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Il lungo volo di Sergio Magistri

Sergio Magistri nella sua casa di Lugano swissinfo.ch

Quella dello svizzero Sergio Magistri è una vera "success story": l'azienda da lui creata negli Stati Uniti è diventata il leader mondiale nella fabbricazione di scanner per i controlli di sicurezza aeroportuali, prima di essere venduta per oltre un miliardo di franchi a General Electric.

Durante un’intervista nel periodo successivo agli attacchi del 2001 contro le Torri gemelle di New York, a Sergio Magistri fu chiesto se aveva l’impressione di avere vinto alla lotteria. L’ingegnere ticinese rispose: «Sì, ma non sa quanti biglietti abbiamo dovuto acquistare!».

Questa frase riassume bene l’avventura di Sergio Magistri, classe 1953. Un percorso fatto di tenacia e convinzione, che gli hanno consentito di superare i momenti difficili vissuti durante la sua carriera.

Approfittando della sua presenza a Lugano, dove ritorna regolarmente, swissinfo.ch ha intervistato questo svizzero all’estero partito negli anni Ottanta con l’intenzione iniziale di… volare.

swissinfo.ch: Come è cominciata la sua esperienza americana?

Sergio Magistri: Dopo avere studiato elettrotecnica al Politecnico di Zurigo, ho conseguito un dottorato nel settore degli ultrasuoni medici. A quel momento – visto che praticavo molto il deltaplano – ho voluto concedermi una vacanza. Nel 1982 mi sono quindi trasferito in California.

Lì, per prima cosa, ho acquistato un camper. Durante un anno e mezzo ho quindi viaggiato e volato molto, cogliendo l’occasione per migliorare l’inglese. Nel 1984 ho cominciato a lavorare in un’azienda – la Imatron – che si occupava di tomografia a raggi X per applicazioni mediche. Sono rimasto presso questa ditta per circa cinque anni – diventando responsabile di una parte dello sviluppo – prima di dimettermi, continuando comunque a collaborare come consulente.

swissinfo.ch: E in seguito?

S. M.: … e in seguito ho ricevuto la telefonata del CEO di Imatron, che mi segnalava l’esistenza di un gruppo di investitori interessata all’applicazione di alcuni elementi della tecnologia medica al settore della sicurezza aeroportuale. Nel 1990 è quindi nata InVision Technologies, a valle della tragedia del volo 103 della Pan Am a Lockerbie.

Gli elementi che hanno permesso la creazione di InVision sono stati l’esistenza della tecnologia della tomografia a raggi X medica e i provvedimenti legislativi del Congresso americano, in particolare l’Aviation security Act del 1990, coseguenti alla tragedia di Lockerbie. Quest’ultimo stabiliva infatti la necessità di mettere a punto gli strumenti necessari per individuare le bombe e il loro utilizzo in ambito aeroportuale.

swissinfo.ch: In quale modo vi siete sviluppati?

S. M.: Dopo alcuni anni di lavoro, nel 1994 siamo quindi riusciti a certificare questa apparecchiatura. La macchina per la scansione dei bagagli da stiva costa circa un milione di dollari, pesa alcune tonnellate e ha le dimensioni di un furgoncino. Le prime vendite sono avvenute in Europa e in Medio Oriente.

L’azienda è stata quotata in borsa nel 1996: a quel momento avevamo circa 200 impiegati e 20-30 milioni di fatturato. Proprio nel 1996, si è verificato un altro disastro aereo, quello del volo TWA 800 sopra Long Island.

Il governo statunitense ha quindi commissionato 57 macchine. Ciò ha significato dover passare – nel giro di sei mesi – da un ritmo di produzione di un apparecchio al mese alla costruzione di uno alla settimana. Abbiamo dovuto cambiare stabilimento e ingrandire la ditta fino a 300 persone.

swissinfo.ch: In che condizioni era InVision nel 2001?

S. M.: Negli anni precedenti, nonostante le difficoltà – per esempio la diminuzione di ordinazioni da parte del governo statunitense – abbiamo continuato a produrre e sviluppare nuove macchine.

Verso il 2001, avevamo circa 250 apparecchi installati in tutto il mondo, segnatamente in Europa, Asia, Israele e Stati Uniti. Dopo due anni di perdite, stavamo ricominciando ad avere un piccolo margine positivo. Inoltre, presso i clienti il nostro marchio era ben posizionato: avevamo infatti privilegiato lo sviluppo e la qualità invece di cercare unicamente il profitto.

Dopo l’11 settembre abbiamo dovuto aumentare esponenzialmente l’attività: in un anno siamo passati da una macchina alla settimana a sette macchine al giorno per la fine del 2002. A quel momento avevamo 700 dipendenti e circa 420 milioni di fatturato (70 milioni nel 2001). Nel tardo 2003 abbiamo ricevuto l’offerta di acquisto da parte di General Electric, conclusasi con l’annuncio nel mese di marzo del 2004. L’azione di InVision era passata dai 5,75 dollari del 1996 a 50 dollari.

swissinfo.ch: Imprenditori si nasce o si diventa?

