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Parto cesareo: moda o necessità?

Reuters

Un bambino su tre in Svizzera viene al mondo con taglio cesareo, uno dei tassi più alti al mondo. A farvi ricorso sono soprattutto donne benestanti, residenti in zone urbane e con un'alta densità di cliniche private. Non sempre queste operazioni sono però necessarie. Una situazione che solleva qualche critica.

Il tasso di parti cesarei in Svizzera varia considerabilmente da cantone a cantone. Stando all’Ufficio federale di statistica, nel 2012 era di circa il 19 per cento nel Giura, la seconda regione economicamente meno sviluppata della Svizzera. Qui non ci sono cliniche ostetriche private e gli ospedali pubblici tendono a promuovere i parti naturali. In testa della classifica si situava invece Zugo (43 per cento), il cantone con il più alto reddito pro capite.

Le statistiche suggeriscono che non tutti i parti cesarei sono motivati da ragioni mediche, spiega Doris Güttinger. La segretaria generale della Federazione svizzera delle levatrici (FSL) ritiene che in Svizzera queste operazioni siano troppo diffuse. Tuttavia preferisce non puntare il dito contro quelle donne che decidono di optare per un cesareo – anche senza motivazioni mediche – purché siano coscienti dei rischi per sé stesse e i loro bambini.

Di fatto in Svizzera sta alla madre decidere, ma spesso  la scelta è influenzata dal medico curante. Studi dimostrano che soltanto il due per cento delle donne aveva deciso fin dall’inizio di volersi sottoporre a un cesareo. Il 60 per cento, invece, ha seguito il consiglio del dottore, sottolinea Doris Güttinger.

«Dato che un medico guadagna di più con un cesareo, ci si può chiedere fino a che punto la scelta sia legata a questi incentivi finanziari», si interroga la levatrice. Secondo un rapporto dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), nel 2010 un parto cesareo costava in media 9’900 franchi, mentre uno naturale 6’200 (vedi a lato).

Per Christian Westerhoff, responsabile dei servizi clinici all’Hirslanden, uno dei più importanti gruppi ospedalieri privati del paese, non si tratta di una questione di soldi. È vero che i cesarei rapportano di più, ma queste operazioni sono anche più costose, sottolinea.

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Promuovere un ritorno al parto naturale

Questo contenuto è stato pubblicato al L’Ufficio federale della sanità pubblica ha pubblicato di recente un rapporto che non condanna, né sostiene l’aumento del numero di parti cesarei in Svizzera. Gli operatori sanitari di Stans, nel canton Nidvaldo, si sono però schierati chiaramente contro questa tendenza. Nell’ospedale cantonale, il tasso di operazioni si attesta al 29 per cento, nella media nazionale.…

Di più Promuovere un ritorno al parto naturale

Desiderio di controllo e pianificazione

Le statistiche mostrano che una donna che opta per un parto cesareo ha spesso una copertura assicurativa privata, che le permette di scegliere liberamente il medico e la clinica.

Per Christian Westerhoff il tasso di cesarei non è troppo alto, bensì un riflesso della nostra civiltà: un bisogno di sicurezza e controllo, un desiderio di pianificare la vita famigliare e lavorativa. «Il parto cesareo è frutto dei progressi medici ed è una comodità per la quale siamo disposti  a pagare», dice Christian Westerhoff. «Oggi nessuno sarebbe disposto a farsi cucire un taglio senza anestesia».

Christian Westerhoff sostiene che una donna ha nove mesi di tempo per decidersi e discutere il tema con il suo ginecologo. «Ecco perché cerchiamo di non dissuaderla. Rispettiamo la decisione della paziente, la paura di essere alla mercé di qualcuno e la  riluttanza  all’idea di sottoporsi a un’esperienza dolorosa».

Il tasso di cesarei nelle otto cliniche del gruppo Hirslanden è del 55 per cento. All’Inselpsital di Berna, centro universitario con il più alto numero di nascite a rischio, il tasso di cesarei è di appena il 38 per cento, o il 25 se si escludono i casi più gravi, spiega Daniel Surbek, professore ordinario di ginecologia e ostetricia all’ateneo della capitale.

