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Più competitività per la scienza europea

Il professor Zinkernagel ha ricevuto il premio Nobel per la medicina nel 1996 Keystone

Il luminare e premio Nobel svizzero Rolf Zinkernagel è stato chiamato a far parte del comitato scientifico del Consiglio europeo per la ricerca (CER).

L’Unione europea ha incaricato il CER di sostenere e promuovere progetti di ricerca nell’intento di raggiungere gli Stati Uniti. Zinkernagel ha spiegato a swissinfo quali saranno le strategie adottate a partire dal 2007.

Il professore di patologia sperimentale dell’Università di Zurigo aggiunge che la Svizzera fornisce alla ricerca scientifica un contributo pari a quello delle nazioni dell’Unione europea.

swissinfo: Quali sono gli obbiettivi del nuovo Consiglio europeo per la ricerca?

Rolf Zinkernagel: Il concetto alla base del CER è duplice. Da un lato, ci si è convinti che fosse essenziale avvicinare il programma scientifico dell’Unione europea (Ue), più condizionato da criteri politici, a quello degli Stati Uniti, maggiormente orientato verso la competizione e dove si concentra la metà della ricerca scientifica a livello mondiale.

Secondariamente, l’Ue ha ritenuto importante creare un organo dotato di un budget solido e diretto con criteri scientifici. Il nostro scopo principale è quello di sviluppare una piattaforma in grado di sostenere la ricerca europea di punta, in aggiunta ai programmi nazionali.

swissinfo: Quali misure concrete saranno adottate per raggiungere questi obbiettivi?

R.Z.: Prendiamo l’esempio della competizione in ambito scientifico e confrontiamolo con il mondo dell’arte: non è possibile scegliere un pittore, assumerlo e ordinargli di dipingere un quadro del «periodo blu». Non può funzionare.

Si tratta invece di individuare gli artisti di punta in Europa e sostenerli, sperando così che diventino ancora migliori. Analogamente, in ambito scientifico dobbiamo valutare i progetti di ricerca, scegliere i più interessanti e sostenerli finanziariamente.

swissinfo: Quanto è distante l’Europa dagli Stati Uniti in materia di ricerca scientifica?

R.Z.: In Europa si lavora ragionevolmente bene, ma il problema è che la ricerca e i progetti scientifici sono ancora largamente concepiti in maniera nazionalista. Si tratta di stabilire quale strategia adottare in Europa in merito alla scienza, intesa come questione globale.

La fuga dei cervelli europei verso gli Stati Uniti è una conseguenza del saper rendere la competitività un fattore attrattivo, e in questo ambito gli americani sono più bravi. Le nostre leggi sul lavoro sono meno flessibili rispetto agli Stati Uniti: questo è negativo per la scienza, in quanto sono necessarie facilitazioni dal punto di vista dell’impiego.

Per un ricercatore, il contesto di lavoro è uno degli aspetti più importanti. Da questo punto di vista, l’Europa dispone di eccellenti possibilità: la fuga dei cervelli può essere arginata offrendo opportunità di ricerca e condizioni di vita migliori rispetto agli Stati Uniti.

L’interrogativo maggiore a livello politico sarà quello di sapere se l’Ue intende promuovere solo la scienza applicatao anche quella di base. Le intuizioni più importanti, infatti, non provengono necessariamente dalle applicazioni, ma dalla curiosità nel porre certe domande. Da questo punto di vista, l’Ue non ha avuto un ruolo molto significativo.

swissinfo: Di quanto necessita il CER per poter operare in maniera efficace?

R.Z.: Il mio sogno sarebbe un contributo annuo di 30 miliardi di euro (circa 46 miliardi di franchi). Durante recenti discussioni si è parlato di 3 miliardi di euro (circa 4,6 miliardi di franchi), ma questa somma è già stata dimezzata, dal momento che vi sono altre importanti voci da sostenere.

In definitiva, credo che 3 miliardi di euro sia una somma ragionevole per cominciare e vedere in che maniera si sviluppa il progetto.

swissinfo: Esiste il pericolo che i politici possano ostacolare la scienza?

R.Z.: Hanno tentato di farlo in tutte le nazioni. Se i politici cominciano a tentare di definire che cosa deve essere studiato, le conseguenze non possono che essere disastrose.

Se i poteri politici decidono di sostenere la scienza, ciò significa assegnare una somma alla ricerca e poi lasciare che siano i diretti interessati a valutarne l’uso migliore. Ovviamente gli scienziati non prendono sempre buone decisioni, ma in questo ambito sanno operare in maniera più ragionevole.

swissinfo: Qual è il contributo svizzero alla ricerca europea?

R.Z.: Il contributo elvetico alla ricerca negli ultimi due anni è stato uguale a quello degli Stati membri dell’Ue. In ambito scientifico, la Svizzera non ha assolutamente un ruolo di comprimaria. Nel nostro Paese, la scienza è organizzata su scala nazionale secondo i principi della libera concorrenza.

In seno al CER, come svizzeri possiamo quindi fornire un importante contributo nel tentativo di assicurare alla ricerca un buon finanziamento, che possa essere gestito senza condizionamenti.

Intervista swissinfo di Matthew Allen
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)

Il Consiglio europeo per la ricerca (CER) inizierà la propria attività nel gennaio 2007, con lo scopo di promuovere e sostenere la scienza nell’Unione europea.
Rolf Zinkernagel farà parte del gruppo di 22 scienziati di punta che condurrà il CER.
Lo scienziato svizzero ha ricevuto nel 1996 il premio Nobel per la medicina insieme a Peter Doherty, per aver scoperto in che modo i linfociti T riconoscono le cellule infette da un virus o cellule tumorali.

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