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Cassa malati pubblica, “una democratizzazione del sistema”

Redazione Swissinfo

Se l’iniziativa “Per una cassa malati pubblica” fosse accettata nella votazione del 28 settembre, il sistema assicurativo delle cure medico sanitarie “diventerebbe meno costoso e più trasparente”, afferma Franco Cavalli, medico e professore universitario. Il socialista punta l’indice sui costi amministrativi degli assicuratori privati e sull’opacità dei loro conti.

Il sistema sanitario svizzero è di buona qualità ed in generale i pazienti sono soddisfatti. C’è però un aspetto di cui la stragrande maggioranza della popolazione svizzera si dichiara insoddisfatta: i premi che paghiamo per le casse malati, premi che sono troppo alti e che per di più continuano ad aumentare.

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Questo aumento è in buona parte dovuto a difetti inerenti alla struttura della legge sull’assicurazione malattie (LAMal)Collegamento esterno, che sta alla base del finanziamento delle casse malati. Il primo elemento in questo senso è rappresentato dal fatto che nel settore stazionario [cure in ospedali e cliniche, escluse quelle ambulatoriali, Ndr.] la metà delle spese è pagata dallo stato, mentre tutto quanto è ambulatoriale [studi medici e cure ambulatoriali ospedaliere, Ndr.] deve essere coperto dalle sole casse malati.

Questo provoca un trasferimento, in parte abusivo, di prestazioni dal settore stazionario a quello ambulatoriale, ciò che spiega come mai i premi delle casse malati aumentino di più che non le spese sanitarie in generale.

L’altro elemento fondamentale è dato dal fatto che in Svizzera, quale unico paese in Europa occidentale, i premi di assicurazione malattie sono uguali per tutti, poveri o ricchi che siano. E siccome i ricchi pagano così molto meno che negli altri paesi, ciò provoca automaticamente un aumento dei premi, soprattutto per le famiglie a reddito basso e medio.

Più assicuratori, più problemi

Questi problemi vengono poi ulteriormente accentuati, e di molto, dalla presenza di così tante (fino a poco tempo fa quasi un centinaio!) [attualmente 61, Ndr.] casse malati, ciò che rende tutto il sistema assolutamente non trasparente ed inutilmente costoso.

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Tutti noi sappiamo che ogni qual volta un governo cantonale o una qualsiasi istituzione pubblica ha cercato di farsi spiegare il perché di un certo aumento dei premi o la struttura di certi costi sostenuti dalle casse malati, alla fine tutti hanno dovuto rinunciarvi, perché l’opacità del sistema è tale, che è impossibile trovare una risposta ragionevole.

Ricordiamoci per esempio del teatrino tragicomico che c’è stato nel Parlamento federale, quando, essendosi accorti che in diversi cantoni si erano pagati dei premi molto eccessivi, si è tentato di trovare una soluzione su come risarcire le centinaia di migliaia di persone danneggiate. Ci fosse stata una cassa malati unica, la soluzione sarebbe stata ovvia e semplice. Invece, a causa della complessità del sistema, ci son voluti molti mesi per capire cosa si potesse fare. E alla fine si è trovata solo una “mini soluzione”, che non ha soddisfatto nessuno.

Salari elevati dei dirigenti delle casse

Tante, troppe casse malati significano anche tanti, troppi manager con salari molto alti: ciò spiega che le spese amministrative sfiorino i 3 miliardi di franchi all’anno.

Franco Cavalli

Direttore scientifico dell’Istituto oncologico della Svizzera italiana, professore onorario alla Facoltà di medicina dell’università di Berna e presidente del comitato scientifico della European School of Oncology, oltre ad essere un medico e ricercatore di fama internazionale Franco CavalliCollegamento esterno è sempre stato molto attivo politicamente.

Nato nel 1942, il ticinese è stato tra gli altri deputato per il Partito socialista nel parlamento cantonale, dal 1987 al 1995, e in quello federale, dal 1995 al 2007. Quando sedeva alla Camera del popolo è anche stato capo del Gruppo socialista delle Camere federali.

Ritiratosi dal parlamento, ha proseguito la sua militanza politica: partecipa regolarmente a dibattiti e campagne in occasione di votazioni popolari, come appunto quella del 28 settembre 2014 sull’iniziativa “Per una cassa malati pubblica”.

Quale scusa per la presenza di tutte queste casse malati si dice che esse garantirebbero una certa concorrenza, che dovrebbe poi diminuire i costi. In un sistema però dove il costo della singola prestazione è fissata dalle autorità federali, l’unica concorrenza che possono farsi le casse malati è quella di aumentare i propri guadagni, rifiutando il pagamento di alcune prestazioni ai propri assicurati o cacciando (con le buone o le cattive) i cattivi rischi e facendo invece tutto il possibile (anche con campagne pubblicitarie molto costose) per acquisire pazienti giovani e quindi a basso rischio di infermità.

Esempi delle assicurazioni infortuni o di previdenza

La maggior parte di questi problemi sparirebbe con una cassa malati pubblica ed unica, come prevista dall’iniziativaCollegamento esterno. Per capirlo basta guardare l’esempio della Suva [Istituto nazionale svizzero di diritto pubblico che assicura lavoratori e disoccupati contro gli infortuni e le malattie professionali, Ndr.], che non è nient’altro che una cassa “malati” unica nel settore degli infortuni. Non solo la Suva garantisce dei conti trasparenti, comprensibili, ma le sue prestazioni migliorano ogni anno, mentre i premi pagati dagli assicurati diminuiscono: tutto il contrario di quello che capita nel settore delle casse malati.

Oltretutto, essendo una struttura unica e ben funzionante, la Suva può assumere dei medici ben formati, che hanno poi la possibilità di dialogare costantemente con il medico curante del paziente, per trovare assieme la migliore soluzione. Tutto il contrario del settore delle casse malati, dove come medici siamo abituati a riempire semplicemente un’infinità di formulari, senza possibilità di interagire con un esperto. Spesso poi alle nostre richieste non viene data una risposta adeguata, anche perché soprattutto per le casse malati più piccole, i medici di fiducia che devono decidere sul trattamento dei pazienti sono spesso poco competenti.

Una cassa malati pubblica ed unica avrebbe inoltre una struttura molto simile a quella dell’AVS [Assicurazione vecchiaia e superstiti, i cui contributi sono fissati in percentuale del salario e pagati in parti uguali dal dipendente e dal datore di lavoro, Ndr.] da tutti ritenuta ottimale: un’organizzazione logistica cantonale con una conduzione tripartita a livello federale, gestita quindi (come la Suva) dai rappresentanti dei medici, dei pazienti e dell’amministrazione federale.

Sistema più democratico

Non si tratta quindi per niente di una statalizzazione, bensì di una democratizzazione del sistema, che diventerebbe meno costoso e più trasparente.

A voler essere razionali e logici, è estremamente difficile trovare una ragione obbiettiva per non accettare questo chiaro miglioramento del modo di finanziamento del nostro sistema sanitario. A meno di essere un manager di una delle tante casse malati.

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