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Incendio Londra: polizia, almeno 12 morti

Il grattacielo andato in fumo Keystone/AP/MATT DUNHAM sda-ats

(Keystone-ATS) È salito ad almeno 12 il bilancio dei morti nel rogo che ha devastato un grattacielo di Londra, ma il numero delle vittime “è destinato ad aumentare”.

La prima immagine è stata quella dei bagliori sinistri d’un inferno di cristallo nella notte; le prime voci, le grida di chi vi era rimasto intrappolato dentro: ma di cristallo ce n’era poco nella Grenfell Tower di Londra, grattacielo ‘proletario’ di 24 piani popolato da centinaia di famiglie della working class e soprattutto da immigrati, incenerito in poche ore da un incendio devastante che si è portato via le vite e le cose di decine di persone.

Il bilancio aggiornato racconta di almeno 12 morti e decine di feriti, la vita di 18 dei quali resta in pericolo. Ma sono “molti”, nelle parole del sindaco Sadiq Khan, coloro che mancano tuttora all’appello. Inclusi almeno due italiani (una giovane coppia di veneti che pare abitasse al 23esimo piano), secondo i dati diffusi dalla Farnesina.

I bambini si contavano a nugoli fra le famiglie residenti, e alcuni dei quali – si racconta – sono stati lanciati dalle finestre da genitori disperatamente protesi a cercare di sottrarli alle fiamme. Così come pare abbiano fatto pure taluni adulti, in un edificio dove non mancavano “anziani e invalidi”, mormora Samia Badani, inquilina superstite.

Per molti è stata una trappola mortale. Per la gente del quartiere – una comunità multietnica e multi religiosa con parecchi musulmani rimasti fortunatamente in piedi fino a tardi la notte scorsa per la cena del Ramadan – anche una tragedia annunciata fra la case di North Kensington: ai margini dello scintillante miglio d’oro della municipalità di Kensington and Chelsea e del borgo di Notting Hill.

Tutto è cominciato verso l’una di notte ora locale, poco dopo le 2 in Svizzera, quando è scattato l’allarme del primo focolaio. I pompieri sono arrivati nel giro di 6 minuti: oltre 200 alla fine, con una quarantina di mezzi e autoscale. Ma il fuoco è stato più veloce e si è propagato come se quel palazzo fosse un grande scatolone di cartone. Nel giro di 20 minuti lo aveva avvolto tutto, fino in cima: una torcia infernale accesa nel buio. Da brividi le testimonianze di chi ha assistito con i propri occhi a una scena che ha riportato la paura nella capitale britannica, anche se questa volta il terrorismo non c’entra a quanto pare.

Le grida di paura, le invocazioni di aiuto, le persone affacciate ai davanzali, o appese a lenzuola intrecciate sono state viste e udite da tanti. Mentre i detriti e qualche disperato precipitavano dall’alto, sullo sfondo del timore di un collasso totale d’una costruzione ridotta gradualmente a scheletro annerito, come in una sorta di flashback in dimensione ridotta della tragedia delle Torri Gemelle di New York.

Le ultime fiammate hanno continuato ad ardere per tutto il giorno, nonostante i continui getti d’acqua. Mentre i numeri dell’orrore restano provvisori. Scotland Yard fa sapere che i morti sono destinati ad aumentare. Dei 34 feriti rimasti in ospedale, metà sono gravi. Ma è soprattutto il numero dei dispersi a pesare. Poiché i vigili del fuoco guidati dalla comandante del dipartimento di Londra, Dany Cotton, non hanno potuto ancora farsi largo in una ventina dei circa 120 appartamenti della torre. Né si sa con esattezza quanti degli abitanti censiti, fra 400 e 600, fossero in casa l’altra notte.

Ma le fiammate più durature rischiano di essere quelle delle polemiche e degli interrogativi sulla sicurezza. La Grenfell Tower, inaugurata nel ’74, era stata sottoposta dalla società privata che la gestisce, la Kensington and Chelsea Tenant Management Organisation, a un intervento di risistemazione da quasi 10 milioni di sterline solo l’anno scorso. Ma sia prima, sia dopo erano piovute proteste e accuse.

Un combattivo comitato di cittadini, ribattezzato Grenfell Action Group, aveva denunciato la mancanza di sistemi anti-incendio efficaci (dopo un incidente analogo a sud di Londra nel 2009 e un altro sfiorato proprio a Grenfell nel 2013), oltre a puntare il dito su materiali originali scadenti del manufatto e sul rivestimento isolante plastico giudicato pericoloso e infiammabile. Ma le ispezioni s’erano chiuse con le rassicurazioni di rito e persino la conferma dell’indicazione di restare barricati negli appartamenti in caso di focolai. “Una micidiale beffa”, dicono al comitato, dove si parla di “orecchie sorde” da parte delle autorità e si sospettano interessi torbidi quanto lucrosi della proprietà.

Il governo Tory di Theresa May ora promette controlli a tappeto nei grattacieli. Mentre il leader laburista Jeremy Corbyn chiede di rendere conto già domani in parlamento di “una politica di tagli” e incentivazione della speculazione immobiliare che rischia di far pagare un prezzo troppo pesante sulla sicurezza. E potrebbe non essere estranea a una catastrofe le cui cause restano da chiarire, ma che certo non è stata un fulmine a ciel sereno.

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