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Una misura simbolica che non servirà a limitare l’immigrazione

A partire dal 1° giugno 2013 i permessi di soggiorno e lavoro per i lavoratori dell'UE saranno di nuovo limitati Keystone

Il freno all'immigrazione di manodopera europea non è che uno strumento simbolico per placare gli animi, sottolinea la stampa svizzera. Ci vorranno misure più incisive per lottare contro gli effetti negativi della libera circolazione e rassicurare il popolo. Tra gli editorialisti c'è però anche chi parla di una decisione coerente e leale.

Il Consiglio federale non poteva più «ignorare le inquietudini della popolazione» e «nascondersi dietro a un velo», commenta la stampa svizzera all’indomani della decisione di attivare la cosiddetta “clausola di salvaguardia”, che permette la reintroduzione di contingenti migratori.

L’afflusso di manodopera europea – accentuata dalla crisi che affligge i paesi del Sud – porta con sé tutta una serie di effetti collaterali, sottolineano in un editoriale comune Tages-Anzeiger e Bund. «Dumping salariale, pressione sugli impieghi, aumento degli affitti, treni stracolmi, carenza di strutture. (…) Alcuni erano previsibili, altri meno».

Attivando la clausola di salvaguardia, scrivono i due quotidiani, il governo riconosce l’esistenza di questi problemi e tenta di darvi risposta. «Ma il pio desiderio non basta».

Il governo svizzero ha deciso mercoledì di applicare la cosiddetta clausola di salvaguardia, prevista dagli accordi bilaterali conclusi tra la Svizzera e l’UE.

Questa clausola permette di limitare la libera circolazione delle persone verso la Svizzera, quando il numero di permessi di soggiorno e di lavoro supera di almeno il 10% la media degli ultimi tre anni.

Nel maggio 2012, il Consiglio federale aveva già attivato la clausola di salvaguardia per 8 dei 10 paesi che avevano aderito all’UE nel 2004:  Polonia, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania.

La misura decisa mercoledì dal governo – che verrà introdotta a partire dal 1° giugno e avrà una durata limitata ad un anno – concerne gli altri 17 membri dell’UE.

Una misura facilmente raggirabile

Prendere sul serio i contraccolpi della libera circolazione. Su questo la stampa svizzera è concorde. Ma come? Per i quotidiani romandi L’Express e L’impartial «la clausola di salvaguardia non avrà praticamente nessun impatto sul numero di migranti europei, perché è facile da raggirare, ricorrendo ai premessi di corta durata. Lo prova l’esperienza fatta con i paesi dell’Europa dell’est nell’ultimo anno».

Nel maggio 2012, infatti, il Consiglio federale aveva già introdotto dei contingenti per i cittadini provenienti da Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Slovacchia, Slovenia, Polonia e Repubblica ceca. La misura ha però avuto effetti limitati, come ha ammesso ieri lo stesso governo. Se il numero di permessi B è diminuito, quello dei permessi L è cresciuto a tal punto che a partire dal 1° giugno 2013 saranno anch’essi sottoposti a contingente. Inoltre il governo ha deciso di esterndere la clausola di salvaguardia anche agli altri 17 paesi membri dell’Unione, solo per i permessi B per una durata di un anno.

«È l’arte di rispondere a un vero problema con una soluzione…  simbolica», commenta il foglio friburghese La Liberté. Il carattere «cosmetico» della misura contrasta con l’obiettivo, gli fa eco Le Temps. «Se il dispositivo è vendibile a Bruxelles, non permetterà di adempiere l’obiettivo fissato: rassicurare il popolo. La fiducia si conquista in altri modi».

Anche per La Regione Ticino si tratta di una misura palliativa: «Non è limitando l’arrivo di potenziali titolari di permessi B – gli annuali, per intenderci – che si proteggono i diritti dei lavoratori residenti, siano essi svizzeri o stranieri. Non è peggiorando le condizioni di accesso al mercato del lavoro dei più deboli (gli stranieri), precarizzando il loro statuto giuridico (…) che si difendono i diritti sociali (…). Il lavoro si difende rafforzando la legislazione in materia, le misure di accompagnamento e con contratti collettivi degni di questo nome». Il quotidiano ticinese ricorda poi che i frontalieri, da alcuni considerati una spina nel fianco, non sono sottoposti a contingenti.

L’introduzione di contingenti per i cittadini provenienti dai 15 Stati storici membri dell’Unione europea, più Cipro e Malta, avrà soltanto effetti minimi sull’immigrazione. Rispetto al periodo attuale, dovrebbe permettere di evitare l’arrivo in Svizzera di 4’000 fino a 5’000 persone.

La clausola di salvaguardia non potrà essere estesa a questi 17 paesi se la soglia dei 56’268 permessi di dimora di tipo B (cinque anni, rinnovabile) non sarà superata entro fine maggio. Stando alla ministra Simonetta Sommaruga questo sarà però sicuramente il caso.

Attualmente mancano ancora 3’376 permessi B affinché la Svizzera possa decidere di fermare le frontiere. Negli ultimi mesi, sono state distribuite mediamente 4’868 autorizzazioni di questo tipo a francesi, italiani, portoghesi, spagnoli o tedeschi. Dal 1° maggio a fine aprile 2014, la Confederazione accorderà loro soltanto 53’700 permessi.

