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Gli animali insanguinati dell’Africa

Un rinoceronte bianco è assistito in una riserva del Sudafrica dopo che dei bracconieri hanno segato il suo corno. AFP

In Africa è in atto il più grande massacro di elefanti e rinoceronti degli ultimi anni. Di fronte a bracconieri sempre più organizzati e a un boom della domanda, la constatazione del WWF è desolante: la lotta al commercio illegale di specie selvatiche è un fallimento.

«Se si continua con questo ritmo, l’estinzione di alcuni grandi mammiferi sarà inevitabile», afferma a swissinfo.ch Pierrette Rey, portavoce di WWF Svizzera.

Nel 2012, prosegue, oltre 10’000 elefanti sono spariti dalle foreste e dalle savane africane. Soltanto in Sudafrica sono stati uccisi due rinoceronti al giorno. Fino al 2007 i rinoceronti vittime dei bracconieri erano in media uno al mese.

Quella attuale è la peggior campagna di bracconaggio condotta in Africa da decenni, rileva un rapporto del WWF pubblicato lo scorso 12 dicembre. Per l’organizzazione con sede a Gland, nel canton Vaud, non ci sono dubbi: l’approccio globale in materia di lotta al traffico illegale di specie selvatiche «è un fallimento».

La Svizzera svolge «un ruolo trascurabile nel transito dell’avorio», indica a swissinfo.ch l’Ufficio federale di veterinaria (UFV).

«I sequestri nel nostro paese sono una decina all’anno. La maggior parte dell’avorio è destinato a un mercato privato, souvenir e regali», puntualizza Nathalie Rochat, portavoce dell’UFV.

«Ci sono dei trafficanti che transitano dalla Svizzera, ma non possiamo parlare di un crocevia internazionale», conferma anche Pierrette Rey, portavoce di WWF Svizzera.

Un corno è come una Ferrari

Le ragioni di questo fiasco sono molteplici. Vi è innanzitutto l’atteggiamento dei governi dei paesi più colpiti, tra cui Repubblica Centrafricana, Camerun, Repubblica Democratica del Congo o Kenya. «Non hanno accordato sufficiente importanza al fenomeno del bracconaggio. Non c’è alcuna concertazione e collaborazione tra gli Stati. È un problema di volontà, ma pure di risorse finanziarie», spiega Pierrette Rey.

Secondo il WWF, le misure dissuasive e coercitive, i procedimenti penali e le sanzioni «mancano di credibilità». Nella provincia del Nordovest in Sudafrica, ad esempio, i bracconieri rischiano una multa di al massimo 14’000 dollari. Il traffico di cinque grammi di cocaina è invece punito con almeno cinque anni di prigione.

Il WWF punta poi il dito contro i paesi destinatari. Vietnam, Cina e Thailandia «sono chiaramente responsabili dell’incremento della domanda di avorio e di corna di rinoceronte», afferma Pierrette Rey.

In Vietnam, sono in particolare le classi agiate a favorire il commercio illegale. I “nuovi ricchi” sono attirati non soltanto dalle presunte proprietà anti tumorali delle corna di rinoceronte (fatte di cheratina, lo stesso materiale delle unghie), ma pure dallo statuto sociale a cui è associato il prodotto.

«Sono un simbolo di ricchezza: avere un corno è come possedere una Ferrari», fa notare al quotidiano Le Temps il giornalista investigativo sudafricano Julian Rademeyer, autore del libro Killing for profit.

Anche per ciò che riguarda la Cina, primo paese di destinazione dell’avorio, il rapporto del WWF sottolinea che esiste «una stretta correlazione tra l’aumento del bracconaggio di elefanti in Africa e l’aumento del potere d’acquisto dei consumatori».

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«Il commercio può salvare piante e animali»

Questo contenuto è stato pubblicato al Mathias Lörtscher è responsabile del settore Conservazione delle specie dell’Ufficio federale di veterinaria e dal 2004 lavora per la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES). Fa parte del gruppo di esperti scientifici del Comitato Animali. Quale è stato l’episodio più increscioso da quando lavora per la CITES? Mathias Lörtscher: Il massacro…

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Bracconieri in elicottero

A soddisfare la domanda mondiale di specie selvatiche sono spesso gruppi criminali organizzati, che fanno capo alle tecnologie più moderne, rileva la rete per il monitoraggio del commercio illegale TRAFFIC.

