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Abitazioni sfitte più che raddoppiate in 10 anni

facciata di un edificio con cartello a louer
Il forte aumento di abitazioni sfitte è imputabile prima di tutto al settore locativo. Keystone / Salvatore Di Nolfi

Il primo giugno si contavano in Svizzera 75'323 case ed appartamenti non occupati in Svizzera, pari all'1,66% del patrimonio abitativo. Una sovrapproduzione dovuta soprattutto al fatto che il mercato immobiliare – seppur in difficoltà – continua a generare rendimenti più interessanti rispetto ad altri investimenti.


A livello nazionale sull’arco di 12 mesi le abitazioni vuote sono aumentate di 3’029 unità, ovvero del 4,2%, informa lunedì l’Ufficio federale di statisticaCollegamento esterno. Gli alloggi in locazione sfitti erano 62’825 (+5,2%), mentre le abitazioni non occupate e destinate alla vendita erano 12’498 (-0,6%).

Nell’arco di dieci anni, il numero di abitazioni sfitte è più che raddoppiato: nel 2009, infatti, erano 34’761. Il tasso è passato dallo 0,9% all’1,66%. L’aumento è imputabile soprattutto al settore locativo (+138%), mentre per gli alloggi in proprietà la crescita è stata meno marcata (+32%).

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A livello regionale, vi sono differenze notevoli. Il primato è detenuto dal cantone Soletta, dove il tasso di abitazioni non occupate è passato dal 2,98% al 3,4%. L’aumento più marcato si registra invece in Ticino: alla fine di giugno 2019 erano sul mercato 2’284 appartamenti e case, quasi il 15% in più rispetto all’anno precedente.

Ginevra e Zugo restano invece i cantoni in cui è più difficile trovare un’abitazione sfitta. Nel primo (che conta oltre 500’000 abitanti) ve ne erano a disposizione solo 1’260, pari a un tasso dello 0,54%, mentre nel secondo (quasi 130’000 abitanti) appena 244 (0,42%).

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Rendimenti malgrado tutto interessanti

Le ragioni di questa forte progressione delle abitazioni sfitte, in particolare nel settore locativo, sono molteplici.

Il calo della domanda è da imputare soprattutto alla diminuzione dell’immigrazione dall’Unione Europea. Complici i tassi ipotecari ai minimi storici, questo calo non si è però tradotto in una riduzione della costruzione di edifici ad uso abitativo. “Questo fenomeno – scrive il Credit Suisse nel suo rapporto sul mercato immobiliare – si spiega con la persistenza di tassi negativi, che permettono al settore immobiliare di generare dei rendimenti di cash-flow più interessanti rispetto alle obbligazioni”.

Il servizio della RSI:

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