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Salari Meyer (FFS) e altri: non è mercato, è avidità, dice Pardini

Il consigliere nazionale socialista Corrado Pardini. Keystone/ALESSANDRO DELLA VALLE sda-ats

(Keystone-ATS) I salari dei top manager di aziende pubbliche come FFS, Posta o Ruag non hanno nulla a che fare con il mercato, né con la responsabilità personale, e si basano unicamente sull’avidità.

Lo sostiene il consigliere nazionale Corrado Pardini (PS/BE), per il quale è necessario intervenire.

“L’iniziativa Minder sui salari abusivi, accolta dal popolo, purtroppo non sta avendo effetto”, afferma Pardini in un’intervista pubblicata oggi da Tages-Anzeiger e testate Tamedia collegate. “Dobbiamo seriamente pensare a nuove possibilità per arginare gli eccessi”.

Secondo il deputato i dirigenti alla testa delle imprese federali “devono capire che non si muovono nell’economia privata”. “Il presidente della direzione di FFS Andreas Meyer non è in ultima analisi altro che un funzionario molto ben pagato”, osserva il 53enne. “Però questi quadri si riferiscono a uno pseudo mercato, per giustificare i loro stipendi orrendi”.

Per Pardini se dovesse corrispondere al vero ciò che ha affermato ieri la NZZ am Sonntag – e cioè che le FFS hanno fatto pressione sul Consiglio federale affinché Meyer abbia più di un milione di franchi, altrimenti vi sarebbe il rischio di vederlo partire – “sarebbe inaccettabile”. Il governo è “assolutamente” troppo debole sulla questione, aggiunge.

Nel 2017 il Consiglio nazionale aveva approvato una mozione dello stesso Pardini per limitare a 500’000 franchi le retribuzioni massime nella aziende nelle quali la Confederazione è proprietaria o l’azionista di maggioranza. L’idea era però stata bocciata agli Stati, che avevano preferito puntare sulla responsabilità personale.

L’economia privata non deve fungere da esempio: per il consigliere nazionale non esiste un vero mercato funzionante per i top manager. Stipendi e bonus sono “il frutto di un sistema a circuito chiuso dominato da una piccola casta: i consiglieri di amministrazioni e i Ceo si pompano al rialzo i compensi a vicenda”.

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