«Per la prima volta, in Sudafrica abbiamo visto bracconieri utilizzare elicotteri, apparecchi di visualizzazione notturna e armi pesanti», indica Tom Milliken, responsabile del programma Elefanti e Rinoceronti di TRAFFIC. A un corriere reclutato in Asia, prosegue, bastano 24 ore per recuperare la merce in Sudafrica e rientrare in Vietnam con le corna di rinoceronte nel bagaglio a mano.

L’attività dei bracconieri è estremamente redditizia. Il corno di rinoceronte si vende a oltre 60’000 dollari al Kg, un prezzo superiore a quello dell’oro. L’avorio è considerato un valore rifugio e il prezzo cresce del 30% all’anno, rileva TRAFFIC. Con un fatturato annuo stimato a 19 miliardi di dollari, il traffico di specie selvatiche rappresenta il quarto commercio internazionale illegale dopo la droga, la tratta di esseri umani e le contraffazioni.

Un mercato che compromette la biodiversità e facilita la diffusione di malattie infettive. Ma non solo. «Questi gruppi criminali possono mettere in pericolo la stabilità e la sovranità dei paesi africani e frenare così la loro crescita», avverte Pierrette Rey. Spesso, i profitti sono infatti utilizzati per finanziare conflitti civili e attività legate al terrorismo. È stato ad esempio evidenziato che il gruppo somalo Al-Shabaab, vicino ad Al-Qaeda, finanzia le sue campagne di violenza con la vendita di prodotti animali illegali.

Cambiare le credenze

Per invertire la tendenza, ci vuole una maggior presa di coscienza, insiste la collaboratrice del WWF. Il problema deve essere affrontato in modo più sistematico e deciso, prendendo di mira tutti gli anelli della catena commerciale. Vanno adottate strategie transnazionali e i paesi più disarmati devono poter accedere a strumenti investigativi moderni (come la cartografia genetica per rintracciare l’origine dei prodotti).

«I responsabili vanno puniti in modo esemplare», dice Pierrette Rey. A inizio novembre 2012, un tribunale di Johannesburg ha condannato un thailandese a 40 anni di prigione per traffico illecito di corna di rinoceronte. È la pena più severa pronunciata nei confronti di un trafficante. «È un primo passo nella giusta direzione».

Pure Svizzera è previsto un giro di vite, aggiunge Mathias Lörtscher dell’Ufficio federale di veterinaria. «Finora sono state inflitte multe fino a 40’000 franchi, il massimo previsto. Dal mese di maggio sarà in vigore una nuova legge che prevede multe fino a un milione».

In futuro, anche le campagne di sensibilizzazione andranno riviste. Finora, non hanno infatti avuto l’impatto sperato, riconosce il WWF. «Sono state condotte su una scala troppo piccola e su periodi non sufficientemente lunghi», osserva Pierrette Rey.

«È difficile dissuadere i consumatori che credono nelle proprietà medicinali di un prodotto. È però necessario mostrare loro che le corna di rinoceronte non hanno alcun effetto sulla salute. Ma ci vorrà del tempo».

Nel 2012, in Sudafrica sono stati uccisi illegalmente 618 rinoceronti (stato al 10 dicembre) su una popolazione totale di circa 25’000 individui. Gli animali abbattuti nel 2011 sono stati 448 (13 nel 2007).

Nel 2011 sono state sequestrate oltre 5’250 zanne di elefante (23 tonnellate). Il numero di elefanti africani è passato da 5 milioni nel 1940 a circa 600’000.

Ogni anno 100 milioni di tonnellate di pesci sono vittime del commercio illegale. A questa cifra si aggiungono 1,5 milioni di uccelli vivi e 440’000 tonnellate di piante medicinali.

Il commercio illegale di specie selvatiche genera un fatturato stimato a 19 miliardi di dollari all’anno.

La Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES o Convenzione di Washington), adottata nel 1973, è il principale accordo mondiale per regolamentare il traffico di piante e animali, così come dei loro derivati. Vi aderiscono 176 paesi, tra cui la Svizzera.

(Fonte: WWF, Ministero dell’ambiente del Sudafrica)

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