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Isis attacca Kirkuk. Kamikaze e cecchini, decine i morti

Combattenti curdi alle porte di Kirkuk. KEYSTONE/AP/BALINT SZLANKO sda-ats

(Keystone-ATS) L’Armata di Abu Bakr al Baghdadi ha fatto strage dietro le linee nemiche, con un attacco a sorpresa a Kirkuk, 100 km a sudest di Erbil, da dove è partita la massiccia offensiva dei Peshmerga per riconquistare Mosul, la ‘capitale’ del califfato in Iraq.

Un commando armato fino ai denti ha lanciato l’assalto contro una centrale elettrica, un compound governativo, una ex stazione di polizia, una scuola e tre hotel in centro. Il bilancio è di decine di morti tra i civili, la maggior parte impiegati nella centrale elettrica – tra le vittime anche tre ingegneri iraniani – e 45 feriti, tra i quali 15 Peshmerga.

Nella battaglia che è andata avanti per tutta la giornata ha perso la vita anche un giornalista, Ahmet Haceroglu, della tv Turkmeneli.

I jihadisti uccisi sono almeno 12: alcuni di loro si sono fatti saltare in aria a bordo delle loro autobomba, altri hanno detonato la loro cintura esplosiva lanciandosi contro le forze di sicurezza. Alcuni erano travestiti da poliziotti, altri da militari, altri ancora da civili.

In tarda serata si spara ancora nei pressi dell’hotel Cihad (noto anche come Majdi) e i traccianti dei blindati illuminano la notte. Sul tetto dell’edificio si sono asserragliati almeno due cecchini dell’Isis che tengono sotto scacco le forze di sicurezza.

Un terzo jihadista si è fatto esplodere in mattinata all’arrivo delle forze di sicurezza. Gli altri due hotel in cui hanno fatto irruzione i jihadisti, l’al-Snober e il Darulsalam, sarebbero tornati sotto il controllo delle forze curde. E una manciata di ‘lupi’ si è sparpagliata nei sobborghi della città, asserragliati nelle aree residenziali.

Secondo le fonti della sicurezza curda, l’obiettivo reale dell’assalto targato Isis era quello di liberare centinaia di jihadisti incarcerati a Kirkuk, fino a ieri considerata una città relativamente sicura perché molto distante da Mosul, oltre 170 km a nordovest.

Ora a Kirkuk vige il coprifuoco, e in mattinata per diverse ore il principale checkpoint di accesso, quello a nord sulla strada che conduce a Erbil, è stato chiuso al traffico civile. Anche ai giornalisti per diverse ore è stato impedito di entrare in città.

E così una delle principali arterie del Paese si è trasformata in una coda biblica, con centinaia di camion in fila per chilometri lungo la superstrada. Poi man mano sono affluiti i rinforzi dei Peshmerga, uomini ma anche blindati e carri armati trasportati dai Tir.

Alla ‘controffensiva’ anti-Isis si sono aggiunti decine di civili armati. Il cadavere di un seguace di Baghdadi è stato impiccato a un palo della luce nel quartiere di el Ruba. La foto è stata pubblicata dalle tv curde. “E’ una sfida all’Isis, sfidiamo Abu Bakr al Baghdadi, tutti loro. Possono venire anche in 2.000, noi li aspettiamo”, ha ruggito uno dei civili armati accanto al cadavere del miliziano.

L’attacco a Kirkuk ha depotenziato l’offensiva su tutto il fronte dell’offensiva su Mosul. Si combatte ancora ma con minore intensità rispetto a ieri. L’allerta è altissima in tutta la regione del Kurdistan iracheno, si temono altri attacchi spettacolari dell’Isis come diversivi per frenare l’avanzata della coalizione.

E intanto l’Onu lancia l’allarme: i miliziani di Baghdadi hanno costretto circa 550 famiglie dei villaggi vicini a entrare a Mosul, “verosimilmente per usarli come scudi umani”.

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