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Iran: Rohani nomina tre donne vice presidenti

Il presidente Hassan Rouhani affiancato, a sinistra, da Shahindokht Molaverdi. KEYSTONE/AP/VAHID SALEMI sda-ats

(Keystone-ATS) Mentre il nuovo governo di Hassan Rohani prende forma, arrivano le donne al vertice dell’Iran: il presidente iraniano ha infatti nominato oggi tre donne all’incarico di vice presidenti del nuovo esecutivo che segna l’avvio del suo secondo mandato.

Rohani ha assegnato a Masumeh Ebtekar la delega alle Donne e alla famiglia, a Laya Joneidi quella agli Affari legali e a Shahindokht Molaverdi l’incarico di assistente del presidente per i Diritti di cittadinanza.

Anche nel precedente governo di Rohani erano tre le donne nominate alla vice presidenza e due di esse sono state riconfermate, anche se con diversi incarichi: nel precedente esecutivo Molaverdi è stata vice presidente per le Donne e alla famiglia, mentre Ebtekar è stata responsabile della Protezione dell’ambiente. Non è stata invece riconfermata Zahra Ahmadipuor, vice presidente responsabile dei Beni Culturali e del Turismo nel precedente governo.

La nomina delle tre donne arriva il giorno successivo alla presentazione al Parlamento del nuovo governo formato interamente da uomini, ma gli osservatori avevano ipotizzato l’arrivo a in un secondo momento di donne in posizioni chiave. Arrivo che suona oggi come un segnale della nuova era che ha già caratterizzato il mandato di Rohani nei quattro anni scorsi, con una sostanziale apertura al mondo e una maggiore tolleranza all’interno.

Il governo che dovrà guidare l’Iran per i prossimi quattro anni è dunque delineato, completato anche con la conferma di Eshaq Jahangiri alla carica di primo vice presidente.

Oltre ai vice presidenti, il secondo governo Rohani sarà composto da 18 ministri, anche se ieri al Parlamento è stato presentato per l’approvazione un elenco di 17 candidati, poiché non è stato ancora assegnato il titolare del ministero delle Scienze.

Tra i ministri più noti a livello internazionale sono stati confermati quello degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, negoziatore nel 2015 dell’accordo sul nucleare che ha portato alla fine delle sanzioni legate all’arricchimento dell’uranio, e quello del Petrolio, Bijan Namdar Zangeneh, che ha in mano la parte più preziosa dell’economia iraniana.

Le nomine seguono di pochi giorni l’insediamento di Rohani per il suo secondo mandato presidenziale, avvenuto sabato scorso con la cerimonia di giuramento alla quale hanno preso parte oltre cento delegazioni da tutto il mondo.

D’altra parte, nonostante il quotidiano scontro con gli Stati Uniti di Donald Trump, che hanno inasprito le sanzioni a seguito dei test missilistici iraniani, la maggior parte dei Paesi anche occidentali guarda all’Iran di Rohani con grandi speranze di aperture e di fine delle tensioni, ma anche di ripresa di importanti rapporti economici.

Proprio in questa ottica, però, sembrano stonare alcuni segnali di stretta sui costumi e sulla giustizia in generale, soprattutto per quanto riguarda l’aumento di condanne a morte secondo le denunce di Amnesty International.

E proprio mentre Rohani dava oggi avvio al nuovo governo, ad esempio, da Isfahan è arrivata la notizia dell’arresto di 64 giovani da parte della polizia e del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione islamica, nel corso di una irruzione in una piscina dove era in corso una “festa mista” di uomini e donne. L’accusa per i giovani è di non aver rispettato le regole islamiche “incoraggiando così la decadenza”.

Nel party, oltre a essere insieme uomini e donne, i giovani sono stati accusati di essere parzialmente svestiti, di ballare insieme pur non avendo legami ufficiali e di aver consumato anche bevande alcoliche.

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