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Nel fermento culturale di Città del Capo

Mafalala, un pezzo d'Africa sul palco del Theaterspektakel di Zurigo Christian Altorfer

La storia dei rapporti tra la Confederazione e il regime dell'apartheid ha ancora zone d'ombra, ma in campo culturale, grazie all'ufficio di collegamento di Pro Helvetia, si festeggiano 10 anni di luce.

Zurigo, fine agosto: il palco sul lago dello Zürcher Theaterspektakel si trasforma in una dichiarazione d’amore a Mafalala, sobborgo in piena esplosione demografica di Maputo. La forza di sopravvivenza dei suoi abitanti si concentra e si rispecchia nei corpi di quattro ballerini mozambicani.

La danza e la musica cancellano per un attimo il tempo e lo spazio, smorzando l’enorme contrasto esistente tra Zurigo, una delle città più ricche del mondo, e la periferia della capitale del Mozambico. La distanza si riduce ulteriormente nel secondo momento dello spettacolo, quando la compagnia propone Há Mais, del coreografo svizzero Thomas Hauert: le musiche di Strawinsky s’intrecciano col silenzio, i colori con i grigi, la luce col buio, le movenze tradizionali africane col linguaggio internazionale della danza moderna.

Dalla Svizzera all’Africa: un biglietto di andata e ritorno per la cultura

CulturArte – questo il nome della compagnia diretta dal giovane e promettente coreografo mozambicano Panaïbra Gabriel – è in tournée grazie anche al contributo di Pro Helvetia, che l’ha voluta a Zurigo per festeggiare i 10 anni di attività della sua antenna di Città del Capo, un ufficio che per gli artisti svizzeri rappresenta una porta aperta su tutta l’Africa australe . «Questa è l’occasione di presentare e riportare in Svizzera una parte delle nostre attività all’estero», spiega il presidente di Pro Helvetia Mario Annoni.

E sebbene Pro Helvetia non sia l’unica associazione a favorire gli scambi culturali tra nord e sud, né la più grande, il suo contributo ha delle ricadute importanti per le persone coinvolte. «Vado a Maputo per insegnare», racconta ad esempio Thomas Hauert, «ma alla fine è di più quello che imparo e porto a casa».

Lo scambio, l’imparare gli uni dagli altri, è fondamentale anche per Panaïbra Gabriel. «Questo viaggio in Svizzera ci permette di vedere cosa c’è intorno a voi, di conoscervi e, attraverso le differenze che osserviamo, di conoscere meglio noi stessi». È stata proprio la voglia di conoscenza a spingere Gabriel ad invitare docenti di danza occidentali a lavorare con la sua compagnia.

«Penso che ci debbano essere scambi a tutti i livelli: locale e regionale, ma anche intercontinentale. Viviamo in una società globale, siamo parte di questa società e dobbiamo esserlo in modo attivo, non starcene nel nostro angolino. Molti temono la globalizzazione perché la ritengono collegata ad una perdita d’identità, ma abbiamo qualcosa da perdere soltanto se non cogliamo l’opportunità per incontrarci e imparare a conoscere e apprezzare le peculiarità d’ognuno».

Piccolo, ma di qualità

Le parole dei due coreografi rispecchiano lo spirito nel quale lavorano le antenne di Pro Helvetia all’estero. A Città del Capo, la Fondazione svizzera per la cultura è arrivata poco dopo la caduta del regime dell’apartheid. Col Sudafrica, la Svizzera ha sempre avuto rapporti commerciali importanti, anche quando il regime era colpito da sanzioni. Una pagina, questa, mai completamente chiarita e che ha suscitato notevoli polemiche quando il governo elvetico ha deciso di limitare l’accesso agli archivi per gli storici.

