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La Svizzera vuol continuare ad attirare i ricchi stranieri

Non è solo la bellezza del paesaggio che attira facoltosi stranieri sulle rive del Lago Lemano: il cantone di Vaud detiene il primato dei beneficiari di forfait fiscali in Svizzera. Seguono Vallese, Ticino e Ginevra. swiss-image.ch

I ricchi stranieri senza attività lucrativa in Svizzera potranno continuare ad essere tassati a forfait: la proposta di abolire tale sistema d'imposizione è stata seccamente rifiutata oggi in votazione popolare. 


A una settimana dalla conquista svizzera della Coppa Davis per mano di Stan Wawrinka e Roger Federer, oggi i loro antagonisti sconfitti a Lilla si sono presi una sorta di rivincita nella Confederazione, anche se non su un campo da tennis. Tutti quattro domiciliati in Svizzera, i francesi Jo-Wilfried Tsonga, Richard Gasquet, Gilles Simon e Gaël Monfils, come più di 5’600 altri facoltosi stranieri, si sono visti salvare un vantaggio fiscale dall’elettorato elvetico: l’imposta calcolata a forfait in funzione del dispendio, invece che sul reddito e la sostanza effettivi come per tutti gli altri contribuenti, Federer e Wawrinka compresi.

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Infatti, nella votazione odierna, l’iniziativa popolare “Basta ai privilegi fiscali dei milionariCollegamento esterno” che chiedeva l’abolizione dell’imposizione forfettaria è stata respinta con quasi il 60% dei voti. Il testo ha trovato grazia soltanto nel cantone di Sciaffusa – seppur di misura, con 16’558 voti contro 16’032. Come altri quattro cantoni – Zurigo, Appenzello Esterno e i due Basilea – Sciaffusa negli scorsi anni ha abolito l’imposizione sul dispendio a livello cantonale e oggi ha dunque confermato la sua volontà di abolire questa prassi anche a livello federale. Invano, visto che il piccolo cantone al confine con la Germania è rimasto isolato in questa battaglia.

Sul fronte opposto, i cantoni latini e alpini che detengono la maggior parte dei beneficiari di forfait fiscali hanno spazzato via l’iniziativa con un tasso di no superiore alla media nazionale: il Vallese con il 78%, i Grigioni con il 71%, Vaud con il 69%, Ginevra e Ticino con il 68%.

I ginevrini oggi hanno persino espresso per ben tre volte il loro forte attaccamento all’imposizione sul dispendio. Oltre ad aver rifiutato l’iniziativa federale, ne hanno infatti respinta una analoga a livello cantonale, così come il controprogetto del parlamento che voleva raddoppiare la soglia del dispendio annuale per il calcolo dell’imposta forfettaria.

Radici nel XIX secolo

Riservato a stranieri che non esercitano un’attività lucrativa nella Confederazione, questo sistema di tassazione fu introdotto per la prima volta nel 1862 nel cantone di Vaud, ossia il cantone che oggi conta il maggior numero di forfait fiscali: quasi 1’400 contribuenti nel 2012, anno cui risalgono le cifre più recenti disponibili. In seconda posizione si colloca il Vallese (circa 1’300), seguito dal Ticino (quasi 900) e dal canton Ginevra (poco più di 700).

I forfait fiscali, come funzionano?

Il sistema dei forfait fiscali si basa sul tenore di vita e sul dispendio del contribuente in Svizzera e non sulla sostanza e sul reddito effettivo. Viene applicato unicamente agli stranieri che non esercitano un’attività lucrativa in Svizzera.

Dal 2016, il calcolo dell’imposta cantonale e federale dovrà basarsi almeno sul settuplo della pigione annuale o del valore locativo dell’appartamento e solo le persone con un reddito annuo di almeno 400’000 franchi potranno beneficiare di questo privilegio fiscale, per quanto concerne l’imposta federale diretta.

Per esempio, uno straniero che acquista un’abitazione in Svizzera, il cui valore locativo mensile è di 5’000 franchi, sarà tassato su un reddito di 420’000 franchi (5’000 x 12 x 7). A questo calcolo, si possono aggiungere altre spese, come le auto o gli aerei privati. La base imponibile considerata per l’imposta sulla sostanza è almeno dieci volte superiore al totale del reddito dichiarato: in questo esempio sarebbero 4’200’000 franchi.

