Prospettive svizzere in 10 lingue

“Mi sono detta che un giorno farò questa preghiera”

Già da quando era bambina Irene Jauch ama prendersi cura delle capre. Oggi alleva oltre 400 animali nell'alpeggio Oberberg, nel canton Uri. Ogni sera canta una preghiera attraverso un imbuto di legno. 

People of SwitzerlandCollegamento esterno è un progetto multimediale realizzato dalle giornaliste free lance Jennifer Greenland e Nora Hesse. Persone di ogni regione del paese raccontano la loro vita nelle quattro lingue nazionali. Sono persone che caratterizzano, ognuna a modo suo, la Svizzera. Come ci si sente a vivere qui? Che cosa ispira queste persone? Di cosa hanno paura? E, se potessero, che cosa cambierebbero? Swissinfo.ch presenta i loro ritratti sotto forma di videoblog.

Irene Jauch aveva 12 anni quando si era occupata per la prima volta del parto di una capra. “Era la mia capra preferita. I suoi due piccoli si erano ingarbugliati nel ventre. Ho dovuto aiutarla a partorire”. Irene si era ritrovata da sola nella stalla, distante mezz’ora a piedi dalla casa dei genitori. Suo padre le aveva affidato il compito di custodire le capre, mentre i fratelli e le sorelle erano indaffarati con gli altri animali della fattoria. I due capretti sono nati sani ed Irene ne era molto orgogliosa. 

“Gli animali sentono le cose più di quanto possiamo credere”, dice Irene. Insieme al marito, ora possiede una dozzina di pecore, qualche capra e un lama. In estate, si occupa anche delle mandrie di altri allevatori negli alpeggi. Per accudire gli animali e gli ospiti dispone generalmente dell’aiuto di altre persone, tra cui dei giovani che prestano servizio civile. 

Arriva il lupo

Proveniente da una famiglia con 10 figli, Irene Jauch ha seguito una formazione di assistente sanitaria e ha lavorato per l’organizzazione Spitex. Ha poi ripreso, assieme al marito, un alpeggio gestito dalla suocera. “Due anni fa un lupo ha ucciso molte delle nostre pecore”. Da allora ha eretto dei recenti attorno ai pascoli e ha preso dei cani da pastore. 

“Da quando è successo, trascorro molto più tempo sugli alpeggi. È molto bello, ma anche un lavoro fisico alquanto duro e una sfida dal profilo dell’organizzazione”. Prende con sé anche i due figli, di tre e cinque anni. Suo marito, che lavora in un ufficio, la raggiunge di solito durante il fine settimana. “L’allevamento delle pecore e delle capre è in realtà un po’ il nostro hobby. Un hobby molto impegnativo, ma altrettanto bello”. 

La preghiera del tramonto

Il casaro che si occupava prima dell’alpeggio aveva l’abitudine di lanciare ogni giorno un appello alla preghiera. “La sera, al termine dei lavori, prendeva un imbuto di legno, utilizzato per versare il latte, e cantava una melodiosa preghiera alpina al momento del tramonto. Ero ancora piccola e pensavo: un giorno voglio farlo anche io. Solo pochi portano avanti ancora oggi questa tradizione”.

Traduzione di Armando Mombelli

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