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Recessione Brasile, dopo Cina altra ‘tigre’ in crisi

(Keystone-ATS) Una nuova perturbazione in arrivo, epicentro sempre uno dei paesi emergenti, considerato fino a poco tempo fa una delle locomotive dell’economia globale.

Il Brasile è in recessione e la Borsa di San Paolo ha accolto i dati sul Pil imponendo un brusco arresto al listino (-1,8%), dopo una settimana di forti rialzi che lo ha visto accumulare un rialzo dell’8% in tre sedute. Il ‘saldo’ della settimana resta dunque positivo (+3%) ma dopo Shanghai il Bovespa diventa uno degli ‘osservati speciali’ di questo periodo di turbolenze sui mercati emergenti.

I dati ufficiali dell’Istituto nazionale di geografia e statistica (Ibge) confermano il quadro previsto dalla Banca centrale verde-oro: il gigante sudamericano è rientrato nella fase di ‘recessione tecnica’, una situazione peraltro già verificatasi anche esattamente un anno fa, ricordano gli analisti. Sono già alcuni mesi che il mercato azionario del Brasile soffre, fanalino di coda tra i paesi BRIC e dal 2011 l’indice azionario brasiliano ha perso circa il 23 per cento.

Negli ultimi 5 anni la crescita rallenta, gli investimenti esteri si ridimensionano e, osservano gli economisti, il deficit pubblico è in aumento. Il Governo di Dilma Rousseff viene accusato di eccessivo interventismo pubblico e da parte sua si difende attribuendo la colpa principalmente al cattivo andamento dell’economia internazionale.

Secondo il FMI, il Brasile presenta un deficit fiscale strutturale a causa di una spesa rigida che impedisce un equilibrio tra tagli alla spesa e aumenti delle tasse. E il Fondo Monetario Internazionale ha abbassato le sue stime prevedendo per il 2015 un Pil in calo dell’1,5% (contro le precedenti attese di -1%) e un ritorno alla crescita nel 2016 ma solo dello 0,7% (e non dell’1% come precedentemente indicato).

Qualcuno la chiama la maledizione delle materie prime, grazie alle quali il Brasile è riuscito a crescere a ritmi straordinari e ora, con la flessione della domanda di commodities unita a un rallentamento globale dell’economia, porta a un deprezzamento delle valute, il real in particolare di circa il 30 per cento. L’inflazione (in Brasile l’aumento dei prezzi è stato di oltre il 9,5%) fa il resto.

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