Per Doris Güttinger questa discrepanza è «sorprendente». La segretaria generale della FSL sottolinea come spesso alle donne viene spiegato che un parto cesareo è più sicuro di uno naturale. «Ma non è assolutamente vero. Al contrario, i rischi sono più alti sia per la madre che per il bambino».

Rischio più alto?

Alcuni studi dimostrano che i bambini nati da un parto cesareo sono più soggetti a problemi respiratori e a diabete sul lungo periodo. Quanto alle madri, hanno un rischio più alto di incorrere in infezioni, perdite di sangue ed altre complicazioni post-parto.

Alcuni di questi risultati sono però contestati. Secondo Christian Westerhoff i rischi di un’operazione sono paragonabili a quelli di un parto vaginale, grazie ai progressi compiuti dalla medicina.

E anche un parto naturale non è senza rischi. Le donne possono incorrere in una lacerazione vaginale o soffrire di un prolasso degli organi pelvici, mentre i bebè possono subire ferite a causa dell’uso del forcipe o della ventosa.

Il tasso di parti cesarei in Svizzera è cresciuto dal 23 per cento nel 1998 al 33,3 nel 2012.

In risposta a un postulato della senatrice Liliane Maury Pasquier, il Consiglio federale ha commissionato all’Ufficio federale della sanità pubblica uno studio sul tema, pubblicato nel mese di febbraio.

Dal rapporto emerge che l’elevato tasso di parti cesarei in Svizzera non è spiegabile

semplicemente con una relazione causa-effetto. Molto più importante è il ruolo dei fattori che

possono avere un influsso sulla partoriente e sull’assistenza medico-ostetrica.

Ad esempio, l’età più avanzata della donna o il fatto che disponga di un’assicurazione complementare per le cure ospedaliere private aumentano le probabilità di un parto cesareo.

D’altra parte, l’aumento del tasso di parti cesarei osservato negli ultimi vent’anni è attribuibile principalmente a un cambiamento di valutazione dei rischi legati al parto.

Il tasso di parti cesarei in Svizzera è paragonabile a quello di Stati Uniti e Germania, secondo i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). In Italia e in Portogallo si avvicina al 40 per cento, mentre in Francia al 20 e nei paesi Nordici al 15, un livello considerato appropriato dall’OCSE.

In molte culture, i cesari sono però considerati la norma. Secondo l’OCSE il record appartiene alla Cina con un tasso del 46 per cento.

Il parto non è una malattia

«In caso di dubbio, i medici non sono spinti a scegliere un parto naturale. Il personale medico ha bisogno di esperienza per poter assistere a una nascita vaginale, altrimenti rischia di disimparare come si fa e di avere problemi nel gestire i casi complessi», spiega dal canto suo Jessica Pehlke-Milde, ex ostetrica e ricercatrice all’università di Zurigo. Assieme alla collega Claudia König, sociologa, ha contribuito all’elaborazione del rapporto pubblicato dall’UFSP.

Stando alle due esperte, è necessario introdurre nuove misure per ridurre il tasso di cesarei: i parti dovrebbero essere accompagnati dalle ostetriche, i medici dovrebbero riconsiderare le linee guida, mentre le donne dovrebbero chiedere sempre un secondo parere, quando il loro medico consiglia un cesareo, spiega Claudia König.

Per la sociologa, l’alto tasso di cesarei è legato alla cultura di una clinica e alle convinzioni di un medico. «Alcuni dottori privati non offrono nemmeno la loro assistenza per i parti vaginali».

All’Inselspital di Berna la filosofia è di promuovere le nascite naturali non appena possibile. Di conseguenza il tasso di domande di cesarei senza particolari ragioni mediche è inferiore al due per cento. «Personalmente informo sempre le donne che richiedono un cesareo delle conseguenze a corto e lungo termine», afferma il professor Daniel Surbek.

Talvolta, la scelta di un cesareo è legata anche a un’esperienza traumatizzante legata a un precedente parto oppure al timore di problemi sessuali futuri, ma anche le tendenze sociali e lo stile di vita giocano un ruolo, spiega Daniel Surbek.

(Traduzione dall’inglese)

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