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Cosa danno al cinema stasera?

A me gli occhi! Proiezione di Avatar in un cinema ginevrino RDB

Nonostante la concorrenza di DVD, film scaricati dalla rete e televisione "à la carte", la gente non smette di andare al cinema. Nel 2010, oltre 15 milioni di persone hanno acquistato un biglietto in Svizzera. E in futuro?

15’126’425 ingressi: questo il risultato complessivo conseguito dai cinema svizzeri nel 2010. Anche se in numero leggermente minore rispetto all’anno precedente (-3.5%), gli spettatori continuano dunque a frequentare le sale nella Confederazione.

Guardando oltre i confini nazionali, si nota che Francia, Italia, Inghilterra e Irlanda hanno potuto festeggiare un 2010 cinematografico assai positivo: nella Penisola sono per esempio stati venduti l’11% in più di biglietti, mentre la Francia ha addirittura registrato l’annata di maggior successo dal 1967 (206 milioni di entrate), quando però Internet non esisteva e la concorrenza era minore.

Una passione che resiste

Ma perché ci si reca ancora al cinema, quando il medesimo film può essere visto poco tempo dopo l’uscita nelle sale direttamente a casa propria, pagando un prezzo inferiore?

Secondo René Gerber di Pro Cinema, l’associazione svizzera per il cinema, «questo resta un luogo d’incontro in cui si riuniscono le persone che condividono la medesima passione. Si tratta di un’esperienza che ritengo ancora unica, e fortunatamente sono in molti a pensarla così».

Andrea Incerti, responsabile del cinema-teatro Cittadella di Lugano e presidente dell’Associazione cinematografi della Svizzera italiana, si dice dal canto suo contento ma sorpreso: «Onestamente mi pongo la stessa domanda. Talvolta persino io – che amo il cinema e il contatto con le persone – esito prima di uscire di casa e ritrovarmi nel traffico per recarmi a vedere una pellicola che potrei gustare un paio di mesi dopo sul mio divano».

«Forse la gente – non solo gli appassionati – continua ad apprezzare il cinema perché esso costituisce comunque un’ottima occasione per fare qualcosa di diverso. In fondo tante persone guardano le partite di Champions League anche se non scende in campo la propria squadra preferita», aggiunge.

A proposito di esperienze diverse: a Ginevra è stato inaugurato a metà dicembre 2010 un cinema “di lusso” della catena Astor, già presente a Berlino. Pagando 38 franchi, è possibile godersi il film in una comoda poltrona, con servizio al posto, cocktail di benvenuto, caviale e champagne. Un esperimento che pare funzionare: gli 82 posti della sala erano per esempio sempre esauriti nella settimana di proiezione di The king’s speech.

Grandi e piccoli

A differenza degli altri paesi europei, la “geografia cinematografica” della Confederazione è comunque particolare: «Su 558 cinema, ben 217 dispongono di un’unica sala. Questa situazione non esiste altrove nel continente, o perlomeno non in questa entità», spiega René Gerber.

«Ciò si spiega con il fatto che negli anni Novanta – diversamente da quanto accaduto in Austria, Germania, Francia, Italia e Inghilterra – non vi è stato il boom dei cinema multisala, a causa di ostacoli burocratici che rendevano difficile l’accesso al mercato elvetico da parte di aziende straniere».

Tale contesto ha influenzato il panorama attuale: «In Svizzera vi sono due gruppi che insieme controllano circa il 45% dell’intero mercato, ma anche tanti piccoli cinema a gestione famigliare».

Nel 2010 sono state registrati 15’126’425 ingressi (-3.5% rispetto al 2009). Il film più visto è risultato Avatar (827’553 entrate), seguito da Inception (443’531) e Harry Potter: The Deathly Allows. Nella Top 10 figurano 4 film in 3D.

Il thriller svizzero Sennentuntschi (138’632) si è piazzato al 28esimo posto: si tratta dell’unico titolo non statunitense tra i 30 maggiori successi del 2010.

La quota di mercato della cinematografia europea è calata del 6%, scendendo al 22%. Quella statunitense rappresenta il 70%.

I cinema con un numero di sale compreso tra 1 e 7 hanno registrato un calo medio degli ingressi del 7.5%, mentre nei multiplex con 8 o più sale gli spettatori sono aumentati del 4.4%.

Il numero di schermi cinematografici in 3D è passato nel 2010 da 52 a 134.

Per tutte le proiezioni (2D e 3D), il prezzo medio è 15.48 franchi; senza calcolare il 3D, la media è 14.90 franchi.

 

Fonte:Pro Cinema

Le sfide incombono

Ora, però, per i piccoli cinema il futuro non si annuncia facile. «In questo momento si sta effettuando il passaggio alla tecnologia digitale, ciò che comporta delle spese molto importanti, dell’ordine di 80-120’000 franchi per sala. L’investimento rischia di mettere in seria difficoltà molti impianti, a meno che ci sia un intervento d’aiuto pubblico in loro favore. Ciò è auspicabile, anche perché spesso queste strutture sono molto radicate nella comunità», evidenzia René Gerber.

Gli fa eco Andrea Incerti: «Alcuni cinema potrebbero effettivamente dover chiudere bottega. Ciononostante, siamo ottimisti poiché a livello cantonale ci stiamo impegnando per ottenere un sussidio affinché le piccole sale possano installare la nuova tecnologia. Questo permetterebbe loro di continuare a esistere senza il pericolo di restare senza film».

Ovviamente, aggiunge, le sale in questione non intendono né possono fare concorrenza ai grandi cinema multisala. Si tratta piuttosto «di coltivare una nicchia di mercato e favorire la diversità culturale, presentando anche titoli che non trovano spazio altrove e ospitando i cineclub».

Al Cinema Cittadella, per esempio, vengono proiettati film in inglese; inoltre, un giorno alla settimana è possibile vedere – a un prezzo popolare per i ragazzi (30 franchi per 10 entrate) – pellicole destinate al grande pubblico nonché opere meno diffuse.

3D sì, ma di qualità

Secondo René Gerber, il cinema in tre dimensioni sarà importante per il futuro, «a patto però che i realizzatori di film capiscano che si tratta di una tecnologia utile per raccontare in modo più avvincente una storia, non un gadget fine a sé stesso. Servono film come Pina di Wim Wenders, insomma!».

«Dobbiamo tenere presente che un brutto film non diventa magicamente bello grazie al 3D». Senza la qualità, conclude, «il pubblico si stanca in fretta delle mani che escono dallo schermo…».

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