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Le frontiere svizzere si aprono ad Est

Gli immigrati provenienti dell'Europa dell'Est sono dei lavoratori particolarmente apprezzati nel settore sanitario. Keystone

Dal 1° maggio, in Svizzera, i cittadini di otto paesi membri dell'Unione europea (UE) beneficeranno della libera circolazione totale delle persone. Finora vigevano disposizioni transitorie. Si riaccende il dibattito sugli effetti della migrazione in Svizzera.

L’accordo di libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’UE prevede che i cittadini UE possano immigrare in Svizzera per un periodo di tempo illimitato se hanno un contratto di lavoro. Inoltre, possono rimanere nella Confederazione per tre mesi senza impiego.

L’accordo è entrato in vigore a tappe per i diversi paesi membri UE a partire dal 2002. Nei primi sette mesi dopo l’abolizione dei contingenti applicati ai primi 17 paesi UE che facevano parte dell’accordo, in giugno 2007 è stato registrato un aumento dell’11,6% di nuovi immigrati in Svizzera, ovvero 48 000 persone.

Ma Martin Hirsbrunner, responsabile della libera circolazione delle persone presso l’Ufficio federale della migrazione, ritiene che questa volta non ci si debba aspettare un aumento di questa ampiezza.

Hirsbrunner ricorda anche che i contingenti – 30 000 per la residenza a breve termine e 3 000 per quella a lungo termine – per gli otto paesi dell’Est entrati a far parte dell’UE nel 2004 non sono ancora stati esauriti.

«Non ci aspettiamo una grande ondata migratoria di lavoratori. Dipende tutto dalle necessità dell’economia e nello stato attuale non è molto facile prevedere gli sviluppi», spiega Hirsbrunner.

Finora è stato raggiunto circa il 60% dei contingenti per i permessi di residenza a lungo termine e il 90% per quelli a breve termine.

I fattori che hanno mantenuto relativamente bassa l’immigrazione dai paesi dell’Est sono le barriere linguistiche e la crescita economica nei paesi d’origine, spiega Peter Lauener, portavoce dell’Unione sindacale svizzera.

«Le condizioni economiche in questi 8 stati dell’UE sono buone se non addirittura molto buone. La forza lavoro di questi stati può trovare un impiego nel proprio paese d’origine. Inoltre, queste non sono persone particolarmente ricercate dai datori di lavoro svizzeri, principalmente a causa della lingua», afferma Lauener.

Boom economico

Dalle analisi della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) emerge che l’aumento dell’immigrazione dovuta all’accordo di libera circolazione costituisce un impulso benefico per l’economia e non ha effetti negativi sui livelli della disoccupazione.

Dopo il periodo di stagnazione e crescita negativa del 2002-2003, nell’economia svizzera tra il 2006 e il 2007 si sono creati circa 150 000 nuovi posti di lavoro e il prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto di oltre il 3%.

«L’immigrazione dai paesi europei si è sviluppata in funzione delle necessità dell’economia svizzera e ha contribuito alla crescita economica», afferma la SECO.

Condizioni di lavoro

Se da una parte, per via dell’accordo di libera circolazione, si tende ad esaminare più da vicino gli stipendi e le condizioni di lavoro, dall’altra mancano strumenti efficaci per emettere sanzioni, spiega Lauener. 

Poiché in Svizzera non ci sono degli stipendi minimi, i lavoratori svizzeri non sono protetti adeguatamente dal dumping salariale effettuato dai datori di lavoro che cercano mano d’opera a basso costo altrove, aggiunge il portavoce. 

George Sheldon, economista del lavoro dell’Università di Basilea, afferma invece che in Svizzera molti lavoratori sono coperti da contratti che corrispondono di fatto a uno ‘stipendio minimo’. 

«La libera circolazione dei lavoratori non ha portato effetti negativi sullo sviluppo degli stipendi in Svizzera», spiega Sheldon. 

Ma i sindacati e il Partito socialista richiedono misure legali più rigide per combattere la pressione sugli stipendi. 

«Decisamente ci sono delle grandi differenze e perciò bisogna prendere in considerazione la possibilità di introdurre sanzioni per le aziende che praticano dumping salariale», ha scritto il segretario generale del Partito socialista Thomas Christen in un blog. 

Christen aggiunge che occorre investire in alloggi popolari e migliorare i diritti degli inquilini al fine di contrastare gli effetti negativi della libera circolazione in questi ambiti.

Sotto pressione

In effetti, le voci critiche si rifanno anche alla grande pressione di cui attualmente risentono le infrastrutture e il mercato degli alloggi. Questi motivi sono visti come una ragione per mantenere i contingenti. 

L’associazione ‘Ecologia e popolazione’ (Ecopop) prevede di lanciare un’iniziativa popolare che richiede di ridurre la sovrappopolazione in Svizzera limitando allo 0,2% le nuove immigrazioni per anno. 

«Il PIL è cresciuto ma non se lo si suddivide per numero di abitanti. Ci sono altri fattori come per esempio il traffico autostradale», spiega Sabine Wirth, membro del comitato Ecopop. 

Martin Baltisser, segretario generale del partito di destra Unione democratica di centro, afferma che la Svizzera dovrebbe prendere in considerazione la rinegoziazione dell’accordo con l’UE. Inoltre, il politico ritiene che i contingenti per i due ultimi paesi entrati a far parte dell’UE, Bulgaria e Romania, debbano essere mantenuti per più tempo possibile. «Per noi, le conseguenze negative dell’accordo di libera circolazione sono sempre più evidenti», conclude Baltisser

Nonostante il bilancio economico generale sia positivo riguardo all’aumento dell’immigrazione dall’UE, rimangono aperte le questioni legate agli effetti dell’accordo sulle condizioni di lavoro e gli stipendi.

L’accordo di libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’UE è entrato in vigore il 1° giugno 2002. In un primo tempo, riguardava i primi 15 membri dell’UE più Malta e Cipro a cui erano stati applicati dei contingenti fino al 1° giugno 2007. I cittadini di Liechtenstein, Islanda e Norvegia beneficiano di un accordo simile.

Nel 2006 l’accordo è stato esteso agli 8 paesi che sono entrati a far parte dell’UE nel 2004: Repubblica ceca, Ungheria, Slovenia, Polonia, Slovacchia, Estonia, Lituania, Lettonia, per i quali vigono contingenti fino al 30 aprile 2011.

La Bulgaria e la Romania, che sono entrate a far parte dell’UE nel 2007, sono anch’esse parte dell’accordo. Fino al 2016 è possibile applicare contingenti per questi due paesi.

Il 55% (544’000 persone) degli stranieri impiegati in Svizzera ha un’età inferiore ai 39 anni. Tra i cittadini elvetici questa percentuale scende invece al 42% (1,39 milioni).

Le donne rappresentano il 41% (399’000) della popolazione attiva straniera. Per le lavoratrici svizzere il tasso sale invece al 47% (1,57 milioni).

Il 71% è attivo nel settore terziario, mentre tra gli svizzeri la percentuale è del 76%. Il 28% lavora invece nel settore secondario (svizzeri 20%).

Circa due terzi degli occupati stranieri (630’000) provengono dall’UE-15 o da uno Stato dell’Associazione europea di libero scambio. 

(traduzione e adattamento dall’inglese, Michela Montalbetti)

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