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Quanta autosufficienza ci vuole in materia di cibo?

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Negli ultimi decenni, il numero di aziende agricole è crollato in Svizzera. Emanuel Ammon/AURA

La Svizzera importa più alimenti di quanti ne produce. In questi ultimi anni, la produzione è stagnata. Tre nuove iniziative popolari si prefiggono di sostenere l’agricoltura svizzera, garantendo nel contempo una produzione sostenibile.

Un colorato corteo, composto soprattutto di contadini, è sfilato in luglio per le strade di Berna con carri riempiti di prodotti agricoli. Con questa manifestazione, gli agricoltori hanno voluto celebrare il successo della raccolta di firme per l’iniziativa popolare denominata «Per la sicurezza alimentare»Collegamento esterno. In soli tre mesi, infatti, sono riusciti a raccogliere ben 150’000 sottoscrizioni, 50’000 in più del necessario.

Un segno non solo dell’efficienza dell’Unione svizzera dei contadini (USC), che ha promosso l’iniziativa, ma anche di quanto le questioni agricole stiano a cuore alla popolazione.

Sempre meno agricoltori

Il numero di aziende agricole in Svizzera è crollato negli ultimi decenni. Trent’anni fa ve ne erano 125’300. Nel 2013 ne restavano 55’200.

Nello stesso lasso di tempo, il settore agricolo ha perso 159’000 posti di lavoro, stando ai dati dell’Ufficio federale di statistica.

Nel 2013 la superficie agricola utile è rimasta invece relativamente stabile. Nel 2013 era di 1,05 milioni di ettari.

All’inizio di quest’anno, il Partito ecologista svizzero ha pure lanciato un’iniziativa popolare, il cui obiettivo è di migliorare gli standard di qualità del cibo importato. Denominato «Cibo giusto»Collegamento esterno, il testo vuole promuovere la produzione sostenibile, in Svizzera e all’estero.

Per la parlamentare verde e contadina biologica Maya Graf, è primordiale garantire un approvvigionamento alimentare ecologico ed equo per la Svizzera.

«Il cibo non è una merce come le altre, che può essere spostata qua e là come un orologio. È un prodotto sensibile, che influenza la vita della gente, l’ambiente e il clima», sottolinea. «E la sicurezza alimentare è un aspetto importante».

In settembre, anche UniterreCollegamento esterno, un sindacato di sinistra dei contadini, lancerà una sua proposta sulla sovranità alimentare. L’iniziativa stabilisce che la Confederazione deve favorire un’agricoltura indigena rimunerativa e diversificata, che produce derrate alimentari sane e risponde alle attese sociali ed ecologiche della popolazione.

Autosufficienza

La Svizzera importa più di quanto esporta e negli ultimi anni la sua produzione agricola è rimasta stabile.

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Sia l’iniziativa di Uniterre che quella dell’USC si focalizzano sull’obiettivo di aumentare la produzione agricola in Svizzera, senza però fissare cifre.

Attualmente la Svizzera produce circa il 64% degli alimenti che consuma. In valori netti, ovvero sottraendo il mangime importato, il tasso di autosufficienza alimentare scende al 56%. Il tasso è basso se paragonato con quello di altri paesi, come emerso da un’analisi del 2009 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).

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L’Argentina si trova al primo posto della graduatoria, con una proporzione del 273%, mentre la Norvegia chiude la classifica, col 50%.

I dati devono essere presi con le pinze, osserva Daniel Erdin, responsabile delle statistiche presso l’Unione svizzera dei contadini. Non solo perché risalgono al 2009. «La qualità dei dati può differire da un paese all’altro ed essere basata su un certo numero di stime. Questo vale anche per le statistiche svizzere», spiega. Un paragone su base annuale è meno significativo di un’analisi sul lungo termine. Questa permette infatti di far emergere delle tendenze, ad esempio un calo importante sull’arco di un paio di decenni o un debole ma continuo aumento dell’autosufficienza alimentare.

Non va poi dimenticata l’aspetto della qualità degli alimenti: «Una ricerca che tiene conto anche delle sostanze minerali e delle proteine nel cibo condurrebbe ad altre conclusioni», continua Erdin. «Il valore del cibo non si misura solo con le cifre. Vi è anche un fattore legato al piacere».

Politica agricola

Nella primavera del 2013, il parlamento svizzero ha approvato una serie di riforme agricole. Esse consolidano il sistema dei pagamenti diretti, attraverso i quali si cerca di garantire la sostenibilità della produzione e l’approvvigionamento di derrate alimentari.

Attualmente vi sono tre iniziative in sospeso che riguardano la politica agricola. Il testo dell’Unione svizzera dei contadini ha raccolto le firme necessarie per essere presentato al parlamento e in seguito agli elettori. L’iniziativa mira ad aumentare la produzione autoctona e a frenare la diminuzione di terreni agricoli.

Il Partito ecologista svizzero ha lanciato un’altra iniziativa popolare in gennaio. Ha tempo fino a novembre 2015 per raccogliere le 100’000 firme necessarie. Il progetto si prefigge di aumentare l’offerta di alimenti prodotti in maniera equa e rispettosa dell’ambiente.

Il sindacato Uniterre intende dal canto suo lanciare un’iniziativa in settembre. Essa punterà a favorire la produzione indigena, aumentando il numero di lavoratori nel settore e limitando le importazioni.

No all’isolazionismo

Per Stefan Vannoni di economiesuisseCollegamento esterno, la federazione delle imprese svizzere, l’autosufficienza alimentare è un obiettivo illusorio. «Anche per quanto concerne l’agricoltura, la Svizzera non è un’isola». È vero piuttosto il contrario. «La Svizzera deve consolidare le relazioni commerciali con gli altri paesi e aumentare la sua produzione agricola per migliorare la sicurezza e la sostenibilità alimentare».

Vannoni mette in guardia dal voler raggiungere il massimo grado di indipendenza adottando misure protezionistiche. 

Andreas Bosshard, esperto agricolo indipendente, definisce «populistici» questi appelli all’autosufficienza alimentare. A suo avviso si dovrebbero prima di tutto implementare le riforme agricole già in corso.

Da parte sua Bernard Lehmann, direttore dell’Ufficio federale dell’agricoltura, aveva sottolineato in luglioCollegamento esterno la necessità di un dialogo tra chi teme che la Svizzera manchi un giorno di alimenti e coloro che vogliono promuovere una produzione più ecologica. Governo e parlamento hanno preso decisioni chiare. «L’agricoltura deve trovare un modo per preservare le risorse naturali che servono come base per la produzione e garantire la loro qualità. Allo stesso tempo deve utilizzare tali risorse in modo da poter produrre derrate alimentari di qualità sufficientemente elevata per una popolazione in crescita».

Fino ad oggi, nelle società industrializzate i dibattiti sui prodotti agricoli si erano focalizzati sui problemi di sovrapproduzione. Entro il 2050, però, la domanda globale dovrebbe aumentare del 60%. Una progressione che sicuramente non mancherà di modificare in profondità i termini della discussione.

(Traduzione dall’inglese, Daniele Mariani)

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