S. M.: C’è probabilmente una componente famigliare, infatti già mio padre possedeva una piccola azienda di costruzioni meccaniche. In casa si respirava l’aria del lavoro indipendente. Poi, arrivando in California negli anni Ottanta, sono entrato in contatto con un ambiente molto prolifico, stimolante, propenso al rischio e allo sviluppo tecnologico.

Quello che mi ha inoltre aiutato è avere incontrato le persone giuste e il fatto di essere riuscito a rispettare quasi sempre la mia regola di vita, ovvero alternare circa 4 anni di attività professionale a un anno di vacanza.

Infatti, per sopportare certi ritmi – lavoravo 14-15 ore al giorno, 7 giorni su 7, percorrendo fino a 180’000 miglia aeree all’anno – è necessario potersi riequilibrare. Altrimenti la benzina finisce presto… Sono pure convinto che la pratica di sport individuali contribuisca a aumentare il senso di responsabilità e di autosufficienza, qualità fondamentali per gestire un’azienda.

Detto questo, va ricordato che la vita non è programmabile: bisogna quindi sapersi adattare al caso e alle occasioni che si presentano.

swissinfo.ch: Cosa rappresenta per lei il successo finanziario?

S. M.: Il successo dipende dal riuscire a mantenere le priorità. In questo senso, la priorità numero uno è garantire un prodotto di qualità che soddisfa il cliente. Se si segue tale ordine, la riuscita finanziaria costituisce il coronamento.

Viceversa, mettendo l’aspetto finanziario al primo posto, vi è il rischio di un successo di corta durata oppure di lasciare parecchi “cadaveri sulla strada”, ovvero clienti e azionisti scontenti.

swissinfo.ch: Una storia come la sua avrebbe potuto svolgersi in Svizzera?

S. M.: Il caso specifico di InVision no, per una serie di motivi pratici, in particolare la mancanza di capitale a rischio e un mercato locale troppo limitato. A ciò si aggiunge la scarsità del personale qualificato necessario.

È infatti difficile trovare in Europa 50-100 tecnici specializzati nella realizzazione di macchine così complesse. A titolo di paragone, nella San Francisco Bay Area vivono circa 12 milioni persone, di cui il 30% lavora in ambito tecnologico.

In ogni caso, la qualità delle scuole elvetiche è sicuramente buona. Inoltre, la necessità di arrangiarsi in tre lingue e una certa curiosità nel voler scoprire il mondo costituisce un vantaggio per gli svizzeri.

swissinfo.ch: Di cosa si occupa ora?

S. M.: Dopo i dodici impegnativi anni di InVision, ho avuto la possibilità di riportarmi in media con la mia famosa regola che prevede di alternare lavoro e vacanza. Ho viaggiato parecchio e – con grande piacere – ho fatto molto sport. Attualmente, oltre a seguire alcuni progetti tecnologici interessanti, cerco di migliorare la mia tecnica nel windsurf.

Andrea Clementi, swissinfo.ch

La società fondata dall’ingegnere luganese Sergio Magistri – InVision Technologies – nella Silicon Valley in California, è diventata il leader mondiale nella fabbricazione di macchine per il controllo di sicurezza dei bagagli da stiva.

Nel 2004 InVision Technologies è stata rilevata dalla GeneraI Electric per una somma superiore al miliardo di franchi. Nel 2004 la società contava 1’000 dipendenti e circa 350 milioni di dollari di fatturato.

Quando è stata quotata al Nasdaq, nel 1996, l’azione di InVision valeva 5,75 dollari. Al momento della vendita a General Electric, il valore era salito fino a 50 dollari

Nel 2003 Sergio Magistri è stato designato National entrepreneur of the Year in the Defense and Security category dalla Ernst & Young. InVision è stata premiata quale Fastest Growing Company dalla rivista Fortune Magazine negli anni 2003 e 2004.

Gli apparecchi della InVision, che fanno capo alla medesima tecnologia utilizzata per i tomografi a raggi X negli ospedali, analizzano i bagagli grazie all’interpretazione automatica delle immagini.

Concretamente, il programma informatico è in grado di identificare gli esplosivi poiché questi ultimi hanno una densità ed altre caratteristiche diverse da quella degli altri oggetti.

«Parlerei di una sorta di bipolarismo svizzero, osservando il paese dall’esterno. Da un lato, gli aspetti economici sono stati gestiti bene, penso soprattutto ai bilanci, alla disoccupazione, alla gestione della crisi finanziaria del 2008, all’impegno della Banca nazionale per tenere basso il franco.

D’altro canto, in merito al segreto bancario, ritengo che la Confederazione non sia stata capace di leggere la situazione e prepararsi adeguatamente all’evoluzione. Si doveva negoziare una soluzione migliore con gli Stati Uniti. Invece, a rimetterci sono stati i clienti per anni fedeli alle banche elvetiche.

A livello mediatico, la nostra immagine in America è certamente peggiorata».

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