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Malaria: il morbo che uccide

In Africa la malaria uccide un bambino su 20 al di sotto di cinque anni. STI

Quando avrete letto questo articolo, nell'Africa sub-sahariana 6 bambini saranno morti di malaria e nel mondo si saranno ammalate altre 1800 persone.

Il 25 aprile è il Giorno africano della malaria. Una malattia che impegna anche l’Istituto tropicale svizzero e alcune industrie farmaceutiche elvetiche.

Chelsea, quattro anni, priva di conoscenza languisce in un letto del reparto cure intensive dell’Ospedale St.Francis a Ifakara, in Tanzania.

Una settimana prima nel suo villaggio, che dista 90 chilometri, ha avuto un attacco di febbre, poi sono cominciate le convulsioni della malaria cerebrale.

Quando ha incominciato a tremare, vomitare e sudare sua madre l’ha portata al dispensario farmacologico e poi al centro diagnostico locale.

Su consiglio dei medici è stata quindi trasferita all’ospedale, dove il direttore, Pascience Kibatala, la osserva con occhio critico. “Le sue risposte non sono soddisfacenti, ma c’è speranza,” dice. “Riesce a muovere il braccio destro e sua madre dice che da quando è stata ammessa ha fatto dei progressi. La temperatura corporea è di 38,7. Se fosse 40 sarebbe un brutto segno.”

Altri pazienti hanno meno fortuna di lei. In un letto vicino, Lucrezia, 4 anni, del distretto di Ulanga è in coma da quasi un mese, colpita da malaria cerebrale.

“Quando guardo questa bambina…ha le mani e le dita rattrappite”, dice la dottoressa. “Significa che ha già subito un danno cerebrale. Le gambe non si muovono bene. La prognosi non è positiva.”

Attacchi regolari

Nel reparto di pediatria vi sono 30 letti. Quando vi è un’esplosione di casi per letto dormono 2 o 3 bambini. Il giorno della mia visita ci sono 52 pazienti.

Le madri accudiscono i figli che piangono, deboli e febbricitanti. Al braccio la flebo con il chinino.

Un gran numero di pazienti di questo reparto moriranno, spesso per complicazioni, come polmonite, infezioni del sistema respiratorio o malnutrizione.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) in tutto il mondo i casi di malaria sono più di 300 milioni. I decessi almeno un milione l’anno.

L’Africa sub-sahariana porta il grosso di questo flagello, con il 90% dei casi, che in paesi come la Tanzania è la causa principale di malattia e di morte. La malaria costituisce il 40% della spesa sanitaria pubblica, il 30-50% dei ricoveri e il 50% dei casi ambulanti nelle zone endemiche.

Gli attacchi colpiscono regolarmente, per tutta la vita, persone di ogni età, ma i più toccati sono i bambini piccoli e le donne incinte.

Indebolendo il sistema immunitario, la malaria contribuisce anche alla mortalità infantile dovuta ad altre malattie.

Statistiche vitali

“Qualunque siano le statistiche prese in considerazione la malaria domina il sistema sanitario”, afferma l’epidemiologo canadese Don de Savigny, dell’Istituto svizzero di malattie tropicali (STI) di Basilea.

“Tenendo conto di ricoveri, pazienti ambulanti, assunzione di farmaci e conseguenze in termini di contrazione della malattia e di mortalità, la malaria è sempre al primo posto”.

Ad essere colpita non è solo la salute pubblica, ma anche l’economia del paese. Oltre a far perdere giornate di lavoro e di scuola, la malaria pesa sulla vita quotidiana delle famiglie, costrette ad acquistare medicine per la prevenzione e la cura della malattia.

“È un peso sanitario. È un peso economico. Abbassa la produttività di questo paese,” dice il dott. Ali Mzige, direttore del servizio di prevenzione al ministero della sanità della Tanzania.

Si calcola che la malattia costi all’Africa annualmente 12 miliardi di dollari, rallentando annualmente la crescita economica del 1,3%.

