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Slow food: il piacere gustato lentamente

L'emblema di Slow food: un simbolo che parla da sè RTS

E' tempo di fiere gastronomiche: la Gourmesse a Zurigo, il Salone del gusto a Torino.

Il mangiar bene, sano, in un ambiente conviviale e nel rispetto della natura sta diventando una vera e propria filosofia di vita.

Chi va piano va sano e va lontano, dice il proverbio, ma chi va piano si gode anche di più la vita, impara a “gustare” certi momenti, come il piacere di sedersi a tavola, davanti ad un piatto preparato con cura, nel rispetto delle tradizioni e delle stagioni.

E’ un po’ questa la filosofia del movimento Slow Food, nato nel 1986 in Italia, su iniziativa del giornalista piemontese Carlo Petrini che con una memorabile iniziativa evitò che McDonald aprisse un ristorante in piazza Navona a Roma.

Contro la frenesia del tempo

Nel 1989, 20 Paesi fondarono a Parigi l’organizzazione Slow food International. Oggi vi aderiscono 43 nazioni e i membri sono 70’000, 2’000 in Svizzera.

La sede principale dell’organizzazione è a Bra, in Italia e il suo presidente è tutt’ora Carlo Petrini. Per gli italiani il movimento è “un progetto culturale che propone una filosofia del piacere e un programma di educazione del gusto, di salvaguardia del patrimonio enogastronomico, di formazione del consumatore”.

Il nemico numero uno di slow food è la “fast life” e quindi anche il “fast food”. Secondo l’organizzazione la maggior parte delle persone confonde l’efficienza con la frenesia e il nostro ritmo di vita “ci porterà all’estinzione”. Non a caso l’emblema del movimento è una chiocciolina.

Nobili obiettivi

Oltre alla riscoperta e alla celebrazione del piacere, Slow food si propone anche di rispettare l’ambiente: “Puntiamo su prodotto freschi, della regione, evitando quelli surgelati o importati”, spiega a swissinfo Rafael Perez, presidente di Slow food Svizzera, sezione fondata nel 1995.

Un altro punto importante è il rispetto delle tradizioni: “Non vogliamo che le vecchie ricette e gli antichi modi di preparazione dei cibi scompaiano da un momento all’altro”, sottolinea Perez. Anche il gusto particolare di un alimento deve essere salvaguardato: “Sarebbe peccato omologare il gusto e rovinarci il senso olfattivo”, dichiara il presidente.

Slow food ha inoltre un altro, nobile obiettivo, quello di agire nel rispetto della natura, dell’ambiente, dell’agricoltura, della varietà delle specie e dei generi alimentari, favorendo al contempo il mantenimento di posti di lavoro in questi particolari settori. Chi rispetta tutti questi criteri ha diritto al “Premio Slow food”.

Artigianato tradizionale

A questo proposito, nel 1996 è stato fondato in Italia il gruppo “L’ Arca”, che ha lo scopo di individuare e promuovere i piccoli produttori che lavorano ancora in modo artigianale, secondo i metodi tradizionali.

In Svizzera il gruppo si compone di 12 persone. “Alla Gourmesse di Zurigo abbiamo presentato una signora ticinese che con due sole mucche fa un formaggio squisito: il zincarlin”, spiega a swissinfo Susanne Zweidler, direttrice di Slow food Svizzera, “un formaggio di latte crudo con un po’ di pepe. E’ l’unica persona che produce il zincarlin ancora nel modo tradizionale”.

Lotta contro l’appiattimento

Fino a che punto questo movimento è il simbolo di una moda? “Non ha niente a che vedere con una moda”, dice a swissinfo Luca Cavadini di Slow food Ticino, “vogliamo semplicemente lottare contro l’uniformità dei cibi, l’appiattimento del gusto”.

Una lotta pagante per quanto riguarda le persone di più di 30 anni, ma difficile da vincere quando si tratta delle giovani generazioni. “In Svizzera non siamo ancora riusciti a partire con un’informazione capillare a livello di studenti”, deplora Cavadini, “mentre in Italia il movimento è già entrato nelle scuole; è stato fatto addirittura un libro di testo”, dichiara, con un pizzico d’invidia.

Le guide gastronomiche

Qualche giorno fa è uscita anche l’edizione del 2003 della guida gastronomica Gault Millau. Un libro “sacro”, in grado di innalzare cuochi e direttori di ristoranti nell’olimpo dei migliori o di snobbarli, escludendoli dalle rinomate pagine.

Slow food ritiene che queste guide abbiano la loro ragione d’essere. Lo stesso movimento pubblica la “Guida delle osterie”, nella quale tiene conto anche del rapporto prezzo-qualità. “Sono da prendere come guide”, dice Cavadini, “servono ma sono soggettive”.

L’organizzazione non è invece d’accordo con il livellamento dei generi alimentari, imposto dall’Unione europea e l’obbligo di adottare norme igieniche severissime, il primo passo verso una produzione di massa. “L’igiene estrema fa ammalare la gente. Le persone non sono più naturalmente protette contro le malattie”, s’indigna Rafael Perez. Slow food è già corsa ai ripari e ha aperto a Bruxelles un ufficio per ricordare di tanto in tanto alle commissioni dell’UE di non varare provvedimenti toppo assurdi.

Elena Altenburger, swissinfo

La buona tavola ma anche i prodotti genuini, le vecchie ricette della nonna e il rispetrto per le ricchezze regionali si stanno trasformando in una vera e propria filosofia, il cui numero di adepti aumenta di giorno in giorno. Anche le guide gastronomiche propagano, in modo indiretto, questa nuova forma di vita: meno stressante, più autentica, più felice.

Slow food: movimento culturale e gastronomico nato in Italia nel 1986

Membri: 70’000 di 43 nazioni

Slow food Svizzera: fondazione nel 1995

Membri oltre 2’000

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