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Patrimonio dell’Unesco, onore e responsabilità

La delegazione elvetica impegnata a Brasilia per la sessione annuale del Comitato del Patrimonio dell'Unesco. Keystone

Sono una trentina le candidature che il comitato del Patrimonio mondiale dell'Unesco – riunito a Brasilia fino al 3 agosto – potrebbe iscrivere sulla Lista dei siti più spettacolari al mondo. Un compito che da quest'anno spetta anche alla Svizzera e di cui abbiamo discusso con l'ambasciatore Rodolphe Imhoof.

È iniziata da Brasilia l’avventura della delegazione elvetica in seno al comitato del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Ad attenderla vi sono i dossier di candidatura di una trentina di siti culturali e naturali – tra cui spicca anche il versante italiano del Monte San Giorgio – e la valutazione di diversi siti considerati a rischio.

Eletta nell’ottobre del 2009 con 104 voti su 140, la Svizzera siederà in seno al comitato per i prossimi quattro anni, al fianco di altri 20 paesi. Un onore, ma anche una responsabilità. A quali sfide dovrà far fronte la Convenzione del patrimonio mondiale per mantenere la sua credibilità e quale ruolo potrà svolgere la Svizzera in questo senso?

Swissinfo.ch lo ha chiesto all’ambasciatore Rodolphe Imhoof, delegato permanente della Svizzera all’Unesco e capo della delegazione elvetica nel comitato del Patrimonio mondiale.

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swissinfo: Cosa significa per la Svizzera essere membro del comitato del Patrimonio mondiale?

Rodolphe Imhoof: La Convenzione del Patrimonio mondiale è conosciuta in tutto il mondo, gode di una grande visibilità e di un’attenzione particolare da parte degli Stati. Essere membro del comitato rappresenta dunque un’occasione importante di partecipazione alla vita internazionale. Ma implica anche una grande responsabilità. Mai finora un paese era stato eletto in seno al comitato con una maggioranza così schiacciante come la Svizzera. E la competizione lo scorso anno era reale [29 Stati in lizza, ndr]. Le aspettative sono alte e non dobbiamo tradire la fiducia che ci è stata testimoniata.

swissinfo: La Svizzera affronta il suo secondo mandato in seno al comitato del Patrimonio mondiale. Con quali priorità?

R.I.: Il contesto è cambiato molto da quando la Svizzera è stata per la prima volta membro del comitato tra il 1978 e il 1985. Se la filosofia alla base del «patrimonio mondiale dell’umanità» è rimasta la stessa, negli ultimi 30 anni la Convenzione è maturata.

La Svizzera intende sostenere l’attuale strategia delle “5C”: credibilità, conservazione, rafforzamento delle capacità, comunicazione e comunità.

L’applicazione della Convenzione diventa sempre più difficile. Per questo sono necessari dei dispositivi chiari, che possano essere compresi e accettati da tutti, e che facilitino l’elaborazione di nuovi dossier e la protezione dei siti già sulla lista. Alla base del nostro approccio vi sono dunque principi di ordine tecnico.

Il nostro obiettivo è anche quello di promuovere dei programmi in settori in cui la Svizzera può dimostrare il proprio valore aggiunto. Ad esempio nella formazione di esperti e responsabili dei siti nelle regioni extraeuropee.

Tra gli obbiettivi dell’Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) figura la salvaguardia del patrimonio culturale e naturale che possiede un “valore universale eccezionale”. Nel 1972 i membri dell’Unesco hanno adottato una Convenzione internazionale che stabilisce l’allestimento di una lista del Patrimonio mondiale dell’umanità. Gli Stati firmatari si impegnano a proteggere i siti che si trovano su loro territorio. Nell’elenco figurano attualmente quasi 900 siti sparsi in oltre 140 paesi.

swissinfo: Attualmente la Lista del Patrimonio mondiale conta quasi 900 siti. Troppi o troppo pochi?

R.I.: 1’000 è senza dubbio un numero magico… Nel 2012, la Convenzione festeggerà i suoi 40 anni: raggiungeremo questa cifra?

