Pensioni, il grande cantiere della politica svizzera
Il sistema pensionistico in Svizzera si basa sul principio dei tre pilastri: previdenza statale, professionale e misure individuali. Con l’invecchiamento della popolazione, garantire un reddito adeguato ai pensionati diventa però sempre più difficile. Alla politica il compito di trovare delle soluzioni.
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Giornalista ticinese residente a Berna, mi occupo di temi scientifici e di società con reportage, articoli, interviste e analisi. Mi interessano le questioni climatiche, energetiche e ambientali, come pure tutto ciò che riguarda la migrazione, l'aiuto allo sviluppo e i diritti umani in generale.
Il sistema dei tre pilastri è alla base della sicurezza sociale in Svizzera ed è uno degli elementi portanti della Confederazione.
Il primo pilastro – la previdenza statale obbligatoria – è costituito dall’Assicurazione federale per la vecchiaia e i superstiti (AVSCollegamento esterno), dall’Assicurazione invalidità (AICollegamento esterno), dall’indennità per perdita di guadagno (IPGCollegamento esterno) e dall’Assicurazione contro la disoccupazione (ADCollegamento esterno). Ogni persona che vive in Svizzera deve versare dei contributi, secondo un principio di solidarietà. Lo scopo è di garantire a tutti i cittadini, anche a quelli senza attività lavorative, il minimo esistenziale.
Il secondo pilastro – la previdenza professionale – fa capo alle casse pensione e punta a mantenere il tenore di vita abituale anche nella terza età o in caso di vedovanza o d’invalidità. Si tratta di un’assicurazione obbligatoria i cui contributi sono versati dai salariati e dai datori di lavoro.
Il terzo pilastro – la previdenza individuale – è facoltativo ed è costituito da polizze assicurative private o da conti bancari vincolanti. Completa le prestazioni dei primi due pilastri e mira a colmare le lacune previdenziali.
Seppur consolidato, il sistema pensionistico svizzero deve far fronte a importanti cambiamenti demografici: invecchiamento della popolazione, aumento della speranza di vita e stagnazione del tasso di natalità. Nella società moderna, ci sono sempre più persone in pensione e meno giovani attivi per finanziare il sistema.
Per garantire che anche le generazioni future potranno beneficiare delle assicurazioni sociali, la previdenza per la vecchiaia è periodicamente oggetto di revisioni.
Attualmente, il parlamento sta dibattendo sul progetto di riforma del governo, denominato “Previdenza vecchiaia 2020Collegamento esterno”. Tra i punti della riforma si possono citare l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne da 64 a 65 anni (come gli uomini) o la riduzione del tasso di conversione utilizzato per calcolare le rendite del secondo pilastro.
Secondo le intenzioni del governo, la riforma dovrebbe entrare in vigore già nel 2018. La soluzione di compromesso sembra però ancora lontana. Finora, la maggioranza di destra alla Camera del Popolo ha infatti bocciato quasi tutte le proposte della Camera dei Cantoni e difese dallo schieramento rosso-verde e dal centro.
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