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La Svizzera roccaforte mondiale dei produttori di sigarette

due bambini che fumano toscanelli.
Una festa tradizionale in Appenzello, durante la quale i bambini sono eccezionalmente autorizzati a fumare. Una tradizione criticata dalla Lega svizzera contro il cancro. ENNIO LEANZA/Keystone

La Convenzione quadro dell'OMS per la lotta contro il tabacco tiene la sua ottava riunione questa settimana a Ginevra. La Svizzera partecipa solo in qualità di osservatrice, poiché non ha ratificato la suddetta convenzione. Un obiettivo insabbiato nel parlamento federale da oltre 10 anni. I 3 principali gruppi del tabacco del mondo hanno le rispettive sedi internazionali o regionali nella Confederazione.

Nel suo primo discorso internazionale al Consiglio per i diritti umani in febbraio, il ministro svizzero degli affari esteri Ignazio Cassis ha sottolineato il ruolo dei diritti civili e politici, rilevando l’importanza della libertà economica e la garanzia della proprietà privata per assicurare stabilità e pace.

Un approccio che ha fatto il successo, talvolta insolente, della Svizzera nella sua storia moderna. Ciò anche a costo di relegare in secondo piano gli altri diritti contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti umani, adottata 70 anni fa, come quello relativo alla salute.

Lettera aperta al presidente della Confederazione

Decine di ONG internazionali chiedono alla Svizzera di ratificare “senza indugio” la Convenzione per la lotta contro il tabagismo. Mercoledì a Ginevra, hanno presentato una lettera aperta al presidente della Confederazione Alain Berset.

“Vogliamo esprimere la nostra profonda preoccupazione e la nostra disapprovazione per quanto sta accadendo in Svizzera in termini di controllo del tabacco”, affermano le organizzazioni, capeggiate dall’Action on Smoke and Health (ASH). Il tabacco rappresenta “un problema internazionale con gravi conseguenze per la salute pubblica, i diritti umani e lo sviluppo economico”, puntualizzano.

Le ONG criticano anche il messaggio del avamprogetto di legge sui prodotti del tabacco. A loro avviso, quest’ultimo non fissa come obiettivo una reale riduzione del fumo in Svizzera entro il 2060. Il governo federale dunque non adempie il mandato di proteggere la salute della popolazione e deve adattare questa legislazione alla Convenzione, sostengono.

Recentemente, la capo della segreteria della Convenzione, Vera Luiza da Costa e Silva, aveva considerato la posizione svizzera “più una vergogna che un problema”. La “volontà politica” della Svizzera non è sufficiente rispetto al peso dell’industria del tabacco “in questo paese”, ha detto.

La legislazione svizzera sul fumo è perfettamente rappresentativa di questo approccio, ha ribadito Ignazio Cassis. La Svizzera è una delle ultime potenze economiche (al 19° posto della classifica 2018 della Banca mondiale) a non aver ratificato la Convenzione quadroCollegamento esterno dell’OMS.

Cortina di fumo sul parlamento?

Perché? La risposta del portavoce dell’Ufficio federale della sanità pubblicaCollegamento esterno Daniel Dauwalder a swissinfo.ch: “Conformemente alla prassi consolidata, la Svizzera ratifica le convenzioni internazionali solo dopo aver adattato la propria legislazione nazionale (allineandola alla convenzione). La ratifica presuppone dunque che la legge svizzera soddisfi determinati requisiti minimi definiti dalla convenzione, tra cui il divieto di vendita ai minorenni e le restrizioni alla pubblicità. E questo non è il caso”.

E che ne pensa il governo svizzero? “La Svizzera ha firmato la Convenzione e la sua ratifica rimane un obiettivo nell’ambito dell’attuazione della strategia nazionale di prevenzione delle malattie non trasmissibili. Il primo disegno di legge sui prodotti del tabacco sottoposto al parlamento nel 2015 soddisfaceva i requisiti minimi della Convenzione. Tuttavia, il parlamento ha rinviato questo progetto al Consiglio federale con il mandato di eliminare alcuni elementi necessari per la ratifica”, osserva Daniel Dauwalder

Il portavoce precisa poi: “È dunque stato redatto un nuovo disegno di legge in questo senso, anche se non soddisfa i requisiti di base della Convenzione dell’OMS. Questo progetto sarà presentato al parlamento alla fine dell’anno. Dopo l’adozione della legge, il Consiglio federale esaminerà di nuovo se sono soddisfatte le condizioni per la ratifica della Convenzione”.

Questo scenario si ripete da anni e ogni tentativo parlamentare di allineare la legge svizzera alla Convenzione dell’OMS si scontra con un fronte unito di deputati e senatori fedeli alla causa delle compagnie del tabacco.

Roccaforte dei produttori di sigarette

Infatti, la Svizzera è molto importante per le aziende produttrici di sigarette. Philip Morris, il più grande produttore al mondo, ha la sua sede europea a Losanna, nel cantone di Vaud. Numero 2 al mondo, British American Tobacco (BAT) è pure molto presente a Losanna e anche a Boncourt, mentre Japan Tobacco International (JTRI) ha la sede mondiale a Ginevra.

Secondo un rapporto KPMG dell’ottobre 2017, le aziende del tabacco contribuiscono con un totale di 6,3 miliardi di franchi all’economia svizzera e rappresentano circa 11’500 posti di lavoro.

Una presenza spiegata da una legislazione attraente per le aziende e che consente di sfuggire alle norme più restrittive dell’Unione europea e degli Stati Uniti. Ma legata anche dalla presenza dell’OMS: queste società cercano di influenzarla e di contrastare le sue politiche di prevenzione del tabagismo.

Una politica di influenza che conducono anche nel parlamento svizzero. All’inizio di settembre, la trasmissione “Temps présent” della Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS ha diffuso un reportage intitolato “Attenzione, questo parlamento può nuocere sulla vostra salute”.

L’accurata inchiesta giornalistica dimostra che alcuni parlamentari sono essi stessi lobbisti delle compagnie del tabacco, in grado di attuare strategie sofisticate contro le misure di prevenzione preconizzate dal settore sanitario. Misure che consentirebbero di risparmiare miliardi di franchi e di ridurre i costi crescenti della sanità.

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(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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