Il governo ha inoltre prolungato i contingenti per i cittadini provenienti da Estonia, Ungheria, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Repubblica ceca. Per loro sono previsti circa 2’180 permessi. Concretamente però la limitazione dei permessi B non fa che aumentare la domanda di permessi L di breve durata, che dipendono dal contratto di lavoro e, solitamente, vanno dai 3 a i 12 mesi.

Anche i permessi L per i cittadini dell’Europa dell’est saranno sottoposti a contingenti a partire dal 1° giugno 2013 per un anno. La misura non tocca invece gli altri 17 paesi, per i quali non è stata raggiunta la soglia massima di 49’180.

Una decisione coerente e leale

Non tutti gli editorialisti però vedono la decisione del Consiglio federale in modo negativo. Per la Neue Zürcher Zeitung non si tratta di una misura simbolica.

«In campo migratorio i toni sono diventati sempre più duri. I vantaggi economici della liberalizzazione del mercato del lavoro europeo sono oscurati dalle conseguenze sociali di una forte immigrazione, alle quali è necessario porre un freno, soprattutto in vista delle prossime votazioni sul tema migratorio».

Per il Corriere del Ticino si tratta di un gesto di «coerenza e lealtà» nei confronti del popolo svizzero. «Una deci­sione felice che contribuisce a rin­saldare la fiducia (ce n’è bisogno) fra il Governo e i cittadini». Il giornale ticinese si chiede tuttavia se è sufficiente accontentarsi di questa misura temporanea o se bisogna rinegoziare gli accordi con l’Ue. «Una riflessione globale sugli effetti della libera circolazione è più che opportuna e ineluttabile, visto che a breve il popolo dovrà tornare alle urne per esprimersi sull’iniziativa dell’UDC che vuole reintrodurre i contingenti, sull’iniziativa Ecopop per limitare la popolazione e sull’estensione della libera circolazione alla Croazia».

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Misure di accompagnamento urgenti

Lo spettro del voto popolare dovrebbe spingere il governo a rafforzare urgentemente le misure di accompagnamento, sottolineano Bund e Tages-Anzeiger. «La Svizzera deve associarsi agli Stati (Germania, Austria, Paesi Basi e Gran Bretagna) che esigono da Bruxelles un’azione più incisiva contro gli immigrati poveri». Coloro che in Svizzera affermano che la libera circolazione non può essere aggiustata, prosegue l’editorialista, non fanno che giocare la carta di coloro che chiedono l’abolizione totale della libera circolazione.

Per il quotidiano romando Le Temps, le misure di accompagnamento sono indispensabili per ricostruire la fiducia del popolo nella libera circolazione. «Gli svizzeri devono potersi convincere che il dumping salariale è combattuto con la fermezza promessa e che la piccola delinquenza, che getta un’ombra su tutti i migranti, sarà punita come si deve».

«Se mancano ancora misure concrete, l’appello lanciato all’economia e ai cantoni per meglio integrare la manodopera locale è un primo segnale. Così come l’annuncio di progetti per rilanciare la costruzione di alloggi e lo sviluppo delle infrastrutture. La consigliera federale Simonetta Sommaruga ha ragione di dire che solo con l’aggiunta di misure ad hoc si può rispondere alle tensioni interne. E evitare il punto di rottura», scrive 24 Heures.

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Svizzera – Europa: nulla da perdere

Il freno all’immigrazione deciso dal governo svizzero non ha però conseguenze soltanto sulla politica interna. Il Consiglio federale si è trovato di fronte alla spinosa domanda: irritare l’Europa  o irritare la Svizzera?

Per il quotidiano romando Le Temps, la decisione è vendibile a Bruxelles per tre ragioni: la Svizzera rispetta il contratto siglato con l’Ue. La misura consente di evitare discriminazioni tra i cittadini europei e si applica solo ai soggiorni di lunga durata, diminuendone la portata. Le porte restano spalancate per i soggiorni fino a un anno, che aumenteranno di sicuro.

Per il giornale svizzero-tedesco Blick, il Consiglio federale ha scatenato l’ira di Parigi e Berlino. «Anche se Bruxelles ha dato qualche segno di comprensione, la posizione della Svizzera in Europa non sarà di certo più facile in futuro».

Ma c’è anche chi è convinto, come l’editorialista del 24 Heures, che la Svizzera non abbia più nulla da perdere. «Gli accordi bilaterali sono a un punto morto, le relazioni con i nostri vicini sono tese. Ma soprattutto, la pressione esercitata dagli Stati Uniti e dell’Ocse sul segreto bancario è tale da far passare le fanfaronate di Bruxelles per semplici giochetti. Sì, la Svizzera ha un problema, perfino un grosso problema nella sua politica estera. Ma attivare o no la clausola non cambierà nulla».

La commissaria europea agli affari esteri, Catherine Ashton, si è detta delusa dalla decisione del governo svizzero di attivare la clausola di salvaguardia. Dal suo punto di vista, la Svizzera e l’Ue approfittano della libera circolazione delle persone.

La responsabile della diplomazia europea ha ricordato che nel 2008 e nel 2009 la clausola non era stata attivata anche se il tetto massimo di permessi previsto dalla Svizzera era stato superato.

Per l’Ue, la libera circolazione delle persone ha un significato molto importante nel contesto delle relazioni con la Svizzera. Attivando la clausola di salvaguardia, Berna non tiene conto «dei grandi vantaggi che questo accordo dà ai cittadini elvetici ed europei».

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