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Imparare a scuola come muoversi in rete

Keystone

Il preposto federale alla protezione dei dati chiede che questa disciplina diventi materia d'insegnamento. L'urgente necessità di migliorare le competenze dei ragazzi nel campo delle reti di contatti sociali in Internet, è riconosciuta anche dai responsabili della formazione. Ma il problema non è di facile soluzione.

La forte espansione dei social network, come per esempio Facebook, preoccupa il preposto federale alla protezione dei dati Hanspeter Thür. Moltissimi giovani che navigano quotidianamente su Internet e comunicano attraverso queste reti sociali sono poco consapevoli dei rischi che ciò comporta. Perciò Thür chiede che la protezione dei dati diventi una materia scolastica.

Ovviamente nelle scuole occorre insegnare l’uso dei nuovi media, afferma Roland Näf, direttore scolastico a Muri, presso Berna, e copresidente dell’Unione contro la violenza mediale, in un’intervista a swissinfo. Tuttavia ci sono parecchi ostacoli da superare.

swissinfo.ch: È d’accordo che la protezione dei dati diventi una materia scolastica obbligatoria?

Roland Näf: Chiaramente le nuove tecnologie di comunicazione dominano la vita quotidiana dei giovani. Ma la protezione dei dati è solo uno dei problemi connessi. Perciò io non parlerei di una disciplina “protezione dei dati”, ma piuttosto di “competenze sui mezzi di comunicazione” globalmente. Ciò comprende anche la violenza sullo schermo, la scarsa capacità critica dei ragazzi quando consultano l’offerta di internet, come pure la pornografia, sovente legata alla violenza.

swissinfo.ch: Una volta ancora la società scarica la responsabilità sulla scuola?

R.N.: È un dato di fatto che la scuola è chiamata in causa per correggere i difetti della società e anche in questo caso ha una funzione da svolgere.

Noto che i genitori non sono in grado di affrontare la situazione. La società nel suo insieme è in difficoltà e anche la scuola. Non abbiamo semplicemente abbastanza risorse. Facciamo educazione sessuale, prevenzione dell’Aids, della violenza e della droga, ci occupiamo di alimentazione. E ora arriva anche la protezione dei dati.

Il sovraccarico e l’impotenza esistono anche per gli insegnanti. Solo pochi hanno le debite competenze in questo settore.

swissinfo.ch: Lei impartisce lezioni di informatica. Come tratta questo aspetto?

R.N.: Prendo un caso concreto di protezione dei dati. I miei alunni devono giudicare Facebook: cosa vi trovano di positivo, come desiderano presentarsi e cosa considerano increscioso.

Un altro compito che affido loro è di riflettere in che situazioni non vogliono essere fotografati e in quali invece ritengono che tutto sia in regola.

swissinfo.ch: I ragazzi sono coscienti dei rischi e dei pericoli insiti in queste piattaforme di comunicazione?

R.N.: Troppo poco. Naturalmente ci sono sempre più genitori che sono sensibili a questo problema e ne discutono con i figli. Ma la maggior parte degli scolari non ne ha alcuna idea. Constato in continuazione che ex allieve si presentano tranquillamente su Facebook in bikini. Ciò è semplicemente irresponsabile.

swissinfo.ch: Computer e Internet sono diventati strumenti scontati nell’uso scolastico quotidiano?

R.N.: Internet diventa sempre più un mezzo normale, come una penna. Ma l’uso è decisamente più complicato e soprattutto più pericoloso.

Proprio per questo sono necessarie maggiori competenze. Ma noi abbiamo dei limiti chiari: ci mancano tempo e risorse. Inoltre gli allievi trascorrono molto più tempo al computer a casa che in classe.

swissinfo.ch: A suo avviso, quali sono i rischi principali per i giovani?

R.N.: Uno è effettivamente la protezione dei dati. Un giovane può precludersi possibilità d’impiego future a causa del modo in cui si presenta su Internet.

Un secondo rischio è l’esaltazione della violenza. C’è un degrado, la violenza viene considerata sempre più come qualcosa di normale.

Un altro problema l’inizio di una normale sessualità. Quando un ragazzo guarda regolarmente certe offerte su Internet, l’inizio della vita sessuale diventa più difficile.

swissinfo.ch: Dove risiede la responsabilità dei genitori?

R.N.: Certamente non possiamo liberare i genitori dalle responsabilità. Sono loro ad avere la maggiore responsabilità. Ma siccome gran parte di loro non sono in grado di affrontare la situazione, non possiamo semplicemente dire che non facciamo più nulla. I genitori hanno bisogno di molto sostegno.

Parte dei genitori è molto disponibile e impegnata. Fra i figli di costoro constatiamo anche meno problemi legati al consumo di media moderni.

Dall’altra parte ci sono molti genitori, che lavorano entrambi o che semplicemente non si interessano del problema, per i quali c’è un bisogno d’intervento. Occorre fare capire loro chiaramente che una playstation o un televisore non fanno parte dell’arredamento della camera dei bambini.

swissinfo.ch: E gli operatori come vengono richiamati ai loro doveri?

R.N.: Secondo me, questo è il principale problema. È insopportabile che da un lato si faccia sempre più una costosa prevenzione, che si dedichino così tante ore per mettere in guardia i ragazzi sulle conseguenze, e dall’altro lato gli operatori non pongano limiti più restrittivi.

È necessario un ripensamento. Non possiamo tollerare in servizi come Facebook l’esaltazione della violenza, la violenza confusa con la sessualità e una carenza della protezione della personalità.

Gaby Ochsenbein, swissinfo.ch
(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

Prudenza nella divulgazione di dati e informazioni personali nelle reti di contatti sociali su Internet.

Utilizzare pseudonimi.

Prima della divulgazione, riflettere sempre se si è disposti a rendere conto di tali informazioni e immagini in un colloquio di lavoro, anche a distanza di 10 anni.

Rispetto della sfera privata di terzi: astenersi dal divulgare i loro dati personali e dal riportare il nome nelle leggende di fotografie.

Informarsi sul gestore del portale e su come è garantita la sfera privata degli utenti.

Scegliere nelle configurazioni del proprio profilo opzioni conformi alla prote­zio­ne dei dati.

Rendere accessibili le proprie informazioni e immagini solo ad una cerchia di persone limitata. Mai mettere su internet contenuti delicati.

Utilizzare login e password diversi per ogni servizio.

Tenere d’occhio le abitudini di navigazione in Internet dei propri figli.

Nato nel 1957 a Berna, è docente di tedesco, responsabile per la materia informatica e codirettore della scuola media Seidenberg a Muri, alla periferia di Berna.

È promotore e cofondatore dell’Unione contro la violenza mediale, creata nell’aprile 2009.

Da anni si batte per un rafforzamento della protezione della gioventù contro la violenza eccessiva nei videogiochi.

È padre di due ragazzi.

Attivo politicamente, è vicepresidente della sezione cantonale bernese del Partito socialista.

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