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La macchina e la morale

Una relazione speciale: l’esercito USA e le università svizzere

Soldato di spalle davanti a un drone
Un drone MQ-9 Reaper equipaggiato con dispositivi di sorveglianza del tipo Gorgon prima di un volo sull'Afghanistan nel 2015. Tech. Sgt. Robert Cloys/US Department of Defense

Dalle telecamere di sorveglianza ai droni per il riconoscimento automatico: le università svizzere partecipano a progetti finanziati dall’esercito statunitense. Ma quali sono le direttive che regolano queste collaborazioni?

Nella mitologia greca Argo Panoptes è un gigante dai cento occhi. È incaricato dalla dea Era di fare la guardia alla sua sacerdotessa Io, per evitare che sia sedotta da Zeus. Argo ha le caratteristiche ideali per sorvegliare Io. Non stupisce perciò che l’agenzia dell’esercito statunitense per la ricerca DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) abbia chiamato ARGUS-IS (Autonomous Real-Time Ground Ubiquitous Surveillance Imaging System) un progetto di fotocamera di sorveglianza capace di scattare immagini nell’ordine di grandezza dei gigapixel (un miliardo di pixel).

Pensata per essere montata su droni, la fotocamera potrebbe controllare un’area grande quanto la metà di Manhattan e seguire veicoli e persone in movimento. È stata testata per la prima volta nel 2010 e resa operativa nel 2014.

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Più o meno nello stesso periodo (2011-2012) il Politecnico federale di Losanna (EPFL) stava lavorando a un progetto finanziato dalla DARPA chiamato Knowledge enhanced exapixel imaging (KEEP)Collegamento esterno. L’obiettivo era di sviluppare nuove tecniche più efficaci per la compressione di immagini ad altissima definizione. All’epoca, comprimere immagini di grandi dimensioni richiedeva enormi risorse informatiche.

“Le ricerche condotte dall’EPFL non hanno avuto un’applicazione diretta, si trattava di ricerca fondamentale. Il team voleva capire a livello teorico se una compressione di 100 volte fosse possibile per immagini da oltre un gigapixel”, afferma un portavoce dell’EPFL.

La fotocamera ARGUS-IS è stata ideata per i droni e si pensa che sia stata incorporata nella nuova versione nei dispositivi di sorveglianza Gorgon Stare osservati sui droni MQ9 Reaper. Si tratta dei primi droni “da caccia” impiegati dalle forze aeree statunitensi, equipaggiati con bombe da 500 libbre e missili Hellfire.

È possibile che queste macchine potenzialmente letali siano equipaggiate con un apparecchio fotografico ad altissima definizione che elabora le immagini basandosi su ricerche del Politecnico federale di Losanna? L’EPFL non sa se il suo progetto KEEP sia in qualche modo collegato ad ARGUS-IS.

“Non abbiamo informazioni a questo proposito. Quel lavoro di ricerca e il suo finanziamento era probabilmente parte di sforzi di ricerca fondamentale promossi dall’esercito statunitense come pure dagli eserciti di altri paesi e non era connesso direttamente a uno specifico progetto”, dice l’EPFL.

In altre parole, non c’è modo di sapere se l’esercito degli USA usi tecnologie basate sulle ricerche dell’EPFL per trovare e uccidere nemici con i droni MQ9 Reaper. La DARPA non ha risposto alle richieste d’informazione di swissinfo.ch sull’eventuale ricorso a ricerche svizzere per sviluppare ARGUS-IS.

Linee guida etiche

La normativa svizzera prevede che i ricercatori che lavorano a questo genere di ricerche debbano richiedere un’autorizzazione da parte della Segreteria di Stato dell’economia (SECO). La legge federale sul controllo dei beni utilizzabili a fini civili e militariCollegamento esterno comprende le esportazioni di tecnologia, software e informazioni che possono essere utilizzate potenzialmente anche per scopi militari.

Esiste però una scappatoia che aiuta le università a evitare la complessa procedura di autorizzazione per le collaborazioni con DARPA: i controlli sulle esportazioni non sono applicati alla “ricerca scientifica di base”.

“Secondo l’annesso 1Collegamento esterno dell’Ordinanza sul controllo dei beni utilizzabili a fini civili e militari e in virtù delle direttive sul controllo delle esportazioni internazionali, il controllo non si applica alle tecnologie di pubblico dominio, alle ricerche scientifiche di base o alla quantità minima di informazioni necessarie per le domande di brevetto”, ha precisato un rappresentante della SECO interpellato da swissinfo.ch.

Il termine “ricerca scientifica di base” si applica a quasi tutti i progetti finanziati dal DARPA, e questo permette ai ricercatori di schivare le norme sull’esportazione di tecnologia.. 

telescope contact lens
Prototipo di una lente a contatto telescopica dell’EPFL, parte di un progetto finanziato da DARPA. EPFL

Ma i ricercatori hanno qualche responsabilità quando si tratta di lavorare a progetti cosiddetti “dual use” (a uso civile e militare)? Le direttive dell’EPFLCollegamento esterno tengono gli scienziati fuori dai guai.

