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Riforma III: un pacchetto di sostegni per i Cantoni

Redazione Swissinfo

La sinistra lotta solo per ragioni ideologiche contro la Riforma III dell’imposizione delle imprese, sostenuta invece da una vasta maggioranza di partiti e necessaria per adeguare il sistema fiscale svizzero ai nuovi standard internazionali. È questa l’opinione di Frank Marty, membro della direzione di Economiesuisse, secondo il quale un no a questa riforma danneggerebbe l’economia svizzera.

La Riforma III dell’imposizione delle imprese, sottoposta il prossimo 12 febbraio a votazione federale, divide attualmente la Svizzera. In questa campagna non va dimentica una cosa fondamentale: in occasione di un referendum, il popolo è chiamato generalmente a decidere tra una proposta di cambiamento e lo statu quo. Questa volta non è così: i Cantoni svizzeri dovranno in ogni caso sopprimere i loro regimi fiscali speciali, che si trovano al centro delle critiche e non son più accettati a livello internazionale. E ciò indipendentemente dal risultato del voto del 12 febbraio.

Frank Marty è membro della direzione e responsabile del settore Finanze e imposte della federazione padronale Economiesuisse. xing.com

Già nel 1997 i paesi membri dell’UE avevano deciso di adottare un codice di condotta per porre fine ai regimi d’imposizione delle imprese considerati “dannosi”. Da allora si sono ritrovati sotto pressione anche gli statuti fiscali speciali concessi dai Cantoni a holding, società miste e società di gestione. Queste tassazioni privilegiate sono state equiparate dall’UE a sostegni statali che distorcono la concorrenza fiscale. Sotto la minaccia di liste nere e della disdetta degli accordi di doppia imposizione fiscale, la Svizzera si è vista costretta a cercare una soluzione costruttiva. 

Nel 2014 la Confederazione e i membri dell’UE hanno firmato un accordo, in base al quale la Svizzera si è impegnata ad adeguarsi agli standard internazionali. Da parte loro i paesi dell’Unione rinunciavano ad adottare contromisure. 

In sostanza, la Riforma III prevede che, in futuro, tutte le imprese saranno tassate allo stesso modo. Oggi, gli utili conseguiti dalle suddette società all’estero sono invece sottoposti ad aliquote d’imposizione privilegiate. Il progetto di riforma elaborato dal governo, dal parlamento e dai cantoni rappresenta un compromesso che dispone di vasti sostegni e che permetterà alla Svizzera di salvaguardare entrate fiscali pari a oltre 5 miliardi di franchi e più di 150’000 posti di lavoro. 

Oggi abbiamo quindi solo due possibilità: possiamo adeguarci alla nuova realtà fiscale o nascondere la testa sotto la sabbia. Nel primo caso, la Svizzera ha buone chance di successo. Nel secondo potrà invece solo perdere. I socialisti hanno impugnato l’arma del referendum, ma non hanno presentato un piano B. 

Solo due opzioni possibili 

Se la Riforma III sarà accettata in votazione, i Cantoni dovranno sopprimere i loro regimi fiscali speciali. In cambio potranno disporre di una nuova normativa, che consentirà loro di adeguare i loro sistemi fiscali ai nuovi standard internazionali. I Cantoni potranno decidere in modo autonomo sulle misure che intendono adottare e riceveranno un contributo di 1,1 miliardi di franchi dalla Confederazione per compensare eventuali perdite fiscali. 

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Questo contenuto è stato pubblicato al Per decenni la Svizzera ha permesso a società straniere di prendere sede sul proprio territorio e di sfuggire almeno in parte ai loro obblighi fiscali. Numerose holding, società miste e società di domicilio straniere – che operano all’estero e svolgono generalmente solo attività amministrative sul territorio elvetico – hanno ottenuto statuti fiscali privilegiati dai Cantoni…

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Anche in caso di no il 12 febbraio i Cantoni saranno costretti a sopprimere i regimi fiscali speciali. Dato che non disporranno di una nuova normativa, gli adeguamenti saranno però più cari per i Cantoni. Per evitare la partenza delle società sottoposte finora a tassazione privilegiata, i Cantoni potranno infatti soltanto abbassare le aliquote d’imposizione per tutte le imprese. Non potranno però beneficiare di sostegni finanziari da parte della Confederazione e dovranno quindi assumersi da soli le perdite fiscali. 

In altre parole, la Riforma III va considerata come un pacchetto di sostegni concessi dalla Confederazione ai Cantoni. Con i previsti adeguamenti dei sistemi fiscali, le grandi imprese internazionali dovrebbero pagare tendenzialmente più tasse, mentre le piccole medie imprese saranno rafforzate. 

Finanze sane – Svizzera più competitiva 

La posta in gioco di questa votazione è molto alta per la Svizzera. Mantenendo finanze pubbliche sane, il nostro paese potrà offrire – meglio di altri paesi – ottime prestazioni e infrastrutture. Inoltre anche in futuro la Svizzera potrà rimanere competitiva a livello internazionale per quanto riguarda la tassazione delle imprese. 

Per questo motivo, la Riforma III è sostenuta da un’enorme alleanza che comprende il Consiglio federale, quasi tutti i partiti, i Cantoni, l’associazione dei Comuni e le maggiori organizzazioni economiche. Solo gli schieramenti di sinistra si battono contro questa riforma, senza però proporre delle alternative. 

Chi vuole garantire l’adeguamento del sistema fiscale svizzero agli standard internazionali e nel contempo salvaguardare gli introiti fiscali e i posti di lavoro, voterà in favore della Riforma III il prossimo 12 febbraio. 

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione di swissinfo.ch.

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Traduzione di Armando Mombelli

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