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L’esperienza svizzera alla frontiera orientale dell’Europa

Reuters

La Polonia è il maggior beneficiario del contributo svizzero all'allargamento dell'Unione europea. Oltre ai soldi, il paese dell'Est potrà contare sull'esperienza elvetica per gestire una delle frontiere più sensibili d'Europa.

Nell’Unione europea (Ue) dal 1. maggio 2004, la Polonia potrà disporre entro il 2012 di 489 milioni di franchi. A Varsavia andrà così quasi la metà del cosiddetto “miliardo di coesione” sbloccato da Berna per ridurre le disparità sociali ed economiche nei dieci paesi aderiti all’Ue cinque anni fa.

«La ripartizione è stata in gran parte influenzata dal numero di abitanti e dal reddito pro capite. Con una popolazione di circa 38 milioni la Polonia è senza dubbio la nazione più grande», spiega a swissinfo.ch Mirko Manzoni, collaboratore della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) incaricato del dossier polacco.

«Va poi sottolineato che tra i dieci paesi beneficiari del contributo elvetico, la Polonia è quello con il quale abbiamo il rapporto commerciale più importante».

Sostegno alle ong

I progetti finanziati dalla Svizzera in Polonia si concentrano in tre ambiti principali: ambiente e infrastrutture, promozione del settore privato, sviluppo umano e sociale. Il 40% dei mezzi sarà investito nelle regioni strutturalmente più deboli e depresse nell’est del paese.

Finora sono stati approvati, o sono in via di approvazione finale, un programma di scambio di studenti tra università svizzere e polacche, un progetto destinato facilitare l’accesso delle aziende a finanziamenti a lungo termine, la costituzione di un fondo a sostegno delle organizzazioni non governative (ong) e la creazione di un fondo a promozione della collaborazione nel campo della ricerca.

«In totale sono stati destinati circa un centinaio di milioni di franchi. Considerata la crisi economica, il progetto a sostegno del settore privato giunge nel momento appropriato», rileva Manzoni. «Interessante pure l’intervento in favore delle ong: uno dei punti sui quali la Polonia deve infatti migliorare è la partecipazione della società civile alla costruzione dello Stato».

I progetti elvetici, sottolinea, sono complementari a quelli dell’Ue, che per il periodo 2007-2013 mette a disposizione quasi cento miliardi di franchi (66,6 miliardi di euro).

Frontiera orientale dell’Ue

Rientrato recentemente da una visita in Polonia, il collaboratore della DSC si dice estremamente sorpreso dal grado di preparazione dei rappresentanti locali. «La Polonia può contare su una buona stabilità e su un’amministrazione che funziona. Ho incontrato interlocutori preparati, i quali ci hanno proposto progetti validi».

Stessa impressione per l’ex consigliere di Stato del canton Ticino, Alex Pedrazzini, ingaggiato in qualità di consulente esterno. «Sono stato positivamente stupito dalla serietà dei polacchi, soprattutto se confronto il loro atteggiamento con le esperienze avute in altri paesi, dove già alla terza domanda non erano più in grado di rispondere. La Polonia non solo risponde alle domande, ma propone soluzioni che non erano state considerate».

Il coinvolgimento di Pedrazzini non è casuale, ma è legato all’intenzione dei due paesi di sviluppare progetti a protezione delle frontiere. «La sicurezza è da sempre il mio pane quotidiano», ci dice l’ex capo del Dipartimento di giustizia e polizia del canton Ticino, la cui consulenza è stata richiesta anche durante la riforma della polizia municipale di Roma.

«Per un paese come la Polonia – spiega Pedrazzini – la nozione di “spazio di Schengen” costituisce una vera e propria rivoluzione. Dopo aver collaborato strettamente con i paesi vicini, quali Bielorussia e Ucraina, si trova ora a gestire la frontiera orientale dell’Ue. Un’impresa tutt’altro che facile».

Esperienza svizzera

Nell’ambito della protezione delle frontiere, il contributo elvetico finanzierà la formazione degli agenti delle unità mobili, l’acquisto di veicoli equipaggiati e la creazione di un centro sanitario per rifugiati ed emigranti.

«Si tratta di progetti di valenza europea: la frontiera orientale della Polonia è quella che registra il maggior flusso di persone all’est dell’Ue», osserva Mirko Manzoni. «L’esperienza svizzera in materia di controllo alle frontiere è particolarmente apprezzata dalle autorità polacche: in futuro si troveranno in effetti confrontate a problematiche che la Svizzera ha già affrontato».

«Non si tratta di erigere un muro – puntualizza Alex Pedrazzini – ma di controllare i flussi e integrare i migranti che già si trovano nel paese». Le modifiche legali effettuate dalla Polonia, prosegue, dimostrano che le autorità sono consapevoli del problema e sono intenzionate ad affrontarlo nel modo più adeguato.

La Polonia svolge un ruolo importante all’interno dell’Ue, conclude Mirko Manzoni. «Migliorare le relazioni con Varsavia significa quindi rafforzare il legame con Bruxelles, ciò che per la Confederazione è fortemente vantaggioso».

Luigi Jorio, swissinfo.ch

Popolazione: 38,1 milioni (Svizzera: 7,6)

Superficie: 313’000 km2 (Svizzera: 41’300)

Tasso d’incremento del Pil: 4,7%

Disoccupazione: 9,8%

Importazioni dalla Svizzera: 2,45 miliardi di franchi

Esportazioni verso la Svizzera: 1,29 miliardi

(fonte: Segreteria di Stato dell’economia, cifre del 2008)

Ripartizione del contributo: Polonia (489 milioni), Ungheria (131), Repubblica ceca (110), Lituania (71), Slovacchia (67), Lettonia (60), Estonia (40), Slovenia (22), Cipro (6), Malta (3).

Attraverso questo sostegno finanziario, la Svizzera intende pure curare i propri interessi in Europa.

La collaborazione bilaterale produce un ritorno finanziario diretto grazie a contratti di appalto e mandati stipulati con ditte svizzere. Inoltre, l’economia e l’industria elvetica possono beneficiare della crescita dei mercati dell’Est.

Il fondo di coesione dell’Unione europea (Ue) è uno strumento creato nel 1994 allo scopo di attenuare il divario economico e sociale tra i diversi membri dell’unione.

Nel 2004, l’Ue ha chiesto a Berna di sostenere finanziariamente la coesione dei suoi nuovi membri, così come hanno fatto gli altri Stati dell’Associazione europea di libero scambio (che oltre alla Svizzera raggruppa Norvegia, Islanda e Liechtenstein).

Il 26 novembre 2006, i cittadini svizzeri hanno accettato al 53% la nuova Legge federale sulla cooperazione con gli Stati dell’Europa dell’Est, che stabilisce le basi legali per il versamento del contributo di coesione. Berna verserà un miliardo di franchi su dieci anni.

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