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Un piede a St. Moritz, l’altro a Braga

La Suvretta House vista dal cielo. Cortesia

Alla Suvretta House, uno dei cinque stelle di St. Moritz, gran parte dei dipendenti proviene da villaggi nel nord del Portogallo. Questi lavoratori stagionali trascorrono metà dell’anno nella famosa stazione grigionese e l’altra metà a casa loro, tra vigneti e campi. La speranza di tutti è di poter tornare l’anno seguente.

Le valigie di Antonio Antunes sono già pronte per il viaggio di ritorno in Portogallo quando lo incontriamo. Questo portoghese di 58 anni, originario di un villaggio nel distretto di Braga, conta i secondi che mancano alla partenza dell’aereo che lo riporterà in patria dalla sua famiglia. Ha trascorso cinque mesi alla Suvretta House. Cinque mesi di intenso lavoro. Da novembre ad aprile, incluse le festività natalizie. La sua allegria si spiega anche con la notizia comunicatagli dai suoi capi qualche minuto prima. «Mi hanno confermato che potrò ritornare in giugno per la stagione estiva, che si conclude in settembre», spiega.

La Suvretta House è uno degli alberghi più prestigiosi di St. Moritz. Costruito nel 1911 dall’impresario Anton Bon e inaugurato l’anno seguente, si trova su una collina di St. Moritz, a 1’850 metri d’altezza. Il palace dispone di 181 camere. Durante l’alta stagione invernale, per la suite più cara bisogna contare quasi 4’000 franchi al giorno. Per soddisfare una clientela esigente, non si può risparmiare sulla manodopera. Nei periodi di punta, l’albergo impiega 339 persone, originarie di 12 paesi. La maggior parte dei dipendenti viene dall’Italia (155 persone), dalla Germania (66), dal Portogallo (43), dalla Svizzera (41) e dall’Austria (17).

Per Antonio è naturalmente un sollievo sapere che avrà un salario ancora per alcuni mesi. Il suo paese natio gli offre ben poche prospettive. In marzo, il tasso di disoccupazione in Portogallo era del 13,5%, il quinto più elevato tra i paesi dell’Unione Europea. «Il mio lavoro era aiutare i miei genitori nei campi», dice Antonio, che ha pochi anni di scolarità alle spalle e nessuna formazione professionale.

«Una mancia ci scappa sempre»

Alla Suvretta House, Antonio lavora da 11 anni come «voiturier». Il suo compito è di guidare una vettura nelle stradine dell’albergo, trasportare i bagagli dei clienti e risolvere i problemi quotidiani. «È un lavoro abbastanza duro, ma ha i suoi lati positivi, poiché ci scappa sempre una mancia», racconta sorridendo. Il suo primo impiego nel settore alberghiero risale al 1977, in un altro hotel di St. Moritz. Da allora è venuto praticamente ogni anno nei Grigioni, eccetto un’interruzione di alcuni anni. «Per un certo tempo ho gestito un piccolo snack bar nel mio villaggio, ma si guadagnava poco e ho deciso di vendere la mia parte a un socio».

Dei suoi otto fratelli, sette hanno già lavorato a St. Moritz. In questo momento, quattro famigliari sono stagionali alla Suvretta House, tra cui sua moglie. A St. Moritz la coppia vive in un piccolo appartamento. La maggior parte dei suoi colleghi alloggia invece nelle camere di proprietà dell’hotel. Grazie a questa soluzione, i due si ritrovano per «cucinare piatti portoghesi».

Antonio non si lamenta della sua vita. Il momento più difficile è stato quando sua figlia unica era ancora piccola e stava in Portogallo dai nonni. «Ricordo quando io e mia moglie ritornavamo a casa e la piccola non voleva stare con noi poiché non era più abituata», racconta, senza nascondere una certa tristezza. «Ancora oggi nostra figlia ci dice che quando aveva bisogno di noi, non c’eravamo».

Nonostante la distanza, la figlia ha potuto avere una buona istruzione e si è diplomata come analista di laboratorio. La situazione in Portogallo l’ha però costretta a seguire le orme dei genitori. «Sta lavorando in un ristorante di Ginevra come cameriera», dice Antonio, che non vede la figlia molto spesso, malgrado la vicinanza geografica. «Viaggiare all’altro capo della Svizzera è molto caro, per questo ci incontriamo solo in estate in Portogallo».

Sempre più portoghesi

Secondo l’Ufficio federale di statistica, alla fine del 2014 vivevano in Svizzera 253’227 portoghesi. Si tratta della terza comunità straniera più numerosa, dopo gli italiani (298’875) e i tedeschi (292.291), ma davanti ai francesi (110’103) e ai serbi (90’704). Proporzionalmente, i portoghesi rappresentano il 13,1% degli stranieri residenti nel paese.

