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La riforma dei servizi segreti manca di visione

Le "orecchie" dei servizi segreti svizzeri: la stazione satellitare Onyx di Leuk in Vallese. RDB

I servizi segreti svizzeri saranno raggruppati in un'unica entità. La mancanza di specialisti alla testa del nuovo ufficio, sostengono due esperti, non permetterà però di guidare il governo nelle sue decisioni di politica estera, scopo primario dell'intelligence.

I due servizi segreti svizzeri – il Servizio di analisi e prevenzione (SAP) e il Servizio informazioni strategico (SIS) – collaborano dall’inizio dell’anno in modo stretto, sotto l’egida del Dipartimento federale della difesa. Dal 1. gennaio 2010, i due organi saranno raggruppati in un solo ufficio.

«La vecchia distinzione tra le minacce interne e quelle esterne si è oggi in parte dissolta, come dimostra il fenomeno del terrorismo: si è così propensi a reagire con un servizio informazioni unificato», constata Jacques Baud, esperto di terrorismo e servizi segreti, rammentando che la Svizzera è tra i pochi paesi a muoversi in questo senso.

«Questa visione è però limitata – sottolinea – siccome non tiene conto della dimensione geografica della minaccia. Bisognerebbe invece interrogarsi sulla finalità del servizio informazioni».

Evitare i super-poliziotti

Rammentando l’esempio di altri Stati, Jacques Baud è dell’idea che un servizio informazioni debba guidare le decisioni del governo. «Quello dell’interno è innanzitutto al servizio della giustizia e della polizia».

Inoltre, prosegue l’ex informatore, il compito di tale struttura è di valutare le situazioni potenzialmente pericolose, fare delle ipotesi ed elaborare degli scenari legati a minacce future. Il servizio a sostegno della giustizia privilegia così i fatti.

«Unendo i due servizi, i fatti concreti tenderanno a primeggiare sull’analisi prospettiva», ritiene Baud.

L’esperto cita il caso dell’Olanda: «Negli anni ’90 è stata effettuata una fusione tra servizi interni e esterni. Il risultato è stato che gli agenti d’informazione si sono trasformati in super-poliziotti, ciò che non è la funzione primaria di un servizio informazioni».

Il servizio informazioni, puntualizza Stéphane Koch, specialista di intelligence economica, non dovrebbe focalizzarsi su attività di spionaggio, ma piuttosto sull’acquisizione d’informazioni in vista di decisioni strategiche. Questo per anticipare i rischi inerenti alla sicurezza nazionale, agli interessi economici del paese o al suo posizionamento strategico e geopolitico.

Attacchi internazionali

Questa concezione orientata verso il futuro appare ancor più necessaria, se si considera che le relazioni internazionali sono sottoposte a persistenti e crescenti tensioni.

Negli ultimi mesi e anni la Svizzera è stata oggetto di critiche, attacchi, pressioni e ritorsioni da parte di vari paesi, tra cui Stati Uniti (questione dei fondi in giacenza), Tunisia (discorso dell’ex ministro Samuel Schmid), Colombia (vicenda Gontard), Unione europea (dossier fiscale) e Israele (incontro con esponenti di Hamas e del governo iraniano).

«I servizi informazioni avrebbero sicuramente un ruolo da svolgere per aiutare il governo ad affrontare questo genere di crisi», sostiene Jacques Baud. «Ma dal 1990 non c’è stato alcun servizio con un analista strategico in veste di responsabile. Quindi manca esperienza in quello che dovrebbe essere il compito principale del servizio informazioni strategico».

Più collaborazione

L’altro problema sollevato dagli esperti è il rapporto tra i servizi e il governo. «In altri paesi il capo del servizio informazioni ha un unico interlocutore (presidente o primo ministro): l’ex presidente degli Stati Uniti (Bush padre) riceveva ogni mattino il direttore della CIA, mentre in Francia la tradizione vuole che il presidente nomini il responsabile del servizio informazioni all’estero. Questo favorisce la creazione di un buon rapporto di fiducia e una buona comunicazione», spiega Jacques Baud.

In Svizzera, invece, il capo del servizio informazioni ha di fronte sette potenziali interlocutori (sette consiglieri federali), ognuno dotato della propria visione del mondo.

«Siccome l’ente è subordinato al dipartimento della difesa, gli altri ministri non si sentono molto coinvolti: i diversi ministeri tendono quindi ad avere i propri canali d’informazione», spiega.

«Una riforma strutturale non è sufficiente», afferma Stéphane Koch, secondo cui bisogna intensificare la collaborazione, «per evitare i problemi di separazione ai quali sono attualmente confrontati i servizi informazioni».

«Si dovrebbe cambiare la cultura dei servizi e orientarla verso una gestione meno gerarchica e più collaborativa».

«I responsabili – prosegue – vanno nominati per le loro competenze. Sarebbe poi utile istruire tutti gli organi interessati dello Stato sul tema dell’informazione strategica».

Dibatti parlamentari

Una cosa è certa: la fusione tra i due servizi suscita discussioni anche in parlamento.

Nel mese di giugno, il deputato in Consiglio nazionale (camera bassa) Max Chopard-Acklin ha depositato un’interpellanza che solleva undici interrogativi sulle conseguenze di questa riforma. Il dibattito è quindi lanciato.

Frédéric Burnand, Ginevra, swissinfo.ch
(traduzione dal francese: Luigi Jorio)

Il Servizio di analisi e prevenzione (SAP) è il servizio informazioni interno civile e di polizia della Svizzera.

Esso si occupa di assicurare le basi democratiche e dello Stato di diritto della Svizzera e di proteggere i diritti della popolazione in materia di libertà individuali.

Concretamente, si prefigge di rilevare e combattere tempestivamente i pericoli dovuti a: attività terroristiche, spionaggio, estremismo violento, commercio illecito di armi, materiali radioattivi e tecnologia sensibile.

Il SAP fornisce regolarmente un contributo alla sicurezza in occasione di grandi manifestazioni come l’Europeo di calcio 2008, i Campionati mondiali di hockey su ghiaccio 2009 o il Forum Economico Mondiale di Davos.

(fonte: Ministero della difesa)

Il Servizio informazioni strategico (SIS) si occupa esclusivamente di informazioni concernenti l’estero.

Raccoglie, valuta e diffonde informazioni di carattere politico, economico, militare e tecnico-scientifico rilevanti per la sicurezza della Svizzera.

L’organo agisce in favore degli interessi nazionali, tra cui la protezione della Svizzera (popolazione ed economia) dalla minaccia o applicazione della forza diretta o indiretta, la tutela di un’economia di mercato concorrenziale e sociale, il funzionamento ininterrotto dell’infrastruttura di base, la garanzia dell’approvvigionamento e la tutela dell’ambiente.

Le informazioni raccolte devono soprattutto consentire al Consiglio federale di condurre una politica efficace nella difesa degli interessi nazionali e di anticipare rischi e opportunità.

(fonte: Ministero della difesa)

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