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Un corno delle Alpi suona contro la chiusura di un’ambasciata

Controllo di identità: Werner Rüesch fermato dai poliziotti sulla Piazza federale. swissinfo.ch

Visto l'insuccesso delle recenti manifestazioni contro la chiusura dell'ambasciata in Guatemala, prevista per la metà del 2013, lo svizzero dell'estero Werner Rüesch ha cercato di sensibilizzare il mondo politico con un gesto simbolico, davanti al Palazzo federale a Berna.

Un corno delle Alpi, uno striscione e un uomo in piedi davanti alla sede di governo e parlamento. È Werner Rüesch, cittadino svizzero residente da 41 anni in Guatemala. «Alzare la voce è l’unico strumento che ci rimane», si legge sul suo cartello. La musica non parla da sola. Per questo Werner Rüesch ha scritto il suo messaggio nero su bianco, in modo che possa arrivare al mondo politico.

Nonostante la buona volontà, Werner Rüesch non ha suonato a lungo. Ci hanno pensato due  giovani poliziotti a fermarlo. Gli agenti hanno spiegato allo sconcertato cittadino che durante le sessioni parlamentari non si accettano manifestazioni non autorizzate davanti al Palazzo federale. «Anche quando si tratta di una protesta pacifica», hanno sottolineato gli agenti.

Il diritto è diritto. Da solo con il suo corno delle Alpi, Werner Rüesch non chiedeva soldi ai passanti come fanno solitamente gli artisti di strada. Fin qui  tutto secondo le norme. Tuttavia, il suo messaggio politico scritto su un cartello è contro il regolamento, gli hanno ricordato gli agenti. Werner Rüesch si è così visto obbligato a consegnare i suoi documenti alla polizia e a spostarsi dalla Piazza per continuare a suonare. Senza però mostrare lo striscione.

Anche le ONG alzano la voce

Werner Rüesch è cosciente che in un periodo di vacche magre il Consiglio federale (governo) è chiamato a stringere la cintura. «Non siamo però d’accordo che l’ambasciata in Guatemala venga chiusa», dichiara a swissinfo.ch. «Le autorità avrebbero potuto ridurre i servizi consolari e limitare il personale». In questo modo «si sarebbe potuto continuare a sostenere» gli oltre duemila cittadini svizzeri residenti in Guatemala, Salvador e Honduras, e difendere «in modo efficiente gli interessi della Svizzera in Guatemala».

Dal 2003 la Svizzera gestisce un programma di promozione della pace centrato sull’elaborazione del passato, sul consolidamento dello stato di diritto e sulla lotta all’impunità, allo scopo di attuare gli accordi di pace firmati nel 1996 tra governo e guerriglia.

Stando all’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sul traffico di droga, il triangolo formato da Guatemala, Honduras e Salvador, assieme alla Giamaica, sono i paesi con il tasso di violenza più alto al mondo.

Vista la situazione critica nella quale si trova la regione centroamericana, anche le ONG svizzere hanno chiesto al Consiglio federale di tornare sulla sua decisione. Nel mese di agosto, 15 organizzazioni hanno così inviato una lettera di protesta al ministro degli esteri elvetico Didier Burkhalter, ricordando il ruolo importante svolto dall’ambasciata negli ultimi decenni nella promozione della pace e nel sostenere il lavoro quotidiano delle ONG.

La Svizzera ha riconosciuto il Guatemala sin dalla sua fondazione nel 1839. Il primo consolato è stato aperto a Città del Guatemala nel 1891.

Nel 1962 è stata inaugurata l’ambasciata, responsabile anche per l’Honduras e il Salvador. Una seconda rappresentanza diplomatica è attiva dal 1957 a San José, in Costa Rica.

L’America centrale è una regione prioritaria della cooperazione svizzera allo sviluppo. Le attività si concentrano prevalentemente in Nicaragua e in Honduras.

Alla fine del 2011 in Guatemala risiedevano 1’133 cittadini svizzeri, 516 in Salvador e 257 in Honduras.

(Traduzione dal tedesco, Stefania Summermatter)

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