Per Mario Annoni, la scelta di aprire un ufficio all’estero ha poco a che vedere con i retaggi storici e con le relazioni economiche, anche se in un certo senso «le attività culturali seguono le attività commerciali. In questo momento, ad esempio, assistiamo al boom cinese. Sono gli artisti stessi che ci chiedono di andare lì; le loro richieste per la Cina sono aumentate del 40%». Analogamente, quando si è scelta Città del Capo, lo si è fatto perché gli artisti erano interessati ad entrare in contatto con «uno dei centri culturali più vivaci dell’Africa australe».

Jasper Walgrawe, da un anno direttore dell’ufficio di collegamento a Città del Capo, sottolinea come la Svizzera sia un paese piccolo che però, sorprendentemente, può contare su un ampio spettro di attività culturali di alto livello, soprattutto per quanto riguarda l’arte contemporanea. «Mi occupavo di cultura già prima di approdare a Pro Helvetia e posso assicurare che anche vista dall’esterno è una delle agenzie di promozione culturale più interessanti tra quelle presenti in Africa del Sud. Mi ha sempre affascinato la sua capacità di provocare, di generare interesse in modo innovativo, senza battere le strade dell’ovvietà».

Si può fare di più

Per quanto confortante, il bilancio di Pro Helvetia potrebbe essere migliore. Il senatore liberale Felix Gutzwiller, intervenuto proprio in occasione della celebrazione ufficiale dei 10 anni di presenza a Città del Capo, si è rammaricato del fatto che la cooperazione internazionale della Svizzera sia orientata per il 90% verso l’economia e solo in minima parte verso la cultura.

«Non penso che lo scambio culturale debba essere visto solo come un derivato di quello economico», afferma Gutzwiller. «Certo, l’aspetto economico dominerà sempre, ma il rapporto potrebbe essere differente. Purtroppo non è ancora chiaro a tutti che il confronto culturale non è fine a sé stesso. Significa diversità, multiculturalità, valori che oggi sono centrali anche per l’economia».

Per Pro Helvetia c’è da sperare che Gutzwiller riesca a convincere i suoi colleghi parlamentari quando si tratterà di ridiscutere il budget da assegnare alla Fondazione svizzera per la cultura.

swissinfo, Doris Lucini, Zurigo

Aperta nel 1998, l’antenna di Pro Helvetia in Sudafrica ha promosso ben 500 progetti, soprattutto nel campo della danza, della musica e delle arti visive (che non hanno bisogno della lingua come intermediario). Ma ci sono anche progetti teatrali, letterari e cinematografici.

Orientato all’arte contemporanea, l’ufficio di Città del Capo ha l’obiettivo di far conoscere all’Africa australe la scena culturale svizzera e di promuovere il contatto tra artisti svizzeri e africani. A questo scopo sostiene progetti in Sudafrica, Mozambico, Zimbawe, Botswana, Namibia, Angola, Zambia e Madagascar.

Ha un budget annuale di 605’000 franchi.

Le manifestazioni organizzate per l’anniversario comprendono oltre a vari spettacoli (danza, concerti HipHop e Jazz) anche un convegno sulla collaborazione in campo musicale che si tiene il 12 e il 13 settembre all’Università di Basilea.

La Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia è una fondazione di diritto pubblico nata nel 1939. Promuove le attività culturali di interesse nazionale.

Pro Helvetia si impegna per offrire agli artisti ed intellettuali elvetici le migliori condizioni possibili per la creazione e diffusione delle loro opere e li aiuta a farsi conoscere in Svizzera e all’estero.

Il suo budget annuo (32 milioni di franchi nel 2007) è coperto dalla Confederazione. Attualmente dispone di 62 posti di lavoro a tempo pieno, di cui 19 all’estero.

Pro Helvetia ha antenne a Parigi, Varsavia, Cairo, Città del Capo e Nuova Delhi. Può contare sugli Istituti svizzeri di Roma (con centri a Milano e Venezia) e New York. Il servizio internazionale è completato dal Programma culturale svizzero nei Balcani occidentali.

Recentemente ha aperto un ufficio a Shangai, in Cina, e sta studiando la possibilità di stabilirsi in Russia e in Sudamerica.

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