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«Carsten Schloter era un dirigente lungimirante»

Il direttore generale della Swisscom, Carsten Schloter, è stato ritrovato morto nella sua casa a Villars-sur-Glâne, nel canton Friburgo. Ex-press

È con commozione e cordoglio che la stampa svizzera rende omaggio al direttore generale della Swisscom Carsten Schloter, ritrovato morto martedì al suo domicilio. Un uomo definito carismatico, e dalla forte personalità, che ha saputo trasformare l'ex regia federale in un'impresa moderna e innovativa.

La notizia del decesso di Carsten Schloter, 49 anni, ha suscitato stupore e commozione nel mondo economico e politico svizzero. Nato in Baviera ma cresciuto in Francia, Schloter aveva iniziato la sua carriera nel settore automobilistico per poi raggiungere la Swisscom nel 2000 e assumerne le redini sei anni più tardi. Un tedesco alla testa della grande impresa di telecomunicazione elvetica.

Unanime, la stampa svizzera lo ricorda come un dirigente leale e lungimirante, un lavoratore infaticabile. Carsten Schloter era «un uomo carismatico, che salutava tutti coloro che conosceva con un sorriso sulle labbra e uno sguardo furbo», ricorda il quotidiano Tages-Anzeiger. Perfettamente bilingue, era conosciuto per la sua forte personalità, ma anche per un certo charme, con il suo accento inconfondibile e il suo fisico atletico.

Lui non esitava a dire «la Swisscom sono io». E all’indomani del suo suicidio, la stampa svizzera gli riconosce un «ruolo decisivo» nello sviluppo e nella modernizzazione dell’ex regia federale e –  complici le circostanze tragiche del suo decesso  – non ha che parole di lode per questo imprenditore.

Certo, Carsten Schloter godeva di «qualche vantaggio rispetto ai suoi concorrenti», sottolinea il Tages-Anzeiger, grazie al sostegno politico di cui beneficiava la Swisscom e che in fondo avrebbe permesso «anche a un manager mediocre di gestire l’azienda». Lui però non si è mai accontentato, scrive il quotidiano, nel lavoro come nello sport, che praticava con impegno frenetico.

Ha così partecipato allo sviluppo folgorante della telefonia mobile, ha sfidato la concorrenza innovando nel settore della televisione numerica e della fibra ottica, fissando degli standard imprenditoriali «in Svizzera ma anche all’estero». E nonostante lo smacco subito con il riacquisto dell’italiana Fastweb, ha saputo dare alla Swisscom l’immagine di un’impresa moderna e innovativa.

A cavallo tra due generazioni

Carsten Schloter ha trascorso «tredici anni nel cuore della rivoluzione numerica» e «incarnava il passaggio tra due generazioni», scrive l’editorialista della Tribune de Genève e 24 Heures. «Arrivato alla Swisscom nel 2000, due anni dopo la liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni, seguita dall’entrata in borsa dell’ex società pubblica PTT, Casten Schloter rappresenta da solo la transizione storica tra due ere della comunicazione».

Grazie a Schloter, «in Svizzera c’era un situazione piuttosto grottesca: non erano i piccoli avversari, come  Orange e Sunrise ad attaccare il più grande con nuove idee, ma la stessa Swisscom a dare il la», scrive la Neue Zürcher Zeitung.

Anche per la Basler Zeitung è chiaro che Schloter era un manager con un ottimo fiuto. «L’uomo con la voce sussurrante sarà ricordato come uno stratega di successo e un dirigente ambizioso […] Più rapido e determinato di molti concorrenti in Europa, ha saputo rispondere ai bisogni crescenti della comunicazione mobile e dell’utilizzo di dati» scaricati da internet.

Ma c’è di più: Carsten Schloter non era apprezzato unicamente dal mondo economico e politico, ma anche dai sindacati. «Si è dimostrato un partner affidabile, a volte duro, ma aperto al dialogo e sempre corretto», ha dichiarato martedì all’Agenzia telegrafica svizzera il vicepresidente di syndicom Alain Carrupt.

Il momento dei perché

La morte improvvisa di Carsten Schloter, separato con tre figli, non ha mancato di sollevare interrogativi sulla stampa svizzera. Dal semplice «Perché!» del Blick ai più diretti di 24 Heures e La Tribune de Genève: «Troppo stress?».

L’editorialista ricorda come questo dirigente «iperattivo» moltiplicasse le attività sportive di resistenza, quali la bicicletta o le passeggiate in alta montagna», senza contare la Patrouille des Glaciers alla quale aveva partecipato lo scorso anno.

Il Tages-Anzeiger, dal canto suo, tenta di spiegare «le conseguenze che possono sopraggiungere quando la reputazione professionale diventa la misura di tutto».

Interrogato dal giornale zurighese, il consulente Reinhard Sprenger spiega che «i dirigenti di una grande azienda sono sotto stretta osservazione, da parte degli impiegati, della clientela, della concorrenza e di una stampa isterica. Così si sottopongono a un’autodisciplina permanente, al punto che non riescono più a rilassarsi nei momenti in cui non sono più sotto i proiettori. Ed è allora che si diventa vulnerabili».  

Nato il 7 dicembre 1963 a Erlenbach, trascorre la sua giovinezza a Parigi dove si diploma in economia e informatica.

La sua carriera professionale inizia nel settore automobilistico: nel 1992 è ingaggiato dalla Mercedes Benz.

Qualche anno più tardi entra nel mondo delle telecomunicazioni grazie alla Debitel, ex filiale di Swisscom. Ricopre diversi ruoli di dirigente in Germania e Francia, prima di raggiungere la Swisscom nel 2000.

Nel 2006, succede a Jens Alder alla testa della Swisscom, il più grande operatore di telecomunicazioni in Svizzera ed ex regia federale.

Sotto la sua guida, nel 2007, Swisscom acquista l’italiana Fastweb per circa 4,6 miliardi di euro, una manovra che si rivelerà poi un vero fiasco per l’impresa.

No­nostante questo, Swisscom rafforza la propria posizione di leader nel settore, investendo massicciamente nelle fibre ottiche e nella modernizza­zione della rete di telefonia mobile.

Schloter è anche il padre di Swisscom TV, grande successo nell’ambito della televisione digitale.

Perfezionista, leader carismatico e sportivo appassionato, Schloter si è suicidato nella sua abitazione il 23 luglio 2013.

Lascia l’ex moglie, tre figlie e l’attuale compagna.  

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