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Dopo gli OGM, la Svizzera abolirà anche i pesticidi?

Un elicottero spruzza pesticidi su un vigneto a Dardagny, vicino a Ginevra.
I vigneti irrorati di pesticidi con elicotteri (qui nella campagna di Ginevra) saranno presto solo un'immagine del passato? Keystone

Nel 2005 gli svizzeri hanno proibito gli organismi geneticamente modificati (OGM) dall’agricoltura con una votazione popolare. Oggi, un gruppo di cittadini vuole andare oltre e vietare anche i pesticidi di sintesi su tutto il territorio nazionale. Un’iniziativa che suscita già numerose resistenze negli ambienti agricoli e industriali.

«Hanno i miliardi, è vero, ma noi abbiamo 8 milioni di consumatori e cittadini dalla nostra parte», spiega Etienne Kuhn con un tono risoluto. Lavora nel settore vendita e marketing presso Sony Music Svizzera, ha 43 anni ed è originario di Neuchâtel. È lui l’ideatore dell’iniziativa popolare «Per una Svizzera senza pesticidi sintetici»Collegamento esterno lanciata ufficialmente in novembre 2016. 

Un’altra iniziativa nella Svizzera tedesca

I pesticidi saranno un tema ricorrente nell’agenda politica svizzera dei prossimi anni. In parallelo all’iniziativa del gruppo di Neuchâtel, il 22 marzo scorso nella Svizzera tedesca è stata lanciata l’iniziativa «Acqua pulita e potabile per tuttiCollegamento esterno». Quest’ultima esige che solo chi coltiva senza prodotti fitosanitari possa ricevere aiuti e sovvenzioni statali.

I promotori dell’iniziativa sui pesticidi hanno ancora tempo fino al 29 maggio e quelli dell’iniziativa sull’acqua fino al 21 settembre 2018 per raccogliere le 100’000 firme necessarie per approdare alle urne.  

Per niente intimorito dalle potenti lobby agro-chimiche rappresentante in Svizzera dal gigante basilese Syngenta, Etienne Kuhn è convinto che il suo progetto sarà accolto favorevolmente dai concittadini. «Per strada, siamo riusciti a convincere la gente a firmare l’iniziativa in un batter d’occhio. Osserviamo un rifiuto generalizzato dei pesticidi: è decisamente venuto il momento di dare la parola al popolo per questo tema fondamentale», afferma convinto.

Etienne Kuhn ha rafforzato il suo impegno personale nel corso degli ultimi cinque anni, in particolare durante i suoi viaggi di lavoro. «All’inizio mi sono interessato alla tematica leggendo articoli, come fanno tutti. Poi ho iniziato a parlare con agricoltori, biologi, politici, pediatri e addirittura neurologi. Sono rimasto stupefatto da come i governi non reagiscano alla pericolosità comprovata di questi prodotti. Ancora di più se si pensa che esistono già alternative valide sul piano economico».

Un viticoltore e un meccanico

Convinto che solo l’azione cittadina sarebbe stata in grado di porre fine a questo blocco politico, Kuhn, che si definisce una «persona pragmatica», si è messo in testa di cambiare la Costituzione federale.

La sua iniziativa è stata redatta usando termini semplici, o a detta dei suoi avversari semplicistici, e si prefigge di proibire completamente l’uso e l’importazione di pesticidi di sintesi sul territorio svizzero.

Il testo dell’iniziativa è a portata dei cittadini che, come Kuhn, sono apolitici e provengono da diversi ceti e professioni. Nel comitato d’iniziativa figura un viticoltore, un professore di biologia, un impresario e un meccanico. Cos’hanno in comune? Vivono nel cantone di Neuchâtel e difendono l’agricoltura biologica e sostenibile a spada tratta.

200’000 morti all’anno

«Non siamo una banda di ecologisti estremisti. Semplicemente teniamo alla nostra salute e a quella dei nostri figli. Le circostanze della vita ci hanno riuniti per questo progetto», spiega Laurent Berset, collaboratore dell’Ufficio federale di topografia e membro del comitato d’iniziativa. 

«Tramite la democrazia diretta, la Svizzera ha la straordinaria possibilità di dare l’esempio al resto del mondo e in quanto pioniera sbarazzarsi di questi prodotti tossici che fanno parte dell’agricoltura del passato.»
Laurent Berset, membro del comitato d’iniziativa

L’iniziativa cavalca un’onda di diffidenza globale nei confronti dei pesticidi. Un elemento su cui si basano i promotori dell’iniziativa è un rapportoCollegamento esterno presentato l’8 marzo scorso al Consiglio dei diritti umani dell’ONU a Ginevra che stila una constatazione tagliente delle conseguenze catastrofiche sull’ambiente, sulla salute umana e sulla società dell’uso dei prodotti fitosanitari.

Secondo il rapporto, ogni anno i pesticidi sono responsabili di circa 200’000 morti in tutto il mondo. Di questi il 99% nei paesi in via di sviluppo. Pertanto gli esperti dell’ONU sono oggi convinti che è possibile nutrire 9 miliardi di esseri umani senza ricorrere all’uso di pesticidi di sintesi.

