Il cittadino svizzero lascerà lunedì l'ambasciata elvetica a Tripoli e si consegnerà alla polizia del paese africano prima dello scadere dell'ultimatum dato dalle autorità libiche. L'altro ostaggio elvetico Rachid Hamdani dovrebbe invece lasciare il Paese «nelle prossime ore».
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«Göldi lascerà l’ambasciata e si consegnerà di sua volontà», ha dichiarato lunedì l’avvocato Salah Zahaf, precisando che il suo cliente, condannato a quattro mesi di prigione per «soggiorno illegale in Libia», verrà condotto alla prigione di Aïn Zara, nei pressi di Tripoli. «Prossimamente inoltreremo una domanda di grazia al Consiglio superiore delle istanze giudiziarie», ha aggiunto Zahaf.
L’ultimatum di consegnare Max Göldi scade oggi a mezzogiorno. Il ministro degli esteri Moussa Koussa aveva informato che se il cittadino svizzero non veniva consegnato entro le undici di lunedì, la Libia avrebbe agito senza fornire spiegazioni.
L’altro ostaggio elvetico trattenuto nel paese nordafricano, Rachid Hamdani, dovrebbe lasciare il paese nelle prossime ore. Hamdani è stato assolto infatti dai due capi d’accusa: quelli di «soggiorno illegale» e di «violazione della legge sul commercio».
La crisi fra Tripoli e Berna risale al 19 luglio 2008, quando Göldi, un ingegnere bernese che dirigeva la filiale libica di ABB, e Hamdani, uno svizzero-tunisino domiciliato nel canton Vaud sono stati arrestati in Libia in segno di ritorsione per l’arresto a Ginevra di Hannibal Gheddafi, costretto a trascorrere due notti in guardina tra il 15 e il 17 luglio.
Il figlio del leader libico Muammar e sua moglie Aline erano stati denunciati per maltrattamenti da due domestici, una tunisina e un marocchino.
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