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L’indimenticabile campione

Il leggendario pilota svizzero Jo Siffert lanciato verso una nuova vittoria. Hugofilm

Jo Siffert, pilota di Formula 1 e modello per Steve McQueen nel film "Le Mans", torna protagonista in un film proiettato con successo nei cinema svizzeri.

“Jo Siffert: Live Fast Die Young”, questo il titolo del documentario, è stato nominato per il Premio del cinema svizzero 2006.

“Volevo girare un film sugli anni Settanta – racconta a swissinfo il regista Men Lareida – e mentre stavo pianificando questo lavoro mi sono imbattuto nella biografia di Jo Siffert”.

“L’ho letta tutta d’un fiato e alla fine mi sono detto: caspita, che storia davvero incredibile. Ho subito pensato che, in un caso come questo, la realtà era di gran lunga migliore della finzione”.

La storia – quella di un bambino povero di Friborgo che rincorre i circuiti di mezzo mondo, vince dei Gran Premi e muore durante una corsa a soli 35 anni – tratteggia in parte un profilo dell’eroe delle corse e propone, dall’altra parte, un affresco storico sul mondo delle corse.

Ai tempi in cui i piloti dovevano raggiungere a passo di corsa la loro automobile, ai tempi in cui non si conosceva la parola “freno”, fino alle estreme conseguenze.

Un’icona nazionale

“L’aspetto più importante che riguarda Jo Siffert – spiega Laredia – è che la sua e la storia della Formula 1 coincidono. Iniziò a correre nel 1960, quando la Formula 1 ancora non c’era. Ma c’era quando Siffert diventò pilota professionista”.

Per Men Lareida, 37 anni, il film vuole essere innanzitutto un omaggio ad un’icona nazionale e ad un periodo che riporta alla memoria ricordi appassionanti.

“Appartengo probabilmente all’ultima generazione cresciuta senza televisione; mia nonna ne aveva una e avevo il permesso di andare da lei a guardare le corse di Formula 1. Così sono dunque diventato, quasi naturalmente, un patito delle corse perché era la mia unica occasione di guardare la TV”.

Molti di coloro che si sono recati nelle sale cinematografiche erano probabilmente in mezzo all’immensa folla di 50 mila persone che hanno accompagnato Jo Siffert nel suo ultimo viaggio. Uno dei più grandi funerali mai visti in Svizzera.

Una vita… spericolata

Nato nel 1936 a Friborgo, da una famiglia di condizioni molto modeste, Siffert era poco più di un adolescente quando fu colpito dalla malattia delle corse fino a diventarne una ragione di vita.

Con nostalgia e sensibilità, il film mostra l’umanità e la semplicità di un eroe popolare rimasto nel cuore dei tifosi, divenuto un mito partendo dal nulla.

Un uomo che ha voluto e costruito il suo successo agonistico sui circuiti mondiali, fino vincere, nel 1968 in Inghilterra, il suo primo Gran Premio.

“Jo Siffert: Live Fast Die Young” non è, da un punto di vista della critica e del formato “documentario”, un ritratto fedele. Ma tutti, dagli ex meccanici alle ex compagne, hanno solo parole di elogio per “Seppi”: un giovane sportivo, un concentrato di adrenalina, carismatico e grande seduttore.

Ma Siffert, come emerge dalle pochissime e distillate interviste che ha rilasciato nel corso della sua brevissima carriera, appare anche come una personalità “borderline”, introverso, fissato esclusivamente sulle auto, sicuro di sé quando alzava le mani dopo aver vinto una gara.

Che avesse carisma, comunque, non si discute. Fece un’apparizione fugace in un classico del cinema: “Le Mans”, nel 1971. Ad interpretare il ruolo del pilota il celebre attore americano Steve McQueen, sul quale Siffert ebbe un’influenza considerevole.

Quando il produttore del film chiese all’attore a chi volesse somigliare, la risposta di McQueen fu chiarissima: “Voglio somigliare a Jo Siffert”. Per molti commentatori Jo Siffert è lo sportivo svizzero più disinvolto di tutti i tempi.

Lareida non si è però concentrato solo sul personaggio; ha saputo dare al film – attraverso precise ed accurate scelte cinematografiche e musicali – i tratti distintivi degli anni Settanta.

Sul podio della memoria

Assenti dal documentario molti dei protagonisti della moderna Formula 1. “Ad essere sincero – sottolinea il regista – non ci ho neppure pensato. Anche perché potevo perfettamente immaginarmi i costi di una simile operazione.

Lareida, che è un appassionato di Jo Siffert, ritiene che sarà difficile per gli svizzeri spodestare il leggendario pilota dal gradino più alto del podio; un pilota che non deve temere confronti con le nuove generazioni.

“I piloti attuali sono indubbiamente degli abili conducenti – osserva il regista – e sono pure degli abili comunicatori, sensibili alla tecnologia. La qualità di Siffert era una sola: voleva sempre essere il numero uno; una volta al volante si preoccupava solo di schiacciare l’acceleratore. Oggi sarebbe considerato un pilota impulsivo”.

Le barriere della lingua

“Jo Siffert: Live Fast Die Young” è stato uno dei quattro documentari che, nel 2005, si è inserito tra i dieci maggiori successi commerciali dei film svizzeri. “Sono molto soddisfatto per il grande risultato raggiunto, tanto più che il mio film è passato relativamente tardi nelle sale”.

“La Svizzera – aggiunge il regista grigionese – ha una grande tradizione nel campo dei documentari che, tra l’altro, possono essere realizzati con budget relativamente contenuti”.

Quanto ad una distribuzione all’estero della sua pellicola, Lareida non si fa molte illusioni. “Non avrei nulla in contrario, ma credo che non sia un’opzione realistica, specialmente per questioni linguistiche”.

“Nel film si parla svizzero-tedesco, francese, inglese, italiano…con il commento in tedesco. I film sottotitolati sono ben diffusi in Svizzera, ma non particolarmente graditi altrove. E poi ho realizzato questo film per il mercato svizzero”.

swissinfo, Thomas Stephens
(traduzione e adattamento dall’inglese Françoise Gehring)

Joseph Siffert è nato a Friborgo il 7 luglio 1936
E’ deceduto sul circuito di Brands Hatch, il 24 ottobre 1971
Ha disputato 96 Gran Premi
Ne ha vinti 2: nel 1968 in Gran Bretagna e nel 1971 in Austria
Le Pole-position conquistate sono state 2

In Svizzera il film dedicato al leggendario pilota svizzero ha avuto un enorme successo: alla fine di dicembre del 2005 erano stati venduti oltre diecimila biglietti.

Apprezzato alla “Viennale”, il Festival internazionale del film di Vienna, al film di Men Lareida si stanno interessando anche dall’Inghilterra e dalla Germania.

Il film elvetico che finora ha fatto registrare il maggior successo di tutti i tempi è stato, nel 1978, “Lo Fabbrica svizzeri” (“Die Schweizermacher”)

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