“I singoli scienziati/ingegneri non devono assumere su di sé l’intera responsabilità di decidere se impegnarsi o meno nella ricerca militare o in programmi congiunti tra civili e militari”, si legge nelle direttive.

Il problema è considerato nell’ottica di una politica della ricerca che non rientra nella sola sfera di competenza dell’università, ma che coinvolge vari attori quali la comunità scientifica in generale, il governo e la società civile. In ogni caso, a fronte dell’ampio dibattito sull’esportazione d’armi, la questione delle collaborazioni nell’ambito della ricerca scientifica non è stato oggetto di grandi discussioni.

Progetti sensibili

La ricerca relativa alla fotografia ad altissima definizione non è il solo progetto di ricerca dell’EPFL finanziato dalla DARPA. Ricercatori dei laboratori di fotonica applicata hanno sviluppato il prototipo di lenti a contatto telescopicheCollegamento esterno che permettono di aumentare le capacità visive di chi le porta. Si ritiene che possano essere di grande aiuto per le persone che soffrono di disturbi alla vista dovuti all’età. Non è chiaro però perché la DARPA abbia finanziato un simile progetto.

L’istituto di ricerca Idiap di Martigny, affiliato all’EPFL, ha lavorato a un progetto DARPACollegamento esterno intitolato “Media Forensics” (polizia scientifica dei media), focalizzato sul riconoscimento delle manipolazioni di fonti audio e video. L’istituto ha tuttavia interrotto la collaborazione per timore di critiche.

“Sebbene in passato sia stato piuttosto attivo, anche come coordinatore, l’Idiap non è più coinvolto in simili progetti (piuttosto instabili e politicamente sensibili”, si legge nel programma di ricerca dell’istituto per il periodo 2017-2020.

Anche il laboratorio per le misurazioni fotoniche e quantistiche (K-Lab) dell’EPFL ha lavorato a un progetto DARPA per la realizzazione di microchip fotoniciCollegamento esterno ad alta efficienza energetica, da utilizzare nei centri di elaborazione dati per le telecomunicazioni.

I partner di ricerca della DARPA non vanno cercati però solo all’EPFL. Il gruppo di optoelettronica quantisticaCollegamento esterno del Politecnico federale di Zurigo (ETH) ha collaborato con il programma SCOUTCollegamento esterno, un programma che mira a identificare rapidamente agenti chimici e biologici in spazi aperti.

Un altro progetto zurighese finanziato dalla DARPA è portato avanti dall’istituto di neuroinformaticaCollegamento esterno dell’università di Zurigo. Si tratta di ricerche nell’ambito del programma Fast Leightweight AutonomyCollegamento esterno (FLA), che punta alla realizzazione di piccoli droni autonomi. I droni sono destinati a operazioni di salvataggio, ma anche a potenziali operazioni militari, dove si tratta per esempio di identificare in modo rapido e sicuro eventuali minacce all’interno di un edificio prima dell’intervento di unità militari.

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Strette relazioni

Le relazioni tra università svizzere e DARPA non si limitano a singoli progetti in ambiti sensibili. I ricercatori sono incoraggiati a partecipare a concorsiCollegamento esterno finanziati dalla DARPA. I manager dell’agenzia statunitense sono anche invitati a tenere relazioni nelle università svizzere e talvolta sono ospiti di workshop che servono a presentare le capacità della ricerca svizzera. Nel 2014 per esempio i manager della DARPA sono stati invitati a un workshop di quattro giorni organizzato dall’EPFL ad Ascona.

“Il workshop è stato inoltre frequentato da manager di progetto dell’ESA (Agenzia spaziale europea) e dell’agenzia DARPA. Il workshop ha perciò offerto un’opportunità di mostrare le ricerche in questo campo a dirigenti di programma”, si legge nel rapporto sull’evento.

La collaborazione con la DARPA è anche servita ad alimentare l’idea di un’agenzia svizzera che si occupi dello snodo tra ricerca, difesa ed economia. Uno dei tre workshop interattivi organizzati durante la giornata svizzera sulla sicurezza ciberneticaCollegamento esterno nel 2017 era intitolato “Verso una DARPA svizzera”. I relatori, tra cui l’ex dirigente dell’agenzia di sicurezza nazionale statunitense NSA Curtis DukesCollegamento esterno, hanno parlato della necessità di far incontrare la “superpotenza accademica” della Svizzera con il “forte settore privato” e “l’esercito di milizia”, al fine di tracciare una strategia per la sicurezza cibernetica nazionale.

Traduzione dall’inglese: Andrea Tognina

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