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Russia, non può essere nostro missile che colpì MH17

Una parte del velivolo precipitato (foto d'archivio) KEYSTONE/AP/PETER DEJONG sda-ats

(Keystone-ATS) Il missile Buk, attribuito ieri alle forze armate russe dalla commissione di inchiesta sull’abbattimento del volo MH17, in realtà è “più che probabilmente” di proprietà delle forze armate ucraine. Lo ribadisce il ministero della Difesa russo in una nota.

Secondo Mosca, infatti, il “numero di serie presente sul propulsore del missile” dimostra “inequivocabilmente” che è stato prodotto nel 1986 in Unione Sovietica e – visto la vita operativa massima del razzo – non può far parte dell’arsenale russo.

Secondo il ministero della Difesa, infatti, la vita operativa massima di un missile Buk è di 25 anni: 15 anni di operatività standard più massimo due ‘tagliandi’ a intervalli di 5 anni. Dopo quella soglia di vita – per l’appunto 25 anni – il vettore deve essere smantellato poiché “può costituire pericolo diretto per la vita del personale”.

“Il periodo massimo di utilizzo del razzo mostrato in conferenza stampa dal comitato di indagine scadeva nel 2011, l’anno in cui tutti i missili di quell’anno di produzione (il 1986, ndr) sono stati ritirati dalle unità operative e smantellati”, recita la nota.

“Questo – prosegue – riguarda però solo le unità russe anti-aeree che ricevevano e ricevono gli armamenti dal produttore basato in Russia. Nel momento del crollo dell’Urss nel 1991, e nel corso della divisione dei mezzi militari, all’Ucraina, che ha ricevuto circa 20 unità missilistiche Buk, non è stato fornito nessun nuovo razzo.

L’unico motivo per cui i comitato di indagine olandese passa sotto silenzio, appositamente, la provenienza del propulsore missilistico mostrato, prodotto nel 1986, è la sua più che probabile appartenenza alle forze armate ucraine”.

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