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I politici svizzeri non vogliono diventare professionisti

La maggior parte dei parlamentari svizzeri dedicano oltre la metà del loro tempo di lavoro alle attiivtà politiche. Keystone

Molti membri del parlamento elvetico dedicano una parte significativa della loro settimana lavorativa alla politica. Ma non vogliono diventare politici di professione: preferiscono tenere un piede nel "mondo reale". 

Karin Keller-Sutter fa parte del parlamento svizzero dal 2011. La senatrice del Canton San Gallo figura sicuramente tra i parlamentari che potrebbero essere definiti “politici di professione”. Attiva a livello politico da una ventina d’anni, ha già fatto parte del parlamento e dell’esecutivo sangallese, è stata presidente della sezione cantonale del Partito liberale radicale e si è anche presentata come candidata per l’elezione nel governo svizzero. Ma non vuole essere considerata una politica professionista. 

“La politica era la mia professione quando facevo parte del governo del Canton San Gallo. Durante questi anni svolgevo un lavoro a tempo pieno e dirigevo anche un dipartimento cantonale”, dichiara Karin Keller-Sutter. Adesso dedica il 50-60% del tempo lavorativo per il Senato e il resto lo consacra alle attività in seno ai consigli di amministrazione di alcune aziende. 

Tradizione politica

Anche lo sciaffusano Thomas Minder non si considera un professionista. Il proprietario di una società di prodotti cosmetici aveva lanciato nel 2006 un’iniziativa popolare “contro le retribuzioni eccessive” dei manager, che aveva suscitato grande interesse non solo in Svizzera ma anche a livello internazionale. Minder, che non aveva mai fatto politica fino allora, è riuscito nel 2011a farsi eleggere in Senato. L’anno scorso, la sua iniziativa è stata approvata dal popolo svizzero e Minder è stato designato “politico dell’anno”. 

Accettando questo riconoscimento, conferitogli dalla popolazione, il senatore indipendente ha affermato di considerare un po’ strana la sua scelta, dal momento che non è nemmeno un politico di professione. “Sono innanzitutto un imprenditore e poi un senatore senza partito”, ha dichiarato. 

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Il fatto che Karin Keller-Sutter e Thomas Minder non vogliano essere definiti dei politici professionisti non sorprende. La Svizzera ha da sempre avuto “parlamenti di milizia”, sia a livello nazionale che cantonale. I 200 deputati e i 46 senatori del parlamento svizzero si ritrovano generalmente a Berna solo per le quattro sessioni annuali delle Camere federali – della durata ciascuna di tre settimane – e per alcune riunioni delle commissioni parlamentari. La maggior parte svolgono altri lavori nel corso dell’anno. 

Il deputato Luzi Stamm lavora ad esempio come avvocato. “Penso che la politica, così come viene gestita in Svizzera, offra molta flessibilità ai parlamentari. Accanto alle mie attività di parlamentare mi occupo al 100% dei miei clienti. Certamente, però, lavoro più di 40 ore la settimana”, indica il rappresentante dell’Unione democratica di centro. 

Il sistema di milizia, un mito? 

Da diversi anni il sistema di milizia del parlamento viene messo sempre più in discussione. Il carico del lavoro e la complessità dei dossier sono gradualmente aumentati negli ultimi tempi. 

Un centinaio di parlamentari, interrogati nel 2014 dalla testata domenicale “Schweiz am Sonntag”, hanno indicato che dedicano, in media, 29 ore alla settimana ai loro doveri di rappresentanti del popolo – l’equivalente di un posto di lavoro al 70%. Circa un terzo dei parlamentari ha dichiarato di non svolgere un’altra attività professionale al di fuori della politica. 

Nell’ambito di uno studio realizzato quattro anni fa, la ricercatrice dell’Università di Zurigo Sarah Bütikofer è giunta alla conclusione che il parlamento di milizia non esiste quasi più, anche se molti politici continuano a coltivare questo “mito”. La maggior parte dei parlamentari consacrano la metà o due terzi del loro tempo alle attività politiche. 

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“Vi è un continuo aumento del numero di parlamentari che lavorano a tempo pieno per la politica”, sottolinea Sarah Bütikofer. 

Aumento del reddito 

Secondo la banca dati parlamentare Curia Vista, tra retribuzioni e indennità i deputati hanno guadagnato in media 138’000 franchi nel 2013 per le loro attività alla Camera del popolo, mentre i senatori hanno incassato 156’000 franchi per esercitare il loro mandato alla Camera dei Cantoni. 

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Nuova generazione

Questo contenuto è stato pubblicato al Anche in Svizzera i ranghi del parlamento nazionale si sono ringiovaniti negli ultimi decenni. Molti giovani approdano al legislativo senza disporre ancora di un’esperienza professionale al di fuori della politica. Evi Allemann fa parte di questa nuova generazione.

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L’aumento del reddito parlamentare registrato negli ultimi 10 anni ha reso più attraente questo lavoro, rileva Sarah Bütikofer. Molti possono quindi vivere grazie a questo reddito e si consacrano a tempo pieno alla politica. 

Il tasso di fluttuazioni in seno al parlamento è relativamente basso: dal 2011 solo 24 dei 246 membri delle Camere federali, ossia il 9,7%, hanno lasciato il loro incarico. Un’altra decina ha già annunciato di voler rinunciare a candidarsi per un altro mandato nel 2015. 

Confronto con il mondo reale 

“Non vedo alcun problema nel fatto di essere politici di professione, ma ritengo che vi siano anche dei vantaggi a non svolgere solo questa attività”, dichiara Bastien Girod. Il deputato del Partito ecologista svizzero lavora anche come ricercatore post-dottorato presso il Politecnico federale di Zurigo. 

“Nel mio caso riesco davvero a conciliare l’attività politica con quella scientifica. In tal modo posso costruire le mie opinioni in modo indipendente, mentre i politici che lavorano a tempo pieno dipendono spesso dal parere di altri esperti”, sostiene Girod. 

Una visione condivisa da Karin Keller-Sutter: “Considero in modo positivo la possibilità di svolgere un lavoro accanto alle attività parlamentari. In questo modo si dispone anche dell’esperienza derivante da un lavoro pratico, si riesce ad esempio ad avere una visione dall’interno delle attività delle aziende. Se uno lavora solo in parlamento, rischia di non vedere il mondo reale e di coltivare solo un’impressione personale”. 

Parlamenti cantonali 

Il tasso di fluttuazione dei rappresentati dei parlamenti cantonali è più alto di quello dei membri del parlamento federale. 

Secondo uno studio condotto nel 2014 da Antonietta Feh Widmer dell’Università di Berna, i parlamenti cantonali si sono rinnovati in misura del 50% tra il 1990 e il 2012. 

Il più alto tasso di fluttuazione si è registrato nel parlamento del Canton Ginevra (69%) e il più basso in quello di Appenzello interno (29%). 

Questo fenomeno non agevola il lavoro e l’efficacia dei parlamenti cantonali: i nuovi parlamentari necessitano generalmente di un po’ di tempo per acquisire una certa competenza nei vari dossier.

Traduzione e adattamento di Armando Mombelli

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