla Grecia” scrive il quotidiano romando Le Temps. Atene potrà certo beneficiare di un terzo pacchetto di aiuti, del valore stimato di 82-86 miliardi di euro, ma prima dovrà rispettare tutte le condizioni imposte dai suoi creditori: aumento dell’IVA, riforme delle pensioni e della giustizia, privatizzazioni, freno all’indebitamento, …

Gli impegni presi da Tsipras dovranno essere tradotti in legge nel più breve lasso tempo possibile, ricorda il foglio ginevrino, altrimenti “lo spettro di un Grexit tornerà d’attualità con maggior vigore”. 

Il compromesso raggiunto, dopo 17 ore di drammatico negoziato, è prima di tutto un compromesso del passato tra due concezioni dell’Europa e della moneta unica, scrive ancora Le Temps. Da un lato vi è la Germania, con la sua visione di una disciplina budgetaria, e dall’altro la Francia che difende una più grande flessibilità nell’applicazione di un piano di riforme strutturali e vuole ancora credere a una uscita dalla crisi attraverso il rilancio della crescita. “Berlino e Parigi sono arrivati a un’intesa attraverso il mantenimento di Atene nell’euro e questo non era certo scontato”.


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Una buona soluzione?

Se per ora un’uscita della Grecia dalla zona euro sembra essere scongiurata, l’Aargauer Zeitung si chiede se sia effettivamente una buona soluzione. “I greci sapranno far fronte al debito? La coalizione greca non rischia di spezzarsi e ricominciare tutto da capo? Tutto ciò è lungi dall’essere chiaro”.

Una cosa è invece lampante, secondo il quotidiano. Angela Merkel porta a casa un pacchetto di riforme praticamente analogo a quello che il popolo greco ha rifiutato appena una settimana fa. “Oggi è la Merkel ad aver vinto”. Anche Tsipras però è riuscito a fare il meglio che poteva nella peggior situazione possibile. “Non ha vinto la partita, ma non è nemmeno uscito perdente. Per lo meno ha guadagnato tempo”.

La Grecia, secondo La Tribune de Genève, rappresenta però soltanto il pretesto per una battaglia ben più grande. “La possibilità della Grecia di restare nell’euro (“Grexin”) è da ricercare negli interessi – e i timori – contraddittori dei suoi partner. Per alcuni, come la Germania, un “Grexit” significherebbe un fallimento della costruzione europea di cui non vogliono assumersi la responsabilità. Per altri, l’Italia e la Francia, in particolare, questo stesso “Grexit” potrebbe indicare che è arrivato il loro turno di passare sotto la lente dei revisori dei conti a Bruxelles. Con conseguenze molto più drammatiche che l’uscita dal club del piccolo paese ellenico”.


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Un’austerità necessaria… 

La stampa svizzero-tedesca saluta unanime il ruolo chiave svolto da Angela Merkel e la necessità di mantenere il pugno fermo contro la Grecia. “La durezza della Germania era necessaria per trovare una soluzione”, scrive Der Bund. “Non si poteva accettare che un piccolo Stato come la Grecia imponesse le sue regole a tutta l’Unione”.

Anche la NZZ difende a spada tratta la posizione della Germania di fronte a chi l’accusa di essere stata “vendicativa e di aver spinto l’Europa verso una scissione attraverso il suo atteggiamento imperialista”. La Germania, sottolinea il quotidiano, non è l’unico paese ad aver difeso la linea dura; anche a nord ed ad est non si era pronti a far sconti alla Grecia.

“Merkel e Schäuble non si atteggiano a predicatori testardi dell’austerità, come vengono spesso ritratti. Nulla dimostra meglio la volontà tedesca di raggiungere un compromesso, che l’accordo scaturito dopo una notte insonne. Contro ogni ragione economica, Berlino ha acconsentito a un nuovo pacchetto di salvataggio per ragioni politiche, ritardando nuovamente l’inevitabile default della Grecia”.

… o una vendetta politica

Non tutti salutano però questo nuovo piano d’austerità, soprattutto a Sud delle Alpi. “L’atteggiamento tedesco è a dir poco politicamente ed economicamente ottuso” e “ha il sapore della vendetta politica”, scrive La Regione Ticino. “Indebitare ulteriormente un paese già allo stremo delle sue forze in cambio di riforme da votare in meno di due giorni pensando di fare il suo bene è illusorio. Il terzo pacchetto di salvataggio – se mai diventerà realtà – non fa che rimandare l’implosione della moneta unica”.

Il mistero, scrive dal canto suo il Corriere del Ticino, è capire cosa abbia spinto Tsipras ad accettare “misure così umilianti e persino una sorta di ipoteca sui beni del paese. Forse, cultore dell’azzardo, pensa di ribaltare il tavolo non appena Atene avrà superato i più immediati problemi di liquidità”. Ma per il foglio ticinese si tratta di “provvedimenti draconiani e difficilmente realizzabili”.

In tre giorni la Grecia farà quello che non ha fatto negli ultimi cinque anni, si chiede il Corriere del Ticino. “Lecito dubitarne.  (…) I dubbi sono tanti. Il debito è insostenibile. Una sua rinegoziazione solo una vaga promessa. A Bruxelles sono costretti a crederci anche per guadagnare tempo. Per nascondere, ancora una volta, la polvere sotto il tappeto delle ipocrisie europee”.

Un futuro incerto

Se la stampa svizzera è unanime nel guardare con scetticismo all’accordo raggiunto, alcuni commentatori puntano chiaramente il dito contro Tsipras e mettono in dubbio la volontà della Grecia di rispettare gli impegni presi. 

Der Bund sottolinea che in sei mesi Tsipras non ha mantenuto alcuna promessa, ma ha sprofondato il popolo nella “miseria”. “Il bilancio è pieno di disillusioni. Durante la campagna elettorale, aveva promesso la fine delle misure di austerità e la rottura con la Troika, l’autorità congiunta dell’Unione europea, la Banca centrale e il Fondo monetario internazionale. Ma non ha rispettato nulla di tutto ciò. (…) Raramente un governo ha creato così tanta miseria in così poco tempo come quello greco. Finalmente Tsipras sembra aver capito che il paese ha bisogno di riforme profonde e di uno smantellamento dell’apparato statale. Se sopravvivrà a questo cambiamento politico è una questione aperta”.

Atene “troverà probabilmente nuove scuse e manovre per posticipare il piano di salvataggio”, scrive dal canto suo la Neue Zürcher Zeitung. “Nessuno si aspetta che implementerà le richieste dei creditori”.

Per il Tages Anzeiger, l’accordo raggiunto è in fondo uno strumento per guadagnare tempo “in vista di un’uscita, più ordinata, della Grecia dalla zona euro”.

La prossima scadenza è fissata a mercoledì 15 luglio, domani, quando Tsipras sopporrà una prima serie di misure economiche al parlamento. “Allora si saprà se è ancora l’uomo della situazione”, conclude dal canto suo Le Temps.

Ma se l’approvazione del pacchetto di misure non è scontata ad Atene, un rifiuto è possibile anche in otto parlamenti europei che dovranno validare l’accordo. Tra questi figurano anche la Germania, la Finlandia e la Slovacchia, che negli ultimi mesi si sono dimostrati poco inclini ad aiutare nuovamente la Grecia.

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