Così, per esempio, il fondatore del gigante dei mobili Ikea Ingvar Kamprad durante i quasi 40 anni che ha trascorso nel cantone di Vaud, secondo il quotidiano 24heuresCollegamento esterno, non ha mai pagato più di 200’000 franchi di imposte all’anno. Questo nonostante che lo svedese avesse un patrimonio collocato in fondazioni all’estero valutato tra i 21 e i 36 miliardi di franchi.

Nel corso del XX secolo, l’imposizione sul dispendio si è diffusa in tutti i cantoni e dal 1949 vige anche a livello federale. Negli ultimi anni, invece, la rotta si è invertita. Le polemiche si sono moltiplicate e sono sfociate in iniziative popolari cantonali, che hanno portato all’abolizione dell’imposta forfettaria in cinque cantoni e a condizioni più severe per il suo ottenimento in altri cinque.

Sull’onda di questi successi cantonali, il piccolo movimento La SinistraCollegamento esterno (estrema sinistra), nel 2011, ha deciso di lanciare l’iniziativa popolare a livello federale su cui si è votato oggi, per vietare l’imposizione secondo il dispendio in tutta la Svizzera. Combattuta dal governo e dalla maggioranza del parlamento composta dei partiti di centro e di destra, l’iniziativa era sostenuta dai partiti socialista, ecologista, cristiano sociale ed evangelico e dai sindacati.

Gli uni per l’etica, gli altri per la competitività

Per i fautori dell’abolizione dei forfait fiscali, l’imposizione secondo il dispendio viola il principio costituzionale dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e rappresenta un regalo ai ricchi che ricorrono all’esilio fiscale in Svizzera per non pagare le imposte che dovrebbero nel proprio paese. Per gli oppositori, si tratta invece di una buona soluzione per tassare senza complicazioni eccessive delle persone che non conseguono redditi nella Confederazione e per rafforzare la competitività della Svizzera come luogo di residenza di persone che portano benessere.

Nella campagna per il voto, oltre ai partiti e alle organizzazioni economiche, hanno partecipato intensamente i direttori delle finanze dei cantoni maggiormente interessati dall’imposizione secondo il dispendio.

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Paradiso per i ricchi

Questo contenuto è stato pubblicato al Negli anni Sessanta l’imprenditore e miliardario Helmut Horten si è trasferito a Croglio, in Ticino. Horten è considerato uno dei primi “esiliati fiscali” in Svizzera. L’immigrato tedesco è stato sottoposto a una regolamentazione fiscale concepita appositamente per i ricchi residenti venuti dall’estero che non hanno alcuna attività economica in Svizzera. In questo caso, la tassazione…

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Mentre i sostenitori dell’iniziativa hanno posto l’accento sulla questione etica della giustizia e dell’equità, gli avversari hanno paventato un fuggi fuggi dalla Svizzera dei beneficiari dei forfait fiscali ed evidenziato le conseguenze negative che ciò avrebbe per le casse pubbliche e per l’economia.

Nel 2012 il gettito fiscale totale di questi contribuenti per Confederazione, cantoni e comuni è ammontato a quasi 700 milioni di franchi. Se venissero a mancare queste entrate, si dovrebbero aumentare le imposte, hanno avvertito i direttori delle finanze cantonali.

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I fautori dell’iniziativa hanno replicato che nei cinque cantoni in cui l’imposizione forfettaria è stata abolita – Zurigo, Appenzello Esterno, Sciaffusa e i due Basilea – non si è registrato un calo del gettito fiscale, poiché la partenza di parte di quei contribuenti è stata compensata dal fatto che al loro posto sono giunti altri facoltosi contribuenti e che i ricchi stranieri che sono rimasti ora pagano di più.

Il paragone, secondo gli oppositori dell’iniziativa, non regge, perché i cantoni strutturalmente deboli non riuscirebbero ad attirare nuovi ricchi in sostituzione dei partenti. Inoltre la quota degli introiti erariali provenienti da beneficiari di tassazioni secondo il dispendio nei cantoni e nei comuni in cui sono numerosi è nettamente più elevata rispetto a un cantone come Zurigo. Perciò anche la loro partenza avrebbe un impatto negativo decisamente superiore. Ed è apparentemente questo argomento che ha convinto la maggioranza dell’elettorato elvetico. 

