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MPC: donna 31enne di Winterthur accusata di turismo della Jihad

Il Tribunale penale federale a Bellinzona KEYSTONE/TI-PRESS/PABLO GIANINAZZI sda-ats

(Keystone-ATS) Una presunta turista della Jihad elvetica sarà chiamata alla sbarra tra due settimane al Tribunale penale federale di Bellinzona.

La donna, originaria di Winterthur (ZH), è accusata di aver lasciato la Svizzera per unirsi al sedicente Stato Islamico (Isis) e di aver caldeggiato un attentato in territorio elvetico. Lo si legge nell’atto di accusa del Ministero Pubblico della Confederazione, di cui l’ats possiede una copia.

Le accuse nei confronti della 31enne sono gravi: a fine 2015 in Egitto, dove abitava con il figlioletto di quattro anni, la donna ha venduto tutti i propri averi per finanziare il viaggio fino in Siria. Il passaggio dalla località egiziana di Marsa Matrouh fino a Creta le sarebbe costato 12mila franchi. Dall’isola greca ha poi raggiunto Atene in volo e da lì, passando dalla Turchia, avrebbe dovuto giungere in Siria dove progettava di unirsi alle file dell’organizzazione terroristica Isis a Raqqa.

Il 2 gennaio 2016 la donna è però stata fermata al confine turco. In seguito avrebbe due volte tentato – invano – di entrare in Siria, scrive il MPC. Secondo la Procura federale, la 31enne non poteva ignorare che le proprie azioni potessero suscitare grande attenzione mediatica in tutta la Svizzera, diventando di fatto “un modello per potenziali imitatori”. Con il suo comportamento “ha promosso l’attività criminale e l’esistenza stessa dell’Isis”.

Dall’atto di accusa si evince anche come la donna abbia ceduto all’ideologia jihadista e di quanto fortemente si sia identificata con l’organizzazione terroristica. La 31enne si è convertita all’Islam nel 2009, la sua radicalizzazione è avvenuta successivamente, soprattutto a causa dei video pubblicati in internet dal predicatore tedesco islamista Pierre Vogel.

Da allora la donna è convinta che ogni musulmano abbia il dovere di raggiungere l’Isis per fornirgli il proprio sostegno. Essa ama l’organizzazione terroristica e ritiene che sia meglio vivere secondo la legge islamica. Ha rinunciato completamente ai valori occidentali e non vede più alcuna possibilità di vivere in Svizzera, paese di cui respinge il sistema giuridico e il governo stesso.

Poiché la Svizzera le ha impedito di vivere con l’Isis, la donna si è convinta che tra la Confederazione e lo Stato Islamico fossero in corso una guerra. Per questo motivo, e anche perché la Svizzera sostiene la Francia nella sua lotta a Daesch, ha caldeggiato eventuali attentati nel paese. In generale, ritiene che sia giusto che i “martiri” si facciano esplodere nelle città occidentali: in questo modo possono guadagnarsi un posto nel livello più alto del paradiso.

Per questo motivo non aveva visto altra possibilità che quella di trasferirsi in Siria con il figliolo e di far crescere quest’ultimo sotto l’egida dello Stato Islamico, per “portarlo sulla retta via”.

Dopo gli sfortunati tentativi di entrare in Siria, la donna è stata arrestata l’11 gennaio 2016 all’arrivo all’aeroporto di Zurigo Kloten. Privata di documenti e di patente di guida, da allora si trova in libertà vigilata, con l’obbligo di presentarsi una volta alla settimana alla polizia cantonale zurighese, in attesa del processo.

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