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La Svizzera rischia di perdere il suo seggio all’FMI

I responsabili della politica economica e finanziaria svizzera - da sinistra Doris Leuthard, Hans-Rudolf Merz e Jean-Pierre Roth - hanno illustrato recentemente il ruolo della Svizzera nell'FMI Keystone

I nuovi progetti di riforma del Fondo monetario internazionale (FMI) rischiano di far perdere alla Svizzera il suo seggio nel consiglio esecutivo di questa istituzione.

I cambiamenti previsti attualmente dovrebbero infatti permettere di accordare un maggiore peso soprattutto ai paesi emergenti e a quelli in via di sviluppo.

Dalla sua adesione nel 1992 alle due istituzioni di Bretton Woods, la Confederazione occupa uno dei 24 seggi nel consiglio esecutivo del Fondo monetario internazionale, come pure in quello della Banca mondiale.

Per accedere a questo seggio, la Svizzera ha formato un gruppo con diritto di voto assieme a Polonia, Azerbaigian, Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Serbia. La costituzione di questi gruppi permette ai paesi membri di far valere meglio i loro interessi negli organi direttivi.

Per la Svizzera le possibilità di conservare ancora a lungo il suo seggio sono ora minacciate dai nuovi progetti di riforma del sistema di calcolo delle quote di capitale attribuite ad ogni Stato membro e del diritto di voto all’interno dell’FMI. I cambiamenti previsti consentirebbero ai paesi emergenti e a quelli in via di sviluppo di rafforzare il loro influsso, a scapito delle nazioni industrializzate.

Nuova formula sfavorevole

Risulta già ora chiaro che la revisione della formula impiegata per calcolare le quote di capitale avrà effetti sfavorevoli per i paesi europei più industrializzati, dichiara a swissinfo Thomas Moser, rappresentante della Svizzera presso l’FMI.

Nell’ambito del nuovo conteggio il valore delle riserve valutarie e del commercio estero degli Stati membri assumeranno un peso meno determinante. La nuova formula di calcolo dovrebbe quindi svantaggiare paesi, come la Svizzera o il Belgio, che vantano un forte commercio estero e ingenti riserve finanziare ed auree.

Maggiore importanza verrà accordata invece al valore del Prodotto nazionale lordo. La Svizzera è tutt’altro che entusiasta di questi cambiamenti, ma non dispone di nessun mezzo per bloccarli.

Rafforzare i paesi emergenti

Il Prodotto nazionale lordo non sarà inoltre calcolato semplicemente sulla base dei corsi valutari, ma anche tenendo conto del potere di acquisto reale all’interno dei vari paesi.

Questa novità favorirà soprattutto i paesi meno ricchi, in cui un basso costo della vita incide in modo preponderante sul calcolo del potere di acquisto.

Tenendo conto invece soltanto dei corsi valutari, la quota degli Stati uniti sarebbe addirittura aumentata rispetto a quella dei paesi emergenti. Una scelta considerata da molte parti inaccettabile.

Livello uguale per Svizzera e Vietnam

I membri dell’FMI non hanno ancora definito in che misura il valore del Prodotto nazionale lordo sarà determinante per il calcolo delle quote. A seconda dei criteri di calcolo, la Svizzera potrebbe addirittura situarsi sullo stesso livello di quello di un paese come il Vietnam.

Il seggio della Svizzera all’interno dei consigli esecutivi dell’FMI e della Banca mondiale non è immediatamente minacciato dalle nuove riforme. La quota della Polonia dovrebbe venir aumentata e potrebbe quindi compensare le perdite risultanti dalla riduzione di quella elvetica.

A lungo termine risulterà tuttavia difficile per la Confederazione mantenere il proprio seggio. Le quote della Russia, dell’India, del Brasile e di alcuni paesi emergenti dovrebbero infatti lievitare fortemente nei prossimi anni.

Ruolo guida in discussione

Le autorità svizzere stanno quindi riflettendo già ora sulle possibilità di integrare altri paesi nel proprio gruppo di voto.

Tra gli eventuali candidati vi è ad esempio la Turchia, ma anche la Norvegia o l’Ucraina.

L’integrazione di paesi come questi rischia però di rimettere in discussione il ruolo guida assunto finora dalla Svizzera all’interno del suo gruppo di voto.

swissinfo, Luzian Caspar, Washington
(traduzione Armando Mombelli)

Il Fondo monetario internazionale (FMI) è un’istituzione creata nel 1944. La sua sede è a Washington e oggi raggruppa 184 Stati.

Secondo i suoi statuti, l’FMI ha in particolare come obiettivo di promuovere un’espansione armoniosa del commercio mondiale.

A livello pratico, il Fondo fornisce consigli economici ai suoi Stati membri, concede prestiti alle nazioni che hanno difficoltà nella bilancia dei pagamenti e accorda assistenza tecnica alle banche centrali e alle amministrazioni pubbliche.

L’FMI è regolarmente oggetto di critiche da parte degli altermondialisti, i quali stimano che la sua politica di rigore budgetario aggravi la povertà nei paesi poveri.

Il gruppo guidato dalla Svizzera all’interno dell’FMI dispone attualmente di una quota di capitale pari al 2,84%, il che corrisponde alla 18esima posizione tra i 24 membri del consiglio esecutivo.

La Svizzera si situa così subito dopo la Cina e davanti alla Russia.

Con i nuovi criteri di calcolo delle quote, questi due paesi, come pure l’India e il Brasile, dovrebbero superare ben presto la Svizzera.

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