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La democrazia diretta affronta la sfida digitale

Reuters

Il futuro della democrazia diretta elvetica è elettronico e globale. Il governo mira all’introduzione dell’e-voting su scala nazionale, con gli svizzeri all’estero a fare da apripista. Un processo graduale nel quale la sicurezza è preponderante. Ma le opposizioni non mancano.

Il governo svizzero non ha più dubbi: il bilancio di oltre dieci anni di prove di voto tramite internet, di cui più di un centinaio solo a livello federale, lo ha convinto che questa è la via giusta per rispondere alle future aspettative dell’elettorato in materia di diritti popolari.

Le prime prove sono state effettuate nel 2003 in occasione di scrutini comunali nel canton Ginevra. Nel 2005 hanno eseguito i primi test Neuchâtel e Zurigo.

Ogni cantone pilota utilizza un sistema informatico diverso. Zurigo e Ginevra mettono i propri a disposizione degli altri cantoni, tramite contratti di collaborazione.

L’elenco dei partecipanti alle prove di voto elettronico si è continuamente allungato. Fino ad ora vi hanno preso parte 13 cantoni.

Si avvalgono del sistema ginevrino i cantoni di Basilea Città, Berna e Lucerna. I cantoni di Friburgo, Grigioni, Soletta, Sciaffusa, San Gallo, Argovia e Turgovia utilizzano invece una copia del sistema zurighese.

Alle elezioni del Consiglio nazionale nel 2011, in quattro cantoni (Basilea, Grigioni, Argovia e San Gallo) è stato impiegato il voto elettronico per la prima volta in un’elezione federale.

Dal 2011 il cantone di Zurigo ha sospeso la partecipazione, per fare una pausa di riflessione. Nel giugno 2013 ha deciso che dal 2014 vi prenderà di nuovo parte.

Mentre Ginevra e Neuchâtel accordano la possibilità di votare elettronicamente anche a parte dell’elettorato locale, gli altri cantoni danno questa opportunità soltanto agli svizzeri all’estero.

Nel 2012 sono stati ammessi alle prove di voto elettronico circa 90mila svizzeri residenti nella Confederazione e circa 65mila svizzeri all’estero.

“L’introduzione del voto elettronico è la conseguenza logica e naturale dell’evoluzione sociale avvenuta negli ultimi decenni nel settore della comunicazione e della trattazione di diversi affari”, osserva l’esecutivo federale nel suo rapporto sull’e-voting, pubblicato in giugno.

Sulla scorta dell’esperienza acquisita nei tredici cantoni che hanno finora partecipato a questo progetto pionieristico, il governo ha deciso di avanzare in direzione di una diffusione capillare del voto elettronico. Un piano da concretizzare gradualmente, “privilegiando la sicurezza, senza forzare i tempi”, con la collaborazione volontaria dei cantoni, nel pieno rispetto del federalismo.

La Svizzera si situa così all’avanguardia a livello internazionale nel voto via internet. Finora, infatti, solo l’Estonia lo ha definitivamente introdotto per le elezioni legislative.

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Priorità alla Quinta Svizzera

Al primo posto degli sforzi di sviluppo del voto per internet sono collocati gli svizzeri all’estero. Obiettivo: offrire l’e-voting alla maggior parte degli espatriati con diritto di voto alle elezioni federali del 2015. La Confederazione raccomanda questa priorità ai Cantoni che intendono introdurre il voto elettronico. Inoltre, il governo ha deciso di sopprimere, dall’anno prossimo, la clausola che limita il diritto di votare per internet agli svizzeri all’estero domiciliati nei paesi firmatari dell’Accordo di Wassenaar, riguardante la trasmissione di dati crittati.

Questi passi rispondono a rivendicazioni della diaspora stessa, formulate in particolare in una petizione lanciata dall’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE). “Ci rallegriamo, ma naturalmente il nostro obiettivo è che tutti gli svizzeri all’estero abbiano questa possibilità. Desidereremmo anche che si avanzasse più rapidamente. Perciò cercheremo di convincere i cantoni che ancora non lo hanno fatto, a introdurre il voto elettronico”, afferma a swissinfo.ch Sarah Mastantuoni, responsabile del servizio giuridico dell’OSE.

Sempre più cantoni

Alcuni di questi cantoni si stanno già muovendo. Dall’anno prossimo, Uri, Obvaldo e Vallese offriranno certamente l’e-voting ai loro elettori all’estero, tramite il sistema informatico del canton Ginevra. “Stiamo valutando con questi tre cantoni le prossime tappe”, indica a swissinfo.ch Christophe Genoud, vicecancelliere dello Stato di Ginevra.

Sono inoltre in corso discussioni con “altri cantoni che in futuro potrebbero aderire alla piattaforma ginevrina. Ma a questo stadio non vengono resi pubblici né i nominativi né il loro numero, perché non c’è ancora alcun accordo”, dice Genoud.