Qualunque sia lo scenario, una riflessione sul futuro della Convenzione è già stata lanciata. Ciò che conta non è tanto il numero dei siti, quanto la capacità di gestirli nell’insieme, di mantenere una credibilità in termini di qualità o di giusto riconoscimento del loro «valore universale eccezionale».

swissinfo: La questione dell’equilibrio della Lista del Patrimonio mondiale è fondamentale per garantirne la credibilità. Le misure adottate finora non hanno dato i risultati sperati. Cosa bisogna fare?

R.I.: Equilibrio e credibilità non sono forzatamente sinonimi. È l’Europa ad essere sovra-rappresentata o il Sud sotto-rappresentato? Bisogna prevedere delle quote regionali? Personalmente non credo proprio.

Talvolta la Convenzione viene criticata per il suo eurocentrismo e dobbiamo quindi fare il possibile per incoraggiare e facilitare le iscrizioni provenienti da altre regioni del mondo. La Svizzera e diversi altri Stati s’impegnano in tal senso, sostenendo in particolare i paesi nelle procedure amministrative. Ci vorrà però del tempo prima di raggiunge un equilibrio credibile.

È importante ricordare anche l’adozione da parte dell’Unesco – nel 2003 – della Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio cultuale immateriale, che dovrebbe permettere un riconoscimento di altre forme di espressione culturale di cui il Sud è particolarmente ricco.

A mettere in pericolo la credibilità della Convenzione non è tanto il disequilibrio regionale, ma le recenti decisioni di togliere alcuni siti dalla Lista del Patrimonio mondiale, decisioni che rappresentano una sconfitta per tutti noi.

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swissinfo: La Convenzione dell’Unesco sul Patrimonio mondiale risale al 1972. Sulla base di un nuovo contesto mondiale, il comitato sarà chiamato a riformulare i criteri di selezione e rivalutare i siti esistenti?

R.I.: I criteri di selezione sono già stati adeguati dal 1972. Mentre per quanto riguarda i siti già sulla lista, vengono esaminati individualmente in caso di minaccia concreta, o globalmente nell’ambito di rapporti periodici effettuati a intervalli regolari in tutte le regioni.

La Convenzione del Patrimonio mondiale è una Convenzione che continua a vivere, evolvere e arricchirsi di ciò che ha già prodotto. I criteri di qualità devono restare determinati nel processo di selezione e non vi è ragione per fare tabula rasa.

swissinfo: Lo scorso anno la Svizzera ha festeggiato l’iscrizione delle due città orologiere di La Chaux-de-Fond e Le Locle sulla Lista del Patrimonio mondiale. Vi sono altre candidature in cantiere? A che punto sono?

R.I.: Al momento la Svizzera ha ancora due candidature in sospeso: i siti palafitticoli preistorici nell’arco alpino e l’opera architettonica e urbana di Le Corbusier. Sono due proposte a carattere transnazionale e seriale.

Nessun’altra candidatura sarà presentata fino alla fine del mandato della Svizzera nel Comitato del Patrimonio mondiale dell’Unesco.

Mandato: I rappresentanti dei 21 paesi membri del comitato vengono eletti per un periodo di 4-6anni.

Composizione: Australia, Bahrein, Barbados, Brasile, Cambogia, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Estonia, Etiopia, Russia, Francia, Iraq, Giordania, Mali, Messico, Nigeria, Svezia, Sudafrica, Svizzera e Tailandia.

Elezione: : con 104 voti su 140, nel mese di ottobre del 2009 la Svizzera è stata eletta per un secondo mandato in seno al comitato del Patrimonio mondiale. Il primo mandato risale al periodo 1978-1985.

– Identificare tra le varie proposte presentate dai singoli stati quei beni culturali e naturali che devono essere protetti nell’ambito della Convenzione;

– Iscrivere questi beni sulla Lista del Patrimonio mondiale;

– Controllare lo stato di conservazione dei beni iscritti sulla Lista del Patrimonio mondiale;

– Decidere quali siti devono essere iscritti o ritirati dalla Lista del Patrimonio mondiale in pericolo;

– Decidere se un bene deve essere stralciato dalla Lista;

– Esaminare le richieste di assistenza internazionale finanziate dal Fondo del Patrimonio mondiale.

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