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Partito Netanyahu chiede l’annessione colonie, ira Anp

Il premier Benjamin Netanyahu KEYSTONE/AP Pool AFP/GALI TIBBON sda-ats

(Keystone-ATS) L’annessione di fatto ad Israele delle colonie ebraiche in Cisgiordania, dove oggi risiedono oltre 400 mila ebrei.

È questo l’obiettivo di massima fissato ieri dal Comitato centrale del Likud, al termine di una riunione dove a dare il tono è stata la corrente massimalista del partito, rappresentata da alcuni ministri e dal presidente della Knesset Yoel Edelstein, lui stesso ex residente in un insediamento.

Era assente invece Benyamin Netanyahu che, in base al regolamento interno, non è vincolato dalle risoluzioni del Comitato centrale. Oggi il premier si è espresso alla Knesset (parlamento) su un ventaglio di questioni, fra cui le manifestazioni in corso in Iran. Ma sulla opportunità o meno di estendere la legge di Israele agli insediamenti della Cisgiordania ha preferito tacere.

Immediata la reazione della leadership palestinese. ”Una decisione seria e crudele”, ha osservato il portavoce governativo Yousuf al-Mahmoud. Le aree in questione, ha osservato, sono ”terre palestinesi, al cuore delle quali si trova la nostra capitale, la Gerusalemme araba”. ”La escalation degli occupanti contro la nostra terra e contro il nostro popolo procede a ritmo accelerato ed in maniera pericolosa”, ha aggiunto, riferendosi alle ripercussioni provocate dal riconoscimento da parte del presidente Usa Donald Trump di Gerusalemme come capitale di Israele. Da allora nei Territori si sono susseguite manifestazioni di protesta.

L’Autorità nazionale palestinese ha inoltre sospeso i rapporti con i dirigenti statunitensi e ha richiamato per consultazioni il proprio ambasciatore a Washington. E attualmente la visita nella zona del vice presidente Mike Pence – fissata per la fine di dicembre e poi slittata – resta ancora incerta.

Al tempo stesso le parole di Trump hanno avuto l’effetto di riscaldare il cuore fra i dirigenti del Likud. Riferendosi al proprio intervento al Comitato centrale del Likud, Edelstein ha scritto su Facebook: ”Mi sono da li’ rivolto al presidente degli Stati Uniti e gli ho detto: ‘Continui col sostegno che Lei garantisce alla giustizia e alla verità storica. Sostenga ad esempio la unificazione fra Gerusalemme e (la città -colonia) Maaleh Adumim’. Sono passati i giorni delle menzogne, finiti i giorni dei congelamenti edilizi. Dobbiamo tradurre in fatti sul terreno il vento opportuno di cui beneficiamo”.

Il ministro dell’intelligence Israel Katz – che come Edelstein si reputa un potenziale successore di Netanyahu – ha affermato che occorrerebbe ”rafforzare Gerusalemme” garantendo uno status municipale particolare agli abitanti di popolosi insediamenti vicini.

La forte virata nazionalista del Likud è stata accolta con compiacimento dal partito nazional-religioso Focolare ebraico, mentre ha allarmato i partiti della opposizione laica, come i laburisti ed i centristi di Yesh Atid. Temono in particolare che la estensione della legge israeliana alle colonie mandi a picco qualsiasi ipotesi di accordo con i palestinesi e che fra il Giordano e il mar Mediterraneo si costituisca di fatto una unica entità , di carattere bi-nazionale.

Con determinazione ancora maggiore il movimento Peace Now ha affermato che con la svolta approvata dal Likud ”Israele si separa dalla democrazia e si avvia verso la costituzione di un regime di apartheid nei Territori”. ”Netanyahu – secondo i pacifisti israeliani – svende il futuro di Israele pur di sopravvivere politicamente” alle indagini della polizia nei suoi confronti. .

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