Un paio di cantoni hanno invece manifestato interesse per l’eventuale adesione al consorzio che fa capo al sistema informatico di Zurigo, dichiara il direttore del Servizio di statistica zurighese Stefan Langenauer, senza rivelare quali sono i cantoni.

D’altra parte, Zurigo riprenderà le prove di e-voting dall’anno prossimo, dopo una pausa di riflessione iniziata nel 2011. Altri cantoni che offrono l’e-voting agli svizzeri all’estero desiderano introdurlo anche per gli elettori locali.

Nel rapporto del governo federale, il computer privato è testualmente definito “il tallone d’Achille del voto elettronico: sfugge al controllo delle autorità e si ritiene che la maggior parte degli aventi diritto di voto non disponga delle conoscenze tecniche necessarie per proteggerlo adeguatamente”.

Per cercare soluzioni a questo problema, la Cancelleria federale ha commissionato uno studio al Politecnico federale di Zurigo I risultati sono attesi nei prossimi mesi.

Rischi “sostenibili”

Il voto elettronico è però ora messo in discussione in vari cantoni, tra cui Ginevra e Zurigo, soprattutto dalle sezioni locali dei Verdi e dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), che chiedono persino una moratoria. A far divampare le polemiche è stata una notizia, riportata dai media alla fine di luglio: uno specialista di sicurezza informatica ha creato un virus che, introdotto nel computer privato di un votante del canton Ginevra, consente di cambiare il suo voto senza che se ne accorga.

Il caso non ha tuttavia sorpreso le autorità. “Tutte le parti coinvolte erano consapevoli di questi rischi sin dall’inizio delle prove di e-voting, più di dieci anni fa. Si tratta di casi isolati e gli esperti hanno valutato che sono rischi sopportabili, a determinate condizioni. È proprio in funzione dei potenziali rischi che sono state calcolate le quote di aventi diritto di voto ammessi alle prove di e-voting. Questi limiti permettono di evitare che degli abusi possano mettere in questione tutta una votazione”, precisa a swissinfo.ch Thomas Abegglen, vicecapo dell’informazione e della comunicazione presso la Cancelleria federale.

Pericoli che sono d’altronde chiaramente segnalati nel rapporto del Consiglio federale sul voto elettronico. Complessivamente il livello di rischio con i sistemi e i limiti attuali è comunque giudicato “sostenibile”. L’estensione dell’e-voting viene invece subordinata all’adozione di ulteriori misure di sicurezza.

Verificabilità

Attualmente il limite massimo di elettori ammessi alle prove di voto elettronico è pari al 30% del totale dell’elettorato cantonale. Questa quota resterà immutata anche in futuro nei cantoni che continueranno a utilizzare i sistemi informatici attuali. I cantoni che vorranno offrire l’e-voting a tutto il corpo elettorale, invece, dovranno imperativamente dotarsi di sistemi di seconda generazione, che permettono la verificabilità del voto, senza comprometterne la segretezza.

Considerati i costi e gli oneri notevoli che comporta il passaggio ai sistemi di voto elettronico di seconda generazione, i cantoni potranno dapprima applicare una forma di verificabilità ridotta, conforme a standard di sicurezza comuni prestabiliti. Ciò permetterà in una prima fase di aumentare al 50% il limite massimo dell’elettorato ammesso all’e-voting.

Queste varianti dovrebbero consentire ai cantoni di avanzare ognuno secondo i propri ritmi, senza subire pressioni, condizionamenti o intralci da parte degli altri.

A livello nazionale, i maggiori partiti in linea di massima hanno accolto positivamente i progetti governativi relativi al voto elettronico. Nelle loro prese di posizioni, tutti sottolineano però l’importanza di garantire la sicurezza e la trasparenza dei sistemi di e-voting.

Su questo punto l’Unione democratica di centro (UDC) “è piuttosto critica”, dichiara il segretario generale del partito Martin Baltisser, precisando che si tratta di “prudenza”, non di “avversione per motivi di principio”. A proposito degli standard di sicurezza emettono seri dubbi anche i Verdi, i quali esigono la pubblicazione dei codici sorgente. Le assicurazioni governative in merito ai livelli di sicurezza convincono invece i partiti liberale radicale (PLR), popolare democratico (PPD) e socialista (PS).

Il PPD auspica un’accelerazione nella generalizzazione del voto elettronico. Il PLR ritiene che si possa sostenere maggiormente lo sviluppo dei diritti politici tramite internet. Il PS sollecita misure legislative federali per offrire l’e-voting a tutti gli svizzeri all’estero con diritto di voto entro le elezioni federali del 2015. Martin Baltisser ricorda che l’UDC Internazionale “sostiene fortemente” il voto elettronico proprio nell’ottica degli espatriati.

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