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Un giovane deputato fra parlamento e campagne politiche

Lukas Reimann, un giovane con la politica nel sangue Remote

Lukas Reimann è il più giovane fra i parlamentari svizzeri. Ma si è già fatto un nome come abile comunicatore. Si dice orgoglioso di essere svizzero e vuole difendere i valori tradizionali. Con mezzi del tutto moderni.

Rappresentante dell’Unione democratica di centro (UDC) in Consiglio nazionale (la camera del popolo), appassionato giocatore di poker e di jass, Reimann si è profilato negli scorsi mesi come accanito avversario dell’estensione della libera circolazione delle persone.

Nonostante la giovane età, il suo curriculum politico è impressionante. Qualcuno considera il 26enne consigliere nazionale la futura stella del suo partito.

Alla sua fama ha contribuito il fatto che Reimann ha portato avanti la battaglia per il referendum contro la libera circolazione delle persone, contro la volontà dei dirigenti dell’UDC, costringendo il suo partito a una spettacolare inversione di marcia.

Reimann si trova ora di nuovo in prima linea in una campagna referendaria. Questa volta il giovane parlamentare si oppone all’introduzione del passaporto biometrico, un progetto su cui il popolo sarà chiamato a votare in maggio. Per raggiungere i suoi obiettivi, non ha esitato ad allearsi con la sinistra e i verdi.

Abile organizzatore di campagne politiche, Reimann è anche uno fra i parlamentari più ferrati nell’uso dei nuovi mezzi di comunicazione. Il suo profilo su Facebook è uno di quelli che vantano il maggior numero di «amici».

Faccia a faccia

Incontrato nella sala dei passi perduti, il corridoio semi-circolare che circonda la sala del Consiglio nazionale, durante la sessione di primavera, Reimann mostra però un volto diverso da quello che ci si potrebbe aspettare da un esponente dell’UDC che si identifica con la linea dura del partito.

Amichevole, modesto, quasi timido, moderato nei toni e prudente nelle dichiarazioni, vestito con giacca e cravatta, il giovane parlamentare ha l’aria di prendere sul serio i suoi interlocutori. Parla con voce chiara e ferma, ma senza arroganza.

A tratti scivola nel politichese, ma presenta le posizioni dell’UDC senza il tono di sfida e di provocazione usato talvolta da alcuni esponenti del suo partito. Anzi, in qualche modo stupisce la naturalezza con cui difende la sua visione nazional-conservatrice della realtà.

Appena il discorso si sposta sull’Unione europea o su altri temi che sono cavalli di battaglia dell’UDC, s’intuisce dove risiede la sua capacità di lanciarsi nell’agone politico con tanto ardore: «Quando si sa molto su un tema, non c’è nessuna ragione per dubitare delle proprie posizioni», dice.

Reimann sostiene però di non avere opinioni preconcette e di avere talvolta dei dubbi quando comincia a occuparsi di un tema. Quando però ha elaborato una posizione, non l’abbandona. «Nell’ultimo anno ho letto più di 30 libri sull’Islam. Lo stesso vale per le mie conoscenze sull’Ue. Per questo sono sicuro delle mie posizioni politiche».

Etichette

Alla domanda se si consideri un conservatore, Reimann reagisce con un certo disappunto. «Non mi piace essere rinchiuso in una categoria», risponde. Su alcuni temi difende una posizione liberale, dice, ma esita quando gli si chiedono esempi concreti.

Se già gli si vuole affibbiare un’etichetta, preferirebbe quella di pragmatico. Sotto certi aspetti si sente vicino anche ai verdi: «Con loro condivido una posizione critica verso l’establishment».

Difficile strappare a Lukas Reimann qualche nome che indichi i suoi modelli politici. Non nomina nessun esponente di primo piano del suo partito. Neppure suo zio Maximilian, consigliere agli Stati, rientra nella categoria.

«È stato sicuramente importante e abbiamo avuto molte discussioni. È ostinato quanto me», sorride il giovane deputato. Ma fa capire che non è necessariamente il suo modello.

Influsso tedesco

Reimann preferisce piuttosto citare il liberale tedesco Jürgen Möllemann: «Sapeva spiegare la politica liberale con parole semplici: meno interventi statali, meno tasse, meno leggi e più libertà».

Quanto ai suoi talenti e alle sue ambizioni personali, il giovane UDC rimane modesto. Dice di non ritenersi un oratore di talento o di avere una particolare sensibilità per la politica. «A Berna ci sono oratori molto più abili di me».

I suoi interessi si orientano piuttosto verso le campagne e il lavoro di organizzazione. Tuttavia nei 14 mesi trascorsi in parlamento ha imparato ad apprezzare anche l’attività nelle commissioni, per quanto questa avvenga lontano dai riflettori dei media.

In questo momento nella vita di Reimann la priorità va agli studi di diritto, passati in secondo piano durante i mesi di campagna contro la libera circolazione delle persone. «Non ambisco a un seggio in un organo esecutivo», afferma con convinzione. «Mi piace invece l’idea di lavorare un giorno come consulente e dirigere un’agenzia specializzata in campagne politiche».

E gli hobby, al di là della politica? Reimann parla di gite in montagna, carte, partite di calcio in TV. Nelle carte, il deputato ha trovato anche il modo di coniugare hobby e politica. L’anno scorso ha inoltrato una mozione per legalizzare i tornei privati di poker.

Luoghi comuni

Lukas Reimann, un tipico svizzero conservatore? Forse sì, ma come molti svizzeri, ha fatto esperienze anche all’estero. Ha trascorso un anno negli Stati uniti e ricorda con piacere soggiorni nei paesi scandinavi. È in contatto con molti euroscettici in Europa.

Alla domanda se si senta a disagio quando è confrontato con i luoghi comuni sulla Svizzera, sugli orologi e il cioccolato, non risponde subito. Poi con sorriso disarmante dice: «Mi piace quando le persone hanno un’immagine positiva della Svizzera».

Non si può che concordare con quanto molti dicono di lui: è difficile trovarlo antipatico, ma non bisogna sottovalutarne l’abilità tattica, che si nasconde dietro un’aria quasi ingenua.

swissinfo, Urs Geiser e Andrea Tognina

Lukas Reimann ha soggiornato per un anno negli Stati uniti e ha vissuto perciò in prima persona l’esperienza di svizzero all’estero. Si dice persuaso che gli svizzeri all’estero hanno ruolo importante per l’immagine del paese.

Il giovane deputato UDC è però contrario alle proposte che mirano a riservare seggi in parlamento alla Quinta Svizzera e a creare una circoscrizione elettorale all’estero.

Chiede piuttosto alle organizzazioni che rappresentano gli svizzeri all’estero di intensificare i loro sforzi per far conoscere i candidati residenti all’estero e permettere loro di accedere al parlamento.

Nelle elezioni parlamentari del 2007, i candidati residenti all’estero erano 40, ma nessuno è stato eletto.

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