La Svizzera come modello?

«Tramite la democrazia diretta, la Svizzera ha la straordinaria possibilità di dare l’esempio al resto del mondo e in quanto pioniera sbarazzarsi di questi prodotti tossici che fanno parte dell’agricoltura del passato», afferma Laurent Berset.

Un’idea utopica destinata a essere silurata come l’iniziativa per un reddito di base incondizionato bocciata da quasi l’80% degli aventi diritto al voto in giugno 2016? Non è detto.

La storia dimostra in effetti che gli svizzeri fanno prova di una grande sensibilità quando devono decidere cosa finisce nel loro piatto. Nel 2005 hanno infatti accettato in votazione popolare una moratoria di cinque anni sull’uso degli organismi geneticamente modificati (OGM) in Svizzera. Da allora, la moratoria è stata estesa tre volte dal parlamento sotto pressione popolare.

Avversari sul piede di guerra

Ciò non toglie che, benché «presi da una voglia folle di rompere con il sistema attuale», i promotori dell’iniziativa se la debbano vedere con avversari di calibro: la maggioranza del mondo politico e agricolo e soprattutto l’industria agro-chimica che rappresenta quasi 50 miliardi di dollari di giro d’affari all’anno in tutto il mondo.

«È un’iniziativa radicale che diminuirebbe la produzione nazionale del 20-30%, indebolirebbe la sicurezza alimentare del paese e aumenterebbe la dipendenza dall’estero», dichiara Jacques Bourgeois, deputato liberale radicale (PLR / destra) e presidente dell’Unione svizzera dei contadini (USC).

«È un’iniziativa radicale che diminuirebbe la produzione nazionale del 20-30%, indebolirebbe la sicurezza alimentare del paese e aumenterebbe la dipendenza dall’estero.»
Jacques Bourgeois, presidente dell’Unione svizzera dei contadini

ScienceindustriesCollegamento esterno, l’associazione ombrello dell’industria chimica, farmaceutica e biotech svizzera, non ha nemmeno atteso la consegna ufficiale delle firme per armarsi di argomenti e lanciarsi in guerra contro l’iniziativa. «Un’agricoltura produttivistica non può fare a meno di prodotti fitosanitari. Senza questa possibilità di proteggere le piante, mancherebbero importanti quantità di prodotti agricoli in Svizzera», dichiara Anna Bozzi, responsabile dell’ambito agricoltura e alimentazione di Scienceindustries.

Inoltre, Bozzi denuncia un divieto generalizzato che non corrisponde a un approccio fondato scientificamente della tematica. «È praticamente impossibile suddividere i prodotti fitosanitari in due categorie distinte ‘chimico-sintetici’ e ‘non chimico-sintetici’. I pesticidi biologici autorizzati sul mercato sono in parte dei composti chimici prodotti con procedure industriali moderne».

Un’iniziativa non applicabile?

Sciencesindustries, l’USC e gli altri avversari hanno in serbo un altro elemento per attaccare l’iniziativa: il progetto non sarebbe applicabile perché è incompatibile con i trattati e gli accordi commerciali internazionali firmati dalla Svizzera. «Non abbiamo scritto il testo alla leggera e per quanto ne so io, la Svizzera è ancora un paese sovrano», si difende Etienne Kuhn.

D’altronde, l’iniziativa prevede un termine transitorio di 10 anni per la messa in atto che permetterà agli agricoltori di adeguarsi progressivamente ai nuovi metodi di produzione sostenibile. «Un passo che migliaia di contadini svizzeri hanno già fatto con successo in un lasso di tempo molto più breve», ricorda Kuhn. 

Le autorità federali, che hanno peraltro lanciato un piano di azione volto a dimezzare i rischi legati ai prodotti fitosanitari nei prossimi dieci anni, non si pronunciano ancora sul testo dell’iniziativa. «La Confederazione non emette prese di posizione finché la raccolta di firme non è conclusa. L’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG) non è dunque né a favore né contro [l’iniziativa]», si limita a dichiarare la portavoce Florie Marion.

Consulente famoso 

Etienne Kuhn si è rivolto anche al contadino e militante ecologista Fernand Cuche – ex parlamentare nazionale ed ex membro del governo cantonale di Neuchâtel -, per la sua preziosa esperienza. Cuche si era infatti battuto in prima linea per l’iniziativa anti OGM accettata dal popolo svizzero nel 2005.  «Fernand Cuche sostiene il nostro progetto al 100%, senza però fare parte ufficialmente della campagna», spiega Etienne Kuhn.

Benché il comitato d’iniziativa intenda condurre il dibattito evitando le suddivisioni politiche tradizionali, finora i sostenitori dell’iniziativa provengono soprattutto dalle schiere ecologiste. Si tratta per esempio della deputata ginevrina Lisa Mazzone e dell’ex direttore dell’Ufficio federale dell’ambiente Philippe Roch. 

Potete contattare direttamente l’autore dell’articolo su Twitter: @samueljabergCollegamento esterno 

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