“Il nettissimo fallimento della sinistra sui forfait fiscali è un segnale forte di solidarietà verso le regioni di montagna e la Svizzera latina”, ha commentato su Twitter il presidente del Partito popolare democratico svizzero Christophe Darbellay. I cantoni “sono stati rispettosi gli uni degli altri. Ciò garantisce la coesione”, ha dichiarato dal canto suo all’agenzia di stampa Ats il capo del dicastero delle finanze vodese Pascal Broulis. A suo parere, era “ingenuo credere che i ricchi contribuenti stranieri sarebbero rimasti” in Svizzera se l’iniziativa fosse stata accettata.

Soddisfatto dell’esito del voto anche il governo federale che raccomandava di respingere l’iniziativa, anche se non ha fatto una campagna a tambur battente. La ministra svizzera delle finanze Eveline Widmer Schlumpf si è rallegrata che, grazie alla decisione popolare odierna, i cantoni restano liberi di decidere se applicare o meno l’imposizione secondo il dispendio. Ciò corrisponde alla tradizione, secondo cui i cantoni sono autonomi in materia di politica fiscale, ha detto in una conferenza stampa.

Una battaglia che non è stata vana

Ma anche se non ha superato l’esame delle urne, l’iniziativa “Basta ai privilegi fiscali dei milionari” ha già avuto qualche effetto concreto: il parlamento ha deciso di inasprire le condizioni per i forfait fiscali per gli stranieri che non esercitano un’attività lucrativa in Svizzera. Dal 2016 per l’imposta federale diretta potranno beneficiarne solo coloro che hanno un reddito minimo di 400mila franchi all’anno. Inoltre il minimo imponibile a livello cantonale e federale salirà dal quintuplo al settuplo della pigione o del valore locativo dell’alloggio. Per coloro che risiedono in albergo passerà dal doppio al triplo del prezzo della pensione.

Questo è anche uno dei motivi che hanno portato l’elettorato svizzero a bocciare l’iniziativa “Basta ai privilegi fiscali dei milionari”, ha riconosciuto oggi il presidente della Conferenza dei direttori cantonali delle finanze Peter Hegglin. A suo avviso il risultato chiaro del voto mostra che il popolo condivide pienamente la via scelta dalle autorità.

Nonostante la sconfitta alle urne, che l’Unione sindacale svizzera definisce “un’occasione mancata di garantire un po’ più di giustizia fiscale”, i promotori dell’iniziativa sottolineano gli aspetti positivi di questa loro battaglia. 

“Siamo riusciti a portare il tema dell’equità fiscale a livello nazionale”, ha dichiarato alla televisione svizzera tedesca il parlamentare zurighese Markus Bischoff, membro del movimento La Sinistra. Un tema che riguarda anche la revisione della fiscalità delle aziende: perciò il dibattito continua, ha aggiunto.

Voto elettronico

Nella votazione federale del 30 novembre 2014, dodici cantoni hanno offerto nuovamente la possibilità di votare elettronicamente.

Dal primo test di voto elettronico del 26 settembre 2004, il canale di voto elettronico è stato offerto 31 volte nell’ambito di uno scrutinio a livello nazionale. Il canale di voto elettronico è stato inoltre messo a disposizione degli elettori nell’ambito di scrutini a livello cantonale e comunale.

I cantoni di Ginevra e Neuchâtel, oltre agli svizzeri residenti all’estero iscritti nei loro cataloghi elettorali hanno offerto questa possibilità anche ad aventi diritto di voto svizzeri residenti nei loro cantoni. Negli altri cantoni hanno potuto votare elettronicamente solo gli svizzeri residenti all’estero.

Dei circa 170’000 cittadini che avrebbero potuto votare via internet, 27’586 si sono effettivamente avvalsi di questa possibilità. Nei 12 cantoni che hanno partecipato alle prove di voto elettronico, fino al 67,8% dei votanti svizzeri residenti all’estero si sono serviti del nuovo canale di voto. I circa 170’000 aventi diritto di voto ammessi alla prova corrispondono al 3% dell’elettorato svizzero nel suo complesso.

Fonte: Cancelleria federale


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