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“Se lo fanno gli svizzeri, possiamo farlo anche noi”

Con l'elezione di Manuela Carmena, il comune di Madrid è tornato ad avere un sindaco di sinistra dopo 24 anni di dominio del Partito popolare (PP). AFP

Sindaca di Madrid dal giugno 2015, Manuela Carmena intende promuovere una politica basata sui principi della democrazia diretta. La giurista carismatica e polemica ha lanciato una piattaforma di partecipazione cittadina. Un’esperienza unica in Spagna.

swissinfo.ch: Come funziona concretamente questa piattaforma di partecipazione cittadina?

Manuela Carmena: Abbiamo creato un sito web [Governo apertoCollegamento esterno, ndr] che permette a tutti i cittadini di presentare delle proposte, a condizione che siano conformi alla legge e rispettino i diritti umani. Le proposte devono ottenere il sostegno di almeno il 2% degli iscritti alla piattaforma, 55mila persone circa. Una volta raggiunto questo obiettivo, si esamina la possibilità di organizzare una votazione e di concretizzare queste idee. È questo, in sintesi, il nostro progetto.

swissinfo.ch: Questo desiderio di promuovere la partecipazione cittadina ha radici nel Movimento 15M?

Il Movimento 15M prende il nome dalla protesta del 15 maggio 2011, quando almeno 20mila persone “senza tetto, senza lavoro, senza pensione e senza paura” scesero in piazza in diverse città spagnole per manifestare la loro indignazione nei confronti del mondo politico.

Al calar del sole, migliaia di giovani decisero di occupare la piazza Puerta del Sol a Madrid, almeno fino alle elezioni regionali del 22 maggio.

Nacque così il movimento 15M, o degli indignati, il cui obiettivo è la promozione di una democrazia partecipativa. 

M. C.: Vediamo un po’… Vista la mia età [71 anni, ndr], non appartengo alla generazione del Movimento 15M che, tra l’altro, si è sviluppato quando io non ero in Spagna. Credo però rappresenti una nuova forma di far politica, promossa da giovani che oggi fanno parte della mia squadra in Municipio. Il Movimento 15M ha permesso a più persone con necessità e ideali analoghi di riunirsi.

Ho così deciso di incontrare i giovani del movimento, che mi hanno chiesto di collaborare e di presentare la mia candidatura per le elezioni municipali.

Del resto, è da molto che mi sono resa conto che la democrazia rappresentativa sta raggiungendo i suoi limiti. Non funziona. Sono sempre stata affascinata dall’opera dell’ex ministra francese Simon Veil e per me è stata una sorta di conferma scoprire la sua visione critica nei confronti dei partiti tradizionali.

swissinfo.ch: Il modello svizzero della democrazia diretta l’ha in qualche modo influenzata?

M. C.: Quando ho ricoperto il ruolo di relatrice speciale ONU sulle detenzioni arbitrarie, mi è capitato spesso di essere a Ginevra. Ogni volta che vedevo i manifesti pro o contro una votazione popolare mi dicevo: “Se possono farlo gli svizzeri, possiamo farlo anche noi, o no?”.  

swissinfo.ch: In un’intervista a swissinfo.ch, il suo collaboratore Pablo Soto ha descritto la Svizzera come il “paese delle minoranze soddisfatte”. Spera di raggiungere qualcosa di analogo a Madrid?

M. C.: Pablo Soto è il consigliere responsabile del progetto “partecipazione cittadina”. So che questa è la sua visione della Svizzera, una visione che tra l’altro condivido. Come le ho già detto, ero affascinata nel vedere i manifesti sulle votazioni popolari.

Vorrei però ricordare una frase molto importante del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon: “La democrazia non può essere solo rappresentativa”. È dunque necessario considerare lo sviluppo di nuove strutture democratiche.

Trovo molto interessante una democrazia che permette ai cittadini di presentare proposte e prendere decisioni. Bisogna continuare a riflettere su nuove forme di democrazia partecipativa, che non abbiano nulla a che vedere coi partiti politici, ma siano più snelle, flessibili e soprattutto più ancorate nel territorio. Il problema dei partiti politici è che sono obbligati a pronunciarsi su tutto e a decidere su qualsiasi cosa. Sarebbe bene superare questi schemi, che cominciano a starci stretti.

swissinfo.ch: Cosa accade quando il popolo si esprime contro il parere di governo e parlamento, col rischio di mettere in difficoltà il paese come nel caso svizzero dell’iniziativa contro la costruzione di minareti?

M: C.: Credo che lo si debba accettare, che dobbiamo tener conto del fatto che il popolo può anche sbagliarsi. Ma attenzione, come ho detto all’inizio, dobbiamo tener presente che nessuna decisione popolare può essere contraria al rispetto dei diritti umani.

Nel caso particolare dei minareti, non condivido la scelta del popolo svizzero. Ma se i diritti umani non vengono violati, bisogna rispettarla. La società può esprimersi su qualsiasi tema, nel rispetto dei diritti umani e del quadro istituzionale e giuridico vigente.

swissinfo.ch: Il modello svizzero di “democrazia diretta” può essere esportato?

M: C.: Non credo possa essere esportato come un pacchetto. Non è una buona idea. È invece positivo ispirarsi. Non sono convinta che si possano trasportare in blocco esperienze da una società all’altra. Certo, gli esseri umani sono molto simili, ma allo stesso tempo la società spagnola non ha molto a che vedere con quella svizzera [ride].

Detto ciò, la Svizzera dispone di strumenti politici molto interessanti e siamo dunque aperti a uno scambio.

swissinfo.ch: Sarebbe favorevole all’introduzione nella Costituzione spagnola della possibilità di una maggior controllo democratico e di una più grande partecipazione cittadina, attraverso ad esempio lo strumento del referendum su modello elvetico?

M: C.: Mi sembra una buona idea. Potremmo adattare questo strumento alla nostra realtà. Sarebbe anche positivo ampliare la possibilità di iniziativa legislativa, che in Spagna è molto limitata. È estremamente difficile che una proposta di legge arrivi al Parlamento attraverso un’iniziativa legislativa. Appoggerei dunque una simile proposta.

swissinfo.ch: Quale eredità le piacerebbe lasciare a Madrid?

M: C.: Una città più libera, molto più creativa, brillante e soprattutto giusta. Con un più alto livello di uguaglianza e miglioramenti sul piano sociale. 

Manuela Carmena

Giurista e giudice emerita, Manuela Carmena nasce a Madrid nel 1944. Nel 1977 si presenta alle elezioni generali per il Partito comunista. Dopo una laurea in diritto, si specializza in diritti dei detenuti e nel 1986 ottiene il Premio nazionale per i diritti umani. Dal 2003 al 2009 è presidente e relatrice del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie.

Alle elezioni municipali del 2015 si candida al posto di sindaco per il partito di sinistra Ahora Madrid. Giunge seconda, dietro a Esperanza Aguirre (Partito Popolare, PP), ma viene eletta sindaco grazie all’appoggio del socialista Manuel Carmona.

Ahora Madrid è frutto di un’alleanza tra Podemos e la piattaforma Ganemos Madrid. 

(Traduzione dallo spagnolo, Stefania Summermatter)

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