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Le vestigia dell’epoca Sihanouk, una nostalgia khmer

Sim Sittho davanti all'Istituto per le lingue straniere concepito da Vann Molyvann. swissinfo.ch

I cambogiani si preparano a celebrare i funerali del padre dell’indipendenza del regno khmer, morto in ottobre. Fieri o nostalgici, riscoprono la Cambogia costruita negli anni Sessanta e della quale sono testimoni gli edifici realizzati da Vann Molyvann, l’architetto di Sihanouk.

Vann Molyvann abita a Phnom Penh nella casa di famiglia realizzata nel 1970. L’ha ritrovata intatta quando, agli inizi degli anni Novanta, è rientrato dall’esilio in Svizzera. Caratterizzata da un’architettura audace, la dimora è un’oasi di pace lungo il boulevard Mao Tse Toung, uno dei tanti caotici e puzzolenti viali della capitale cambogiana.

«Molto spesso, Sihanouk mi faceva chiamare, mi mostrava un piccolo schizzo e mi diceva, per esempio: “Riceveremo il generale de Gaulle (nel 1966, ndr). Dovete realizzare una hall capace di accogliere tutti i nostri ospiti. Secondo me si dovrebbe fare così”. Io dovevo rientrare immediatamente e mettermi a lavorare di buzzo buono, ma senza un vero progetto», racconta il primo architetto indipendente della Cambogia.

Architetto, urbanista, ministro, rettore, l’86enne Vann Molyvann è stato uno degli attori principali dell’epoca Sihanouk (1954-1970). Il suo agire ha dato forma alla visione che il padre dell’indipendenza della Cambogia aveva del suo regno: una simbiosi tra le tecniche ancestrali della civiltà khmer e le audaci opere di Corbusier, da cui prendeva ispirazione.

Argilla e cemento armato

Della tradizione khmer – contadina e aristocratica – Vann Molyvann ha ripreso l’utilizzo dei pali, dei mattoni d’argilla e del legno, una combinazione perfetta per resistere alle difficili condizioni climatiche tropicali: raggi di sole caldi come brace oppure pioggia torrenziale. Vann Molyvann ha unito questi antichi e intelligenti sistemi di costruzione con una modernità  fatta di cemento armato, il materiale faro dell’architettura occidentale a metà del secolo scorso.

Senza essere minimaliste, le sue opere architettoniche sono ridotte all’essenziale ed evitano gli sprechi d’energia. I muri di mattoni, che assorbono il calore, sono separati da una parete interna di calcestruzzo per permettere all’aria di circolare, un sistema di raffreddamento naturale che fa capo anche all’acqua piovana. I raggi cocenti sono assorbiti da speciali ripari contro il sole. Così, la temperatura negli spazi abitativi rimane gradevole senza ricorrere in maniera massiccia all’aria condizionata. Vann Molyvann è stato un precursore dello sviluppo sostenibile, per necessità climatica ed economica.

Ma il capofila della nuova architettura khmer, in cui è ancora possibile riconoscere la Cambogia di Norodom Sihanouk, non è più l’ispiratore della nuova generazione di architetti, protagonisti della crescita galoppante della capitale.

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Sviluppo selvaggio

Phnom Penh segue il ritmo cinese, imitando il suo sviluppo senza briglie e le sue torri scintillanti. È un’evoluzione che la giovane cambogiana Sim Sittho guarda con malcelato scetticismo. L’architetto di 29 anni lavora per l’agenzia Khmer Architecture Tours – associazione fondata nel 2003 – che organizza delle visite guidate dei principali edifici realizzati dalla nuova architettura khmer e raccoglie documentazione su questo stile, mettendola a disposizione degli studenti cambogiani.

A bordo di un tuk-tuk (taxi a tre ruote, ndt), Sim Sittho ci porta a incontrare le vestigia della Phnom Penh degli anni Sessanta. «La maggior parte degli architetti attivi a Phnom Penh sono cinesi. Riproducono semplicemente gli edifici che gli investitori hanno visto nelle riviste patinate. Nessuno si degna di adattare le costruzioni all’ambiente urbano circostante. L’aspetto fondamentale è il prestigio derivante dalla velocità con cui realizzano i palazzi. Il riferimento cinese è 90 piani in 90 giorni, obiettivo che può essere raggiunto unicamente realizzando torri di vetro. Ma questi stabili non sono adatti al clima tropicale», spiega con una certa indignazione Sittho.

Nel suo ampio ufficio del ministero dell’informazione, Khieu Kanarith, il portavoce del governo, giustifica così lo sviluppo architettonico della capitale. «Negli anni Sessanta, a Phnom Penh vivevano circa 600mila persone, oggi sono più di 2 milioni. Il prezzo del terreno è esploso (quasi 1500 dollari al metro quadro, ndr) ed è quindi necessario costruire in verticale per rispondere alla crescente richiesta di alloggi in città. I grattacieli più alti saranno costruiti in periferia. In centro, quelli esistenti non superano i quaranta piani», precisa Kanarith.

Vann Molyvann è d’altro avviso. «Ai miei tempi, non era possibile considerare l’architettura e l’urbanismo settori a sé stanti, separati dagli altri ambiti della società. Oggi, in Cambogia c’è invece un totale scollamento tra urbanismo, gestione del territorio e popolazione. In Svizzera è il contrario, come ho potuto notare durante i miei anni di esilio», evidenzia. L’architetto ricorda anche il fenomeno dell’accaparramento delle terre da parte dei magnati del posto o stranieri e l’espulsione dei loro abitanti, appartenenti soprattutto alle minoranze etniche.

