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«Il Giappone è sull’orlo di un disastro atomico»

Paura e smarrimento a Fukushima. Keystone

Sul Giappone colpito dal terremoto e dallo tsunami, ora aleggia anche lo spettro della contaminazione nucleare. Scioccata, la stampa elvetica riflette sulla portata della tragedia e s'interroga sul futuro dell'energia atomica in Svizzera.

«Il Giappone è sull’orlo di un disastro atomico». «Arriva la minaccia nucleare». E il SonntagsBlick si spinge oltre parlando della «paura di un nuovo Cernobyl». A due giorni dalla catastrofe che ha colpito il Giappone, le immagini della tragedia hanno fatto il giro del mondo. Intere città distrutte, folle in lacrime e soccorritori all’opera dominano le prime pagine dei domenicali elvetici.

Neanche il tempo di una prima stima delle vittime e dei danni provocati dal terremoto e dallo tsunami, e il Giappone deve fare i conti con l’incubo nucleare. Nella centrale di Fukushima, a 250 km da Tokyo, una nube di fumo si è sprigionata dal reattore n.1. Poi è giunta l’esplosione che ha mandato in frantumi la grande gabbia di contenimento e l’annuncio del governo nipponico di evacuare la zona.

In Giappone è ormai emergenza nucleare e la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente. Ci sarà un nuovo Cernobyl, come temono diversi esperti? Dalle pagine del Sonntag, Georg Schwarz, dell’Ispettorato federale della sicurezza nucleare, ritiene ci sia una grande differenza tra i due casi. «L’incidente di Cernobyl è stato 100 volte peggiore di quello avvenuto in Giappone». Di fatto, i tipi di reattori utilizzati nelle centrali nipponiche sono molto diversi da quelli utilizzati in Ucraina nel 1986. «In Giappone i reattori hanno un involucro di protezione. Resta da sapere se riuscirà a reggere», commenta Schwarz.

Nella Zentralschweiz am Sonntag, Walter Wildi – professore all’università di Ginevra – ritiene che le autorità giapponesi stiano cercando di ridimensionare l’incidente. «Le autorità mantengono l’allarme nucleare a un livello basso, ma allo stesso tempo hanno alzato le misure di sicurezza. Hanno prima di tutto invitato la popolazione a restare a casa e poi hanno evacuato la zona, in un raggio sempre più grande. Questo dimostra che le autorità non erano sicure di poter controllare la situazione».

«Non si chiede alla popolazione di abbandonare la propria casa in un raggio di 20 km, così, alla leggera, quasi per caso», aggiunge Markus Zürcher, capo del centro di competenze sulla protezione radioattiva a Spiez sulle colonne di Le Matin Dimanche. «Questo dimostra che si tratta di un incidente molto grave».

Sembrava impossibile… eppure

Al momento, le conseguenze della catastrofe naturale e della minaccia nucleare sono ancora difficili da valutare. Domenica mattina, la televisione pubblica Nhk parlava di oltre 10’000 morti nella prefettura di Miyagi, una delle più colpite dal terremoto-tsnunami di venerdì. Il bilancio delle vittime potrebbe essere devastante e, tra paura e sconforto, alcuni editorialisti sottolineano la debolezza dell’uomo di fronte alla natura e i limiti della nostra società.

«È successo in uno dei paesi con le centrali più sicure al mondo. Sembrava impossibile. Come la crisi finanziaria del 2008/2009. Impossibile come la caduta di Mubarak e la rivolta contro Gheddafi. Molte cose sembrano impossibili: le catastrofi climatiche, il crollo di internet, la fine delle risorse di petrolio…», scrive il settimanale Sonntag.

Sulla stessa linea anche il SonntagsBlick: «Noi uomini siamo particolarmente bravi. Andiamo sulla luna e sogniamo Marte. Giochiamo con l’iPad. Abbiamo amici in Facebook. Abbiamo idee, forza. Ma c’è qualcun altro più forte di noi al mondo: la terra. (…) E d’improvviso ci  scopriamo comparse, a piangere di fronte al nostro essere indifesi. Il Giappone ha mostrato una volta di più quali sono i nostri limiti. Di quanti altri avvertimenti abbiamo bisogno? Quanto sopporterà ancora la terra da parte nostra?».

La Svizzera s’interroga

L’incidente alla centrale nucleare di Fukushima avrà sicuramente delle conseguenze sul dibattito energetico in quei paesi in cui il nucleare continua ad essere una risorsa importate. Tra questi vi è anche la Svizzera dove nel 2013 o nel 2014 il popolo sarà probabilmente chiamato ad esprimersi sulla costruzione di nuove centrali atomiche.

Anche se la situazione in Svizzera e in Giappone non è comparabile, come sottolinea la NZZ am Sonntag, «gli interrogativi sollevati sulla sicurezza delle centrali elvetiche sono assolutamente legittimi». Certo, le probabilità che un simile disastro possa accadere in Svizzera «sono piuttosto ridotte», ricorda la testata, ma in vista delle votazioni «le aziende devono riuscire a convincere che – anche in caso di una catastrofe – le centrali potranno reggere. Altrimenti, difficilmente il popolo darà il suo consenso».

Per gli antinucleari, comunque, l’occasione era troppo ghiotta per lasciarsela scappare, commenta ironico Le Matin dimanche. «Qualche ora dopo il sisma, i Verdi e i socialisti della piccola Svizzera hanno iniziato a rivendicare  la fine del nucleare nel nostro paese. È un’indecenza».

Ciò non toglie che l’incidente in Giappone fa sorgere qualche dubbio anche nel campo dei sostenitori dell’atomo. Nel settimanale Sonntag, il senatore Rolf Büttikofer – membro del consiglio di amministrazione della centrale di Leibstadt –  si dice «sconvolto» dagli avvenimenti in Giappone e ritiene necessario procedere a una «nuova valutazione dei rischi».

«E se giungeremo alla conclusione che i pericoli sono diventati troppo grandi, dovremo rincuniare alla costruzione di nuove centrali nucleari in Svizzera», conclude.

Un terremoto e un’onda alta dieci metri hanno investito venerdì la costa nordest del Giappone, in maniera particolare la città costiera Sendai, lasciandosi dietro morti e distruzione.
 
Domenica mattina, le stime parlavano di oltre 10’000 morti nella sola prefettura di Miyagi, tra le più toccate dal sisma.

Nell’insieme del paese, almeno 300’000 persone sono state portate in salvo; 5,5 milioni sono rimaste senza elettricità e oltre 3’400  stabili sono andati distrutti.

La minaccia nucleare si concentra attualmente attorno alla centrale di Fukushima, situata nel nord-est del paese, a 250 km da Tokyo.

Domenica mattina, il governo giapponese ha lanciato un nuovo allarme atomico. Il sistema di raffreddamento di emergenza del reattore numero 3 sarebbe infatti danneggiato e si teme un’altra esplosione come quella avvenuta sabato al reattore numero 1.

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