La malattia peggiore

Le ragioni per le quali l’Africa porta questo fardello sono diverse. Vi sono quattro tipi principali di malaria, tutti trasmessi dalle zanzare.

Qui predominano sia il parassita più micidiale, il plasmodium falciparum, sia la zanzara che lo trasmette con più facilità, l’anofele gambiae.

Come se non bastasse, la temperatura e l’umidità permettono alla zanzara di vivere abbastanza per sviluppare il parassita, e trasmetterlo ad un’altra vittima.

“Questo è il motivo per cui la malaria è un problema di tali proporzioni in Africa”, spiega il direttore dell’Istituto tropicale svizzero, Marcel Tanner. “Non solo l’Africa ha le condizioni climatiche migliori, ma anche i migliori vettori.”

La fabbrica di zanzare…

Ifakara si trova nella pianura del fiume Kilombero, 320 chilometri a sudest di Dar es Salaam. Durante la principale stagione delle piogge, che inizia a marzo, si verificano le condizioni ideali per sviluppo dell’anofele gambiae.

Gli abitanti di molti villaggi sono esposti a centinaia di punture di zanzare infette ogni anno. “È una fabbrica di zanzare”, dice Gerry Killeen, ricercatore al STI. “La valle del Kilombero ha uno dei livelli di trasmissione più elevati del mondo.”

“Nei prime cinque anni di vita i bambini sono esposti a così tanti attacchi di malaria che o sviluppano anticorpi per il resto della vita, oppure non ce la fanno.”

…e quelle di medicamenti

Oltre all’Istituto tropicale svizzero, che aveva fondato il centro di ricerca di Ifakara, anche alcune industrie farmaceutiche elvetiche sono impegnate nella lotta contro la malaria.

La Novartis, per esempio, produce il Coartem, un medicamento combinato contenente dei derivati dell’artemisinina – estratti di una pianta cinese, particolarmente efficaci nella cura della malaria.

Grazie a questa nuova generazione di medicamenti, si spera di poter ovviare alla resistenza sviluppata dal plasmodio contro i medicamenti tradizionali a base di clorichina.

La Mepha, altra industria farmaceutica basilese, produce dal canto suo l’Artequin, un antimalarico basato sul principio della meflochina, combinata con l’artesunato, un altro derivato dell’artemisinina.

La Mepha, che conduce proprie ricerche nel campo dei medicamenti antimalarici, è d’altro canto specializzata nella produzione di medicinali generici, che pur garantendo le stesse qualità degli originali, costano fino al 50 percento in meno.

Anche la Roche è attiva da anni nel campo della lotta alla malaria. Dopo aver lanciato, nel 1971, il Fanisard, per il trattamento delle forme di malaria resistenti alla clorichinina, 17 anni or sono la multinazionale elvetica ha messo sul mercato il Lariam, a base di meflochina.

Un medicamento che, da allora, è già stato usato con successo da 25 milioni di persone.

swissinfo, Vincent Landon, Tanzania
(traduzione Raffaella Rossello)

Da più di 80 anni c’è una presenza svizzera a Ifakara, nel sud-est della Tanzania:
i cappuccini svizzeri vi aprirono una missione nel 1922,
e nel 1957 vi fu inaugurato il laboratorio dell’Istituto tropicale svizzero,
che nel 1991 passò sotto la gestione della Tanzania.
La Fondazione Novartis per lo sviluppo sostenibile è tuttora attiva in loco.

Nel mondo, oltre 300 milioni di persone si ammalano di malaria ogni anno, e i morti sono più di un milione. Le vittime sono per lo più bambini e donne incinte.

Il 90 percento dei casi si manifestano nell’Africa sub-sahariana.

Secondo i dati dell’OMS, la malaria uccide ogni giorno 3mila bambini sotto i 5 anni, ovvero un bambino africano ogni 30 secondi.

In Africa, i casi di malaria rappresentano il 10 percento dell’insieme delle malattie registrate sul continente.

Per le cure, vengono spesi ogni anno oltre 12 miliardi di dollari.

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