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Raddoppiare il Gottardo significa sabotare la politica di trasferimento e non solo

Redazione Swissinfo

Il Consiglio federale e il parlamento propongono di risanare la galleria stradale del San Gottardo realizzando anche un secondo tubo: è una decisione errata, in quanto dannosa a livello ambientale, insensata in termini di politica dei trasporti, sconsiderata a livello finanziario e infine anticostituzionale.

Un no si impone per costringere la Confederazione a proporre soluzioni meno costose e soprattutto meno invasive e nel rispetto di quanto il popolo ha deciso già nel 1994 e riconfermato con forza nel 2004: valorizzare al meglio quei 20 miliardi caparbiamente investiti negli ultimi 20 anni nelle trasversali alpine, per concretizzare il trasferimento del traffico di transito su rotaia e per ottenere così un sostanzioso miglioramento della qualità di vita della popolazione oggi e soprattutto per le generazioni future.

Classe 1954, Fabio Pedrina è economista e pianificatore di professione. Dal 1999 al 2011 è stato deputato in Consiglio nazionale (camera bassa del parlamento svizzero) per il Partito socialista. Attivo in diverse associazioni ambientaliste, è stato presidente dell’Iniziativa delle Alpi dal 2000 al 2014. Oggi è titolare di uno studio di consulenza nel settore della pianificazione territoriale, ambientale ed economico-finanziaria. Keystone

In effetti, con la scusa dei grandi lavori di manutenzione, i fautori vogliono far passare dalla porta di servizio, con il cavallo di Troia di una votazione referendaria, un raddoppio che non passerebbe dalla porta principale di una votazione costituzionale.

Un “risanamento light” è più che sufficiente

I costosissimi e impegnativi lavori proposti dalla Confederazione, con costi che oltrepasseranno i 3 miliardi di franchi, non sono solo di risanamento, ma comportano anche un ampliamento in altezza della galleria esistente. Infatti con il pretesto della necessità di sostituire la soletta intermedia, il progetto del Consiglio federale prevede di innalzare lo spazio utile della galleria da 4,50 a 4,80 metri.

Ci si chiederà: perché? Ma per adattarsi alle norme europee, fatte fra altro per far passare meglio e in numero più copioso i mezzi pesanti, i grossi TIR oggi di 40 tonnellate e forse dopodomani di 60 tonnellate. Ora, come dimostrato da recenti studi promossi da Berna, la soletta non va sostituita in tempi brevi e può essere risanata senza dover innalzare la galleria. Ciò comporterà minori costi e tempi d’esecuzione molto più contenuti rispetto ai prospettati 3 anni di chiusura della galleria stradale.

Il Ticino non rimarrà isolato neppure un giorno

Nel semestre invernale le vetture private saranno trasportate grazie a moderni treni navetta tra Airolo e Göschenen, mentre i camion transiteranno caricati pure su treni navetta attraverso il nuovo tunnel di base di AlpTransit. Durante l’estate la galleria stradale verrà per contro riaperta. In questo modo il Ticino rimarrà sempre raggiungibile e ben collegato con il resto della Svizzera anche con le autovetture: l’automobilista non dovrà neppure scendere dalla propria vettura, altro che isolamento!

Processo alle intenzioni? No, la realtà che supera i politici

In occasione dell’apertura della galleria stradale del Gottardo, il 5 settembre 1980, il consigliere federale Hans Hürlimann affermò: «Questa galleria non è un corridoio per il traffico pesante». Da quella promessa siamo passati a oltre un milione di camion all’anno! Di recente la consigliera federale Doris Leuthard ha affermato candidamente che il secondo tubo da lei proposto non porterà più traffico e quindi non avrà conseguenze per la protezione delle Alpi.

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In passato le belle dichiarazioni di certi politici si sono rivelate una beffa. Purtroppo il proposto raddoppio crea in realtà le premesse per portare anche in casa nostra quel che si vive oggigiorno al Brennero: 2 milioni di camion in transito ogni anno. Questo al Gottardo non lo vogliamo!

Un raddoppio anti-costituzionale e contro la volontà popolare

Di fatto, con un secondo tubo si arriverebbe ben presto ad un massiccio aumento del traffico pesante: gli autotrasportatori europei, oltre a quelli svizzeri, hanno già applaudito. Ora, la costituzionalità di un secondo tubo non va valutata in base alle promesse politiche, tipo quella stravagante di permettere di utilizzare il proposto raddoppio a 4 corsie solo per metà (ossia una sola corsia per direzione), un favola a cui ci si può credere come al coniglio di Pasqua o a Babbo Natale. Va invece giudicata in base alla capacità tecnico-costruttiva dell’opera. Perciò la proposta del Consiglio federale è contraria alla Costituzione.

Un tappeto rosso per più traffico pesante dall’UE e più caos sulle strade svizzere

Altra perla: secondo la consigliera federale Leuthard, l’Unione europea non vuole negoziare con la Svizzera su una limitazione dei camion e sull’introduzione di una borsa dei transiti alpini. Ora, proprio in questa situazione di stallo negoziale, vogliamo davvero come svizzeri srotolare senza condizioni il tappeto rosso all’UE sotto forma di raddoppio della galleria stradale del Gottardo? Si tratterebbe perlomeno di strappare prima delle contropartite che permettano di concretizzare l’obiettivo di trasferimento.

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Invece, con il proposto raddoppio, la Svizzera cederebbe all’UE su una questione strategica per la politica dei trasporti transalpini, mettendosi nella posizione di essere facilmente ricattabile e affossando così l’obiettivo costituzionale di trasferimento, tutt’oggi non ancora rispettato.

Un raddoppio che sabota AlpTransit

Proprio nel prossimo mese di giugno, ossia 4 mesi dopo la votazione sul raddoppio, verrà inaugurata la galleria di base ferroviaria del Gottardo. Essa porterà a un salto di qualità nella politica dei trasporti. Dobbiamo approfittare di questo evento storico per finalmente trasferire sulla rotaia gran parte del traffico merci. Il raddoppio del Gottardo, invece, silurerebbe completamente quest’obiettivo ancorato nella Costituzione federale.

E si ricordi l’ammonimento di un recente studio del giurista friburghese Markus Kern, il quale ha evidenziato che, sulla base del vigente Accordo sui trasporti terrestri, l’UE potrebbe cercare di imporre l’apertura delle quattro corsie di scorrimento, disponibili dopo il raddoppio, in base al “principio della non introduzione di limitazioni quantitative”. Le beffe, oltre al danno!

Non credo che gli svizzeri siano disposti a tanto, da cui il mio invito a votare no il prossimo 28 febbraio, riconfermando le sagge e lungimiranti decisioni del 1994 e del 2004, attraverso cui si era già espresso un chiaro no popolare al raddoppio del Gottardo.

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