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Oltre l’architettura, anche la musica

Nella sua casa di legno, fuori Phnom Penh lungo la strada nazionale n.1 che porta in Vietnam, l’etnologo Ang Choulean ricorda che Sihanouk si sapeva fare amare dal suo popolo, nonostante fosse un autocrate. Era una delle caratteristiche ufficiali del Sangkum Reastr Niyum, che lo studioso traduce letteralmente in società preferita dalla popolazione. Questo movimento politico era stato lanciato da Norodom Sihanouk per costruire l’indipendenza della Cambogia ed escludere dalla scena interna i comunisti indocinesi, così come gli altri partiti sostenuti da Thailandia e Vietnam del Sud, questi ultimi allineati con gli Stati Uniti.

Per percorrere questa irta strada, nel cuore della Guerra fredda, che alla fine degli anni Sessanta si rivelerà senza via d’uscita, «Norodom Sihanouk ha davvero lavorato in profondità per il paese», racconta con nostalgia l’etnologo 63enne. «Anche quando non era più ufficialmente re, ha continuato ad adempiere i suoi compiti ancestrali, mettendo in scena i fasti e la magnificenza del regno o lanciando progetti volti a migliorare le condizioni di vita del suo popolo. Per realizzare tutto ciò, Sihanouk ha saputo sfruttare il potenziale del paese, associando tradizione e modernità, idea che ha perseguito costantemente».

Uno spirito che ha nutrito l’architettura di Vann Molyvann, ma anche i cantanti cambogiani di quel periodo, autori di una musica pop originale, tornata di recente in voga presso la gioventù di Phnom Penh e la diaspora khmer. Per il principe rosso, come veniva soprannominato dalla destra filo-americana Sihanouk, le note di questi brani seguivano troppo la moda anglosassone.

Visal Sok, giovane realizzatore di film e produttore di musica hip hop cambogiana (KlapYaHandz) e i cui studi si trovano alla periferia di Phnom Penh, ricorda che «la passione per la cultura, il cinema, la musica, l’architettura di Sihanouk, così come tutto ciò che ha fatto di buono per la Cambogia, meritano di essere tramandati ai posteri».

Cresciuto nella Cité des 3000, nel nord-est di Parigi, Visal Sok torna in Cambogia pieno di fiducia e di energia alla metà degli anni Novanta. «Il grande potenziale della Cambogia risiede nella nostra abilità a combinare i generi, le influenze. Siamo degli artisti, non dei guerriglieri o dei politici. È questa la caratteristica che salverà il paese. Ne sono fermamente convinto».

Nato il 23 novembre 1926, a Ream, nella provincia di Kampot, Vann Molyvann ottiene una borsa di studio dallo Stato francese. In quel periodo, la Cambogia era ancora un protettorato coloniale.

Dopo aver studiato architettura alla Scuola nazionale superiore delle Belle Arti di Parigi, segue i corsi di studi khmer alla Scuola del Louvre e si imbatte nei futuri leader khmer rossi. Rientra in Cambogia nel 1956, a due anni dall’indipendenza del regno.

Poco dopo il suo ritorno in patria, il principe Sihanouk lo nomina capo dei lavori pubblici e architetto della Cambogia: è l’inizio della sua carriera di uomo di Stato, in maniera particolare come ministro dell’educazione e rettore dell’Università di Belle Arti, che lui stesso ha fondato.

Nella sua terra natale, incontra la sua futura moglie Trudy, una svizzera che lavora per conto dell’ONU in Cambogia.

In 14 anni ha progettato e costruito un centinaio di edifici, soprattutto opere ufficiali e monumenti del periodo Sihanouk (1954-1970).

Poco dopo il colpo di stato del maresciallo Lon Nol contro Sihanouk (1970), Vann si rifugia con la famiglia in Svizzera, paese di cui ottiene la nazionalità e dove lavora inizialmente come architetto, poi come collaboratore dell’ONU. Nonostante l’assidua corte dei khmer rossi, non rientra subito in Cambogia.

Soltanto nel 1991, quando il re Sihanouk sta per risalire al trono, decide di far ritorno in Cambogia. Con l’UNESCO, fonda l’Autorità per la protezione e la gestione di Ankor/SiemReap (APSARA).

Nel 2008, a 82 anni, in Francia sostiene con successo una tesi di dottorato dal titolo Les cités du Sud-Est asiatique, le passé et le présent (Le città del Sud-est asiatico, il passato e il presente).

Il 1° febbraio iniziano le cerimonie organizzate per i funerali dell’ex re di Cambogia Norodom Sihanouk, deceduto a Pechino nell’ottobre 2012. Si concluderanno il 4 febbraio.

Il governo si aspetto l’afflusso di 1,5 – 2,5 milioni di persone a Phnom Penh, una città che conta già 2 milioni di abitanti. Le autorità si dicono pronte a gestire l’evento.

Secondo Naly Pilorge, direttrice della Lega cambogiana per la promozione e difesa dei diritti umani (LICADHO), il governo è in grado di gestire abilmente questi funerali, e potrebbe perfino sfruttarli a proprio conto in vista delle prossime elezioni legislative, che si tengono ogni cinque anni.

 
  “Assisteremo a un inasprimento del regime, prognostica Pilorge Naly. Rispetto agli altri paesi della regione, la Cambogia dà un’impressione di libertà. Ma intimidazioni, la repressione e la censura sono all’ordine del giorno.

 
Dagli anni Novanta, 11 giornalisti sono stati uccisi in Cambogia. Nel mese di ottobre 2012, Mam Sonando, proprietario della radio indipendente Beehive, è stato condannato a 20 anni di carcere per “secessione” e “incitamento al possesso illegale di armi.”

(Traduzione dal francese, Luca Beti)

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