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Siria: altri tre morti in Ghuta, in attesa risoluzione Onu

Continuano anche oggi i bombardamenti governativi sull'enclave ribelle siriana della Ghuta orientale, vicino a Damasco. KEYSTONE/EPA SANA/SANA HANDOUT sda-ats

(Keystone-ATS) Continuano anche oggi i bombardamenti governativi sull’enclave ribelle siriana della Ghuta orientale, vicino a Damasco.

Intanto, nel pomeriggio è attesa la votazione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu su una risoluzione che dovrebbe prevedere un cessate il fuoco per portare soccorso ai civili ed evacuare feriti e malati.

Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), tre persone sono state uccise stamane e altre 12 ferite in raid aerei compiuti su varie località della Ghuta, dove sono asserragliate le forze di due gruppi islamisti e quelle qaediste dell’ex fronte Al Nusra insieme con circa 400.000 civili.

Da parte sua, l’agenzia governativa Sana riferisce che le fazioni ribelli hanno lanciato anche oggi razzi e obici di mortaio su quartieri residenziali di Damasco, provocando solo danni materiali.

Dall’inizio dell’escalation dei bombardamenti sulla Ghuta, domenica scorsa, non meno di 474 civili sarebbero rimasti uccisi, secondo l’Ondus. La stessa ong, con sede in Gran Bretagna ma con una vasta rete di informatori sul terreno, fornisce un bilancio di 41 uccisi, di cui 17 minorenni, soltanto nella giornata di ieri.

Numerose vittime, sebbene in misura molto minore, sono segnalate negli ultimi sette giorni anche nella capitale siriana per i bombardamenti degli insorti. Ieri, secondo Sana, vi sono stati un morto e 60 feriti per una pioggia di 70 obici di mortaio su vari quartieri. Oggi i ribelli hanno colpito ancora con razzi e mortai la Città vecchia e i quartieri di Al Zablatani, Bab Sharqi e Barzeh al Balad, provocando solo danni materiali.

All’Onu i Paesi occidentali e la Russia discutono da giovedì su una risoluzione che imponga il cessate il fuoco. Secondo fonti diplomatiche, Mosca insisterebbe perché l’accordo porti ad una evacuazione dei miliziani ribelli e dei loro familiari dalla Ghuta, come avvenuto nel dicembre del 2016 ad Aleppo.

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