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Parziale luce verde per la Convenzione delle Alpi

Secondo i senatori, le Alpi non sono solo un'ecosistema da proteggere (foto: swiss-image.ch) Swiss-Image.ch

Quale prima camera del parlamento, dopo oltre due anni di discussioni ed esitazioni, il Consiglio degli Stati compie un passo verso la ratifica di alcuni protocolli aggiuntivi della Convenzione delle Alpi.

Con 24 voti contro 10, accompagnando i testi da riserve, ha deciso di ratificarne tre su nove.

Una minoranza guidata da Simon Epiney (PPD/VS), sostenuta da altri rappresentanti delle regioni periferiche, ha tentato invano di rinviare un’ennesima volta la decisione.

Per il vallesano, sarebbe stato opportuno attendere che il Consiglio federale presentasse al parlamento la nuova politica regionale (NPR) della Confederazione, attualmente in corso di elaborazione. I «senatori» hanno bocciato la proposta di minoranza con 27 voti contro 17.

I timori dei contrari

Gli oppositori dei protocolli hanno ribadito il loro timore che la protezione della natura prevalga sull’utilizzazione delle risorse, che pure è ancorata nella nozione di sviluppo sostenibile, ha sottolineato Epiney.

Le difficoltà economiche delle regioni di montagna sono sempre più grandi: migliaia di impieghi, anche nel servizio pubblico, sono scomparsi, gli ha fatto eco Carlo Schmid (PPD/AI).

La commissione preparatoria ha tenuto conto di tutti questi timori, ha detto il suo presidente Rolf Büttiker (PLR/SO).

Si è cercata una via pragmatica che permettesse di creare un equilibrio tra coloro che non vogliono alcun protocollo e coloro che li vogliono tutti, ma anche tra esigenze di protezione dell’ecosistema alpino e di sviluppo economico.

“Rete di sicurezza”

Gli Stati hanno scelto, seguendo le raccomandazioni commissionali, di approvare tre dei nove protocolli al testo, ossia quelli relativi a pianificazione territoriale e sviluppo sostenibile, protezione del suolo e trasporti.

In questo modo sarà possibile fare esperienze pratiche prima di decidere della sorte degli altri testi, che concernono in particolare energia, agricoltura, foreste, protezione della natura e turismo, ha spiegato Büttiker.

Sempre seguendo la commissione preparatoria, i «senatori» hanno voluto una «rete di sicurezza» costituita da tre dichiarazioni e una riserva.

Il Consiglio federale dovrà ribadire che dall’applicazione dei protocolli non risulteranno oneri o doveri supplementari per la Confederazione.

In caso contrario, Berna dovrà risolvere il problema facendo ricorso, prioritariamente, alle disposizioni legislative nazionali.

Tutela del territorio

Sia Theo Maissen (PPD/GR) che il consigliere federale Moritz Leuenberger hanno insistito sul fatto che la protezione dello spazio alpino non costituisce un impedimento allo sviluppo economico, ma piuttosto la garanzia per la conservazione del quadro naturale che permetterà alle generazioni future di continuare a sfruttarlo.

I protocolli, alla cui elaborazione la Svizzera ha ampiamente partecipato, costituiscono inoltre un sostegno alla politica svizzera, ha aggiunto Leuenberger.

I testi riprendono principi già conosciuti nella Confederazione, come il trasferimento dalla strada alla rotaia del traffico merci.

È sorprendente che il Paese più marcatamente alpino si ritrovi nuovamente a discutere sulla necessità di ratificare o meno i protocolli, dopo che è stato uno dei motori della loro elaborazione, ha detto Simonetta Sommaruga (PS/BE).

La Confederazione ha interesse a veder riconosciuta la propria politica per le regioni di montagna, in cui Berna è stata pioniera.

Per la «senatrice» bernese si tratta anche di non perdere credibilità all’estero. Sul dossier dovrà ora pronunciarsi il Consiglio nazionale. La decisione degli Stati potrà quindi essere ancora ribaltata.

swissinfo e agenzie

Austria, Germania, Liechtenstein e Slovenia hanno ratificato i nove protocolli aggiuntivi;
L’Italia ne ha accettati otto, escludendo quello sui trasporti;
La Francia ha scelto un percorso simile a quello svizzero, ratificando solo due testi, con gli altri sette ancora nelle mani del parlamento.

La Convenzione delle Alpi mira a definire una politica globale di sviluppo sostenibile per l’insieme dell’arco alpino.

Riunisce Germania, Austria, Francia, Italia, Liechtenstein, Monaco, Slovenia, Svizzera e Unione europea. Berna l’ha ratificata nel 1999.

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