Questa comunità è distribuita sul territorio in maniera irregolare. Gli immigranti lusitani si concentrano principalmente nei cantoni francofoni, come Ginevra, Vaud, Neuchâtel, Friburgo e Giura. O in cantoni a forte vocazione turistica come i Grigioni. Il territorio di St. Moritz è di appena 29 chilometri quadrati. Si stima che nella località turistica vivano 5’400 persone. Alla popolazione locale vanno ad aggiungersi circa 3’000 lavoratori stagionali.

Le sorelle Maria Monteiro e Gloria Ferreira lavorano da 25 anni alla Suvretta House. swissinfo.ch

Benjamin Duarte da Silva, originario di Lamego, nel distretto di Viseu, nel nord del Portogallo, è uno di loro. Da 15 anni lavora come stagionale alla Suvretta House. «Sono ausiliario di cucina e aiuto i colleghi in svariate attività, come tagliare la carne o lavare i piatti», racconta questo portoghese di 58 anni. Felice di aver ricevuto la conferma che potrà ritornare per la stagione estiva, non nasconde che il ritorno in patria significa disoccupazione. «La vita in Portogallo è difficile per tutti. Di professione sono muratore, ma non ho mai trovato un impiego fisso. Quando sono a casa approfitto di questi momenti senza lavoro per aiutare i miei genitori nella vita di tutti i giorni».

Nonostante la lunga esperienza in Svizzera, Benjamin non è mai riuscito ad imparare il tedesco. «Parlo meglio italiano, che ho imparato coi colleghi di lavoro», dice. Il suo salario è di 3’800 franchi lordi. Dedotte le assicurazioni sociali, le spese per l’alloggio e il vitto nell’albergo, gli restano 2’000 franchi, una cifra che è ancora molto superiore rispetto al salario medio in Portogallo, stimato a 911 euro.

Ma il gioco vale la candela in uno dei paesi con il costo della vita più elevato al mondo? Benjamin non ci pensa due volte: «Chi fa una vita normale, non spende soldi in bar e discoteche, può risparmiare abbastanza». Non c’è quindi da stupirsi che ha convinto altri membri della sua famiglia a candidarsi per un posto di lavoro alla Suvretta House. Il fratello e il nipote lavorano nell’albergo già da cinque anni.

Progetto di vita

Le sorelle Maria Monteiro, 46 anni, e Gloria Ferreira, 42, hanno una storia simile. Anche loro originarie di Lamego, come altri portoghesi della Suvretta House, lavorano quasi da un quarto di secolo nell’albergo, sempre come stagionali. Ognuna ha un figlio, che è stato accudito da altri membri della famiglia mentre erano in Svizzera. Le difficoltà non sono state poche. «All’epoca non c’era ancora internet e quando uno di loro era malato eravamo molto tristi», racconta Gloria.

Entrambe guadagnano 1’800 franchi netti al mese. La parola d’ordine è risparmiare il più possibile. «Qui non compriamo nulla. Portiamo tutto dal Portogallo. Vestiti, cibo e altre cose», afferma Maria. Il principale obiettivo della sua famiglia, così come di sua sorella, è di risparmiare abbastanza per poter costruire una casa e comperare del terreno, patrimonio tradizionale degli emigranti lusitani. Come molti dei loro colleghi, le due sorelle non hanno frequentato a lungo la scuola e non hanno mai imparato una professione. L’opportunità di venire in Svizzera è stata una chance per loro, anche se all’inizio è stata dura. «Generalmente si comincia in cucina come lavapiatti. Poi dopo aver fatto le tue prove, puoi lavorare in altri settori», spiega Maria, oggi aiutante pasticcera. Sua sorella Maria è pure stata promossa e oggi si occupa della lavanderia dell’albergo.

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Dopo una stagione completa, anche le due sorelle sono in procinto di ritornare a Lamega. Il loro programma è già completo. «La prima cosa che facciamo è ripulire la casa, rimasta chiusa a lungo. Dopo visitiamo i parenti e aiutiamo alcuni di loro nei lavori in campagna. Non si può restare seduti a far nulla mentre gli altri lavorano», dice Gloria. «In autunno raccogliamo le mele, le pere, le noci; poi viene la mietitura».

Ciò che differenzia i lavoratori stagionali portoghesi di St. Moritz dagli 8’700 immigrati lusitani attualmente registrati nei Grigioni è il loro attaccamento alle radici. La quarantina di portoghesi della Suvretta House sono abituati agli schemi del lavoro temporaneo. Ritornare regolarmente a casa è un obbligo per molti di loro. Oltre ad occuparsi della casa e della famiglia, molti sono integrati anche nell’agricoltura locale. Per alcuni c’è anche l’aspetto sentimentale. «Non ho mai pensato di rimanere in Svizzera. Il lavoro qui è buono, ma mi piace di più il mio paese», conclude Benjamin Duarte da Silva.

Traduzione di Daniele Mariani

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