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Catalogna, Madrid e Barcellona ai ferri corti

La Corte Costituzionale spagnola, accogliendo l'istanza di Madrid, ha sospeso il decreto di convocazione del referendum di indipendenza del primo ottobre firmato dal presidente catalano Carlos Puigdemont.

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In serata  la consulta ha dichiarato ricevibili tutti i ricorsi presentati oggi dall’esecutivo spagnolo contro le decisioni prese ieri dal governo e dal parlamento catalani

Il premier spagnolo Mariano Rajoy aveva annunciato in mattinata che il governo, riunito in sessione straordinaria, aveva dato ordine all’avvocatura dello stato di presentare un “immediato ricorso di incostituzionalità” davanti alla Corte Costituzionale contro il decreto di convocazione del referendum del 1° ottobre firmato dal governo catalano e contro la legge sul referendum adottata la notte scorsa dal parlamento di Barcellona.

Al termine della seduta, nel corso di una conferenza stampa, il premier spagnolo ha precisato perentoriamente che il referendum di autodeterminazione catalano del primo ottobre “non ci sarà”, “questo voto non si celebrerà in alcun caso”.

La convocazione del referendum da parte del presidente Carles Puigdemont, ha aggiunto, è “un chiaro e intollerabile atto di disobbedienza alle nostre istituzioni democratiche” e per questo motivo nel ricorso viene chiesto alla Corte costituzionale di sospendere con effetto immediato la convocazione del referendum “illegale”.

Intanto il procuratore generale dello Stato José Manuel Maza ha già annunciato di aver denunciato Puigdemont, i ministri catalani e la presidenza del ‘Parlament’ per disobbedienza, abuso di potere e malversazione di danaro pubblico, reati per il quale gli eventuali accusati rischiano il carcere.

Per nulla intimorite dalle reazioni le autorità catalane hanno dato avvio ai preparativi del referendum, con l’assunzione di volontari. E in particolare il presidente Puigdemont ha chiesto ai 947 sindaci catalani di confermare la disponibilità dei seggi elettorali. Lo scontro è solo all’inizio.

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