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Riesplode la tensione sulla Spianata delle Moschee

Decine di palestinesi sono rimasti feriti negli scontri con la polizia israeliana sulla Spianata delle Moschee. KEYSTONE/EPA/FAYIZ ABU RMELEH sda-ats

(Keystone-ATS) Torna a salire alle stelle la tensione a Gerusalemme: decine di palestinesi sono rimasti feriti negli scontri con la polizia israeliana sulla Spianata delle Moschee.

Nella zona migliaia di fedeli si erano radunati per la prima volta dopo due settimane di proteste, dopo la rimozione dei contestati metal detector.

Gli agenti hanno usato gas lacrimogeni, pallottole di gomma e spray al peperoncino appena un’ora dopo la riapertura del gate Huta. Oltre 40 i palestinesi rimasti feriti secondo i media israeliani, 94 secondo la Croce Rossa palestinese.

Il portavoce della polizia, Micky Rosenfeld, ha spiegato in un comunicato che l’intervento delle forze dell’ordine è stato causato da una sassaiola contro gli agenti, che hanno rimosso diverse bandiere palestinesi, issate sulla terrazza del compound. Amnesty International invece parla di un “attacco deliberato” contro una “folla pacifica” e accusa la polizia di “uso sproporzionato della forza”.

I metal detector e nuove misure di sicurezza sulla Spianata erano state decise dopo l’attacco del 14 luglio in cui erano rimasti uccisi due agenti israeliani. L’attentato si era verificato a due passi proprio dal gate Huta, teatro degli scontri odierni. L’installazione dei metal detector aveva scatenato una vera e propria battaglia il 21 luglio scorso, in una ‘Giornata della collera’ palestinese che si era conclusa con il tragico bilancio di tre adolescenti uccisi e centinaia di feriti.

Il governo ha al vaglio nuove misure, come l’installazione di telecamere in grado di identificare i volti delle persone: ma anche questa è una misura fortemente contestata dai palestinesi secondo i quali le telecamere “spiano anche sotto gli abiti, come negli aeroporti”, a scapito del pudore dei fedeli islamici che si recano a pregare in quel Luogo santo. Il presidente Abu Mazen ha annunciato il congelamento di ogni rapporto con Israele fino a quando non verranno cancellate le nuove misure di sicurezza.

La mediazione giordana – andata in scena nei giorni scorsi – sembra essere fallita: re Abdallah ha definito “inaccettabile” e “provocatorio” l’atteggiamento di Israele dopo la sparatoria nel compound della residenza dell’ambasciata israeliana. Amman chiede che la guardia israeliana responsabile dell’uccisione di due giordani, dopo un tentativo di accoltellamento, sia processata. Benyamin Netanyahu dal canto suo ha evocato la pena di morte per il palestinese che il 21 luglio scorso ha ucciso tre israeliani nella colonia di Halamish, in Cisgiordania. Omar el-Abed di 19 anni, era rimasto ferito nel corso dell’assalto.

“La mia posizione in qualità di primo ministro, in caso di assassinii simili, è quello che (l’attentatore, ndr) dovrebbe essere giustiziato, in modo da togliergli il sorriso dalla faccia”, ha detto Netanyahu incontrando la famiglia delle vittime e riferendosi alla testimonianza di uno dei sopravvissuti, secondo il quale l’attentatore rideva prima di iniziare a colpire le